mercoledì 13 marzo 2024

 TECNICA E DIDATTICA DELL’ATTACCO






L’elaborato tecnico, sull’attacco è il riassunto del lavoro  che potete trovare all’interno del manuale per gli allievi allenatori, realizzato dal centro di qualificazione Nazionale coordinata da Marco Mencarelli. È conoscitore della pallavolo per averla studiata sul campo, mentre la faceva praticare  escogitava linee di comportamento da eseguire nel tempo e da riproporre a seconda delle circostanze, quelle linee che sarebbero state a lungo andare vere e proprie linee guida, in grado di ispirare e di spingere avanti un movimento: la storia della pallavolo italiana ne chiaro esempio, la perfetta esemplificazione di un movimento che procede, nei decenni ormai, affinandosi sempre più. 


La schiacciata è un tecnica di base e nella pallavolo rappresenta il presupposto del sistema di attacco e contrattacco che sono i fondamentali maggiormente correlati con tutti gli indicatori di risultato, in tutti i livelli di qualificazione, ancora i più se ci si avvicina all’eccellenza, in particolare alla pallavolo internazionale. Questo si riflette ovviamente sullo spazio e sulla considerazione che la suddetta tecnica acquista nella trattazione della didattica specifica rispetto al palleggio e al bagher. Dallo studio delle fasi esecutive che caratterizzano il gesto completo della schiacciata rincorsa, stacco, salto, colpo sulla palla ricaduta) è possibile individuare una serie di aspetti metodologici che influiscono in modo significativo sulla qualità del percorso didattico, sulla possibilità di identificare attitudini che permettano di collocare ogni giocatore nel ruolo più rispondente e sulla possibilità di prevedere il livello massimo qualificazione tecnica raggiungibile da ciascun giocatore. Innanzi tutto le fasi identificate, precedentemente citate, scaturiscono dall' analisi video, ma sul piano didattico la suddivisione proposta non appare funzionale. Le fasi della rincorsa - stacco - salto sono didatticamente inscindibili; stessa considerazione appare necessaria per il salto - colpo ricaduta. La sequenza didattica ottimale per l'insegnamento della tecnica di schiacciata è descritta e rappresentata nello schema che segue e che indica 3 step progressivi e i relativi obiettivi specifici necessari a proseguire il corretto processo didattico. Il post lo potete visionare cliccando sul link https://acrobat.adobe.com/id/urn:aaid:sc:EU:d29c3b62-46c3-46c4-b624-1cbe1fe83eab

lunedì 11 marzo 2024

 

ORGANIZZARE UN SETTORE 

GIOVANILE VINCENTE 

Staff - strutture - programmazione pluriennale


Prof. Marco Mencarelli





Buongiorno amici, oggi vi propongo un post, sulla programmazione del settore giovanile realizzato dal Prof. Marco Mencarelli che sviluppa le diverse prospettive con riferimento al livello e progettualità societaria. All’interno ci sono moltissimi spunti di riflessione sicuramente utili per una corretta programmazione. 












sabato 9 marzo 2024

 


IL RUOLO DELLO SPORT NELLO SVILUPPO SOCIO-EMOTIVO DEI PREADOLESCENTI 





RELATORI: LUCIANA CASTELLI, LUCA SCIARONI E ALBERTO CRESCENTINI  


La breve esperienza d’insegnante nelle scuole medie, e la fortuna di vivere a stretto contatto con un nipote preadolescente, hanno accresciuto in me la consapevolezza dell’importanza che rivestono le esperienze emozionali sul benessere psico-fisico dei ragazzi. Durante i miei studi universitari ho avuto la fortuna di avere dei professori di psicologia appassionati e preparati che mi hanno trasmesso il loro entusiasmo per la materia, soprattutto per il tema dell’adolescenza. Nel momento in cui ho scelto d’insegnare nelle scuole medie, ero consapevole di dovermi confrontare con giovani ragazzi proiettati in un periodo ricco di cambiamenti fisici, ormonali, comportamentali e psicologici. Questo momento della loro vita non mi spaventa, il contatto con i ragazzi è sempre stato per me fonte di piacere.  Con un padre docente di educazione fisica sono stata introdotta, sin da piccola, nel bellissimo mondo dello sport. Ho praticato molti sport, sia a livello agonistico sia amatoriale; queste esperienze mi hanno permesso di sperimentare su me stessa la connessione che intercorre tra mente e corpo durante la pratica di un’attività fisica e soprattutto nelle competizioni. Piaget (1926), nei suoi studi sull’intelligenza senso-motoria, è stato tra i primi a riproporre l’idea che il movimento fisico dell’essere umano fosse un argomento interessante per le scienze cognitive.  Quando ho scelto di svolgere il lavoro di diploma proposto dal Professor Sciaroni, con il tema “il benessere degli adolescenti” ho subito consultato il libro di Goleman (1996) “L’intelligenza emotiva”. Ho letto le esperienze e gli esempi appassionanti raccolti dall’autore. Lui sostiene che l’intelligenza emotiva si possa apprendere e perfezionare imparando così a riconoscere le emozioni proprie e quelle degli altri. Ho scoperto che queste capacità sono alla portata di tutti noi.  Incuriosita da quest’affascinante tema, ho deciso che sarebbe stato l’argomento su cui basare la mia ricerca: “Esiste una relazione tra la pratica di un’attività sportiva nel dopo scuola e lo sviluppo socio-emotivo di un preadolescente?” I risultati di questo lavoro mi aiuteranno a comprendere meglio alcuni aspetti della vita che conducono i preadolescenti del nostro paese, permettendo, a noi docenti, di riflettere e migliorare i modi e i metodi che utilizziamo con le classi all’interno e all’esterno del contesto scolastico. Le mie domande di ricerca portano l’attenzione sulla pratica sportiva dei ragazzi nel tempo libero. Come docente di educazione fisica, sono particolarmente interessata alla correlazione che esiste tra le attività sportivo/motorie e l’intelligenza emotiva. Io sono del parere che praticare attività fisica nel doposcuola possa influenzare positivamente il benessere degli allievi. L’obiettivo comune degli allievi. La tesi potete visionarla cliccando sul link sottostante.

venerdì 8 marzo 2024

 

IL BAGHER DI RICEZIONE DALLA 

RICERCA DEL TALENTO ALLA 

NAZIONALE GIOVANILE



NEI PROCESSI SELETTIVI LA RICERCA DELLA QUALITÀ DI QUESTO FONDAMENTALE  HA TRE IMPORTANTISSIME FASI - SENSIBILITÀ E INDIPENDENZA DEL PIANO DI RIMBALZO E RELAZIONE AL BERSAGLIO

Pasquale D’aniello Allenatore Nazionale Under 16

In questo articolo cercheremo, di definire le peculiarità che cerchiamo nelle giovanissime atlete da aggregare al gruppo della nazionale in merito al bagher di ricezione. Per prima cosa vanno definite le caratteristiche del ricettore, con la prima finalità di adeguarle alle richieste tecniche del servizio. Nei processi selettivi, prima presa di contatto sul territorio nazionale con le atlete futuribili, la ricerca della qualità di questo fondamentale ha tre importantissime basi, presupposti dell'individuazione del talento nel bagher.

 1. Sensibilità del piano di rimbalzo: in questa qualità si cerca di individuare quel bagher che sia in grado di fornire
la risposta tecnica adeguata alle diverse traiettorie generate sulla palla dal colpo in battuta, in base alle diverse tipologie di servizio. Si vuole, cioè, individuare un'atleta con un bagher in grado di ammortizzare, ad esempio, le traiettorie più tese piuttosto che dare spinta a quelle con parabole alte e lente. 

2. Relazione al bersaglio: ovviamente, individuata la caratteristica della sensibilità del bagher, contemporaneamente va analizzata la capacità del bagher "sensibile" di fornire una risposta in termini di precisione rispetto all'obiettivo da colpire. In questa caratteristica s' individuano le qualità dell'orientamento al bersaglio e di tutte le sue componenti in termini, come detto, di precisione e controllo del fondamentale. 

3. Indipendenza del piano di rimbalzo:
questa qualità è sempre più necessaria alla luce di quanto detto nel precedente articolo in merito alla grande incidenza che ha la battuta nella pallavolo giovanile moderna. La grande aggressività che sempre più riscontriamo nel servizio ha ridotto sempre più i tempi della fase di volo della palla dal momento in cui viene impattata dal colpo in battuta f ino a quando viene intercettata dal ricettore (tempi strettissimi, in questa fascia d'età misurabile in un tempo che va da 1 a 0,8 secondi). Questa situazione rende sempre più importante individuare, sin dai momenti valutativi iniziali, la caratteristica dell'indipendenza. Questo vuol dire che un bagher sensibile e in relazione al bersaglio deve poter essere realizzato anche in situazioni in cui il bagher va ad attivarsi in condizioni più
precarie, con le braccia che devono visive (nell'età di cui si parla, di dare la stessa risposta tecnica anche in situazioni di colpo fuori dall'asse corporeo, quindi dando grande enfasi nell’ effettuazione  del bagher laterale senza che ciò incida in alcun modo sulle altre due caratteristiche del talento di cui sopra: il bagher di ricezione dev'essere orientato e sensibile in tutte le condizioni di attivazione ed esecuzione proprie di questo gesto. Il primo esame tecnico volto all'individuazione del talento nel bagher, quindi, deve tener conto di queste tre caratteristiche così come elencate. Ciò presuppone che si vada ad individuarle attraverso nsercitazioni semplici: in fase analitica, il lavoro di bagher, dalle esercitazioni più semplici a quelle più complesse, effettuato in risposta al palleggio, al palleggio in salto e al colpo controllato che ne stimolino la risposta più varia e più adeguata (sensibilità), per poi trasporlo in una situazione di gioco 4 contro 4 che parta dal servizio; un lavoro sintetico di ricezione e attacco a coppie (prima facendo attaccare chi non ha ricevuto, poi rendendo libera la scelta del palleggiatore sull'attaccante da attivare e, successivamente, inserendo nel lavoro anche l'interazione dei due ricettori con un centrale con diversi punti d'ingresso (relazione al bersaglio); porre un elastico, per tutta la lunghezza del campo, sui 4,5/5 mt dietro ai ricettori così obbligandoli a non indietreggiare per effettuare il bagher e nel contempo andandos ı provocarne, il più possibile, l'utilizzo del bagher laterale. Quelli appena citati sono solo alcuni dei lavori, come detto alquanto semplici, che hanno l'obiettivo di darci una risposta immediata sul talento del ricettore in esame e consentire cosi di andarne ad individuare anche le e eventuali debolezze e criticità. Ovviamente, una volta individuato il talento, si vanno ad analizzare altri aspetti altrettanto importanti e caratterizzanti il fondamentale. In primis, gli elementi che servono ad individuare e potenziare gli aspetti legati alla valutazione della traiettoria.

 1 Percezione: questa caratteristica verte molto sulle qualità attentive del ricettore, in ogni caso facendogli comprendere quanto sia importante e tutt'altro che scontato porre la massima attenzione su tutto quanto precede il colpo in battuta del giocatore al servizio, sia in termini di individuazione della tipologia del servizio utilizzato che di caratteristiche del giocatore in battuta. 

2 Lettura: in questo caso le differenze della qualità tecnica tra diversi ricettori si basano sulle loro capacità visive (nell'età di cui si parla, di frequente ci si può imbattere in problematiche giovanili legate legate a situazioni patologiche della vista ancora non compiutamente individuate, né del tutto definite).
Contemporaneamente, vanno analizzate e poi potenziate le attitudini motorie relative, fin qui solo valutate in relazione all'individuazione del talento. In merito alle suddette attitudini va specificato che, oltre a quanto verificato nell' ambito dei processi selettivi sul territorio, il lavoro che le riguarda viene più spesso strutturato in momenti diversi (negli stage nazionali o, comunque, nel corso dei primi collegiali della nascente nazionale Under 16). Il primo concetto che le riguarda è quello dell'anticipazione, una caratteristi-ca che sempre più si vede nei ricettori più attrezzati nell'alto livello, quella capacità che viene in evidenza nel momento in cui il ricettore non "subisce" la traiettoria ma, piuttosto, la aggredisce cercando di evita-re che la palla vada a superare l'asse delle spalle, di fatto provocandone l'intercettazione davanti a tale asse così da renderne più agevole la traiettoria di uscita della palla stessa dal piano di rimbalzo. L'altro concetto da individuare e sviluppare è quello del dinamismo dei piedi, col presupposto di un'articolazione tibio-tarsica assolutamente libera e flessibile, allo scopo di avere massimo appoggio del piede anche in situazione di compressio-ne, ma anche di essere nelle condizioni di favorire gli aggiustamenti degli arti inferiore allo scopo di favorire il più possibile il posizionamento del piano di rimbalzo. I lavori che proviamo a sviluppare e incrementare nel corso dell' attività della nazionale Under 16 sono basati, ad esempio, sulla destabilizzazione (partenza del ricettore in appoggio monopodalico, appoggio dell'altro piede solo nel momento del colpo in battuta ricettore che al momento del servizio fa un balzo a piedi pari verso destra o verso sinistra per poi riallineare e ricevere ricettore spalle al campo da cui proviene la battuta, frontalità solo al momento in cui si percepisce il colpo in battuta...). Questi lavori hanno la grande qualità di poter essere proposti in analitico, sintetico e globale, di provocare
una grande attenzione a ciò che succede al servizio, a dare enfasi al dinamismo dei piedi e, aspetto non secondario, a sviluppare in concreto il senso della percezione
di ciò che avviene. Non si può, in conclusione, non prendere in considerazione gli aspetti della specificità del ruolo, di sicuro più pratici e più vicini al risultato, in termini di risposta, che ogni allenatore vuole raccogliere nelle proprie atlete. Intanto si lavorerà sulla capacità che un ricettore di buona prospettiva deve avere in merito alla sua capacità di adattabilità alle traiettorie, in continuità con quanto si è già verificato sia in termini di individuazione del talento che per quanto attiene le sue attitudini motorie. Giova sottolineare ancora una volta che particolarmente in questo ambito deve essere ben chiara la capacità di avere un piano di rimbalzo indipendente, che sappia, cioè adattarsi a tutte le possibili traiettorie rispettando il "durante" (bagher laterale con facilità d'intervento anche in situazioni di equilibrio precario o appoggio monopodalico) e il "dopo" (non partire in posizione di ricezione troppo distanti dalla rete, di fatto andando a rendere problematici i tempi più veloci di esecuzione dell'at-tacco, oltremodo complicando, quindi, le transizioni tipiche del ricettore - attaccante nel cambio-palla). Altro aspetto è quello che occorre curare con maggiore attenzione il lato, destro o sinistro che sia, nel quale il ricettore fa maggiormente fatica, potenziando il lavoro dopo averne preventivamente verificato le problematiche tecniche o dinamiche e stabilendo su cosa intervenire. Sempre per quanto riguarda la specifi-cità del ruolo non vanno, ovviamente, dimenticati gli aspetti che hanno un maggiore coinvolgimento nella sfera della personalità dell'atleta in formazione. In primis, va verificata subito la "leadership" trai inostri ricettori, dote tipica di quel ricettore che saprà prendersi maggiori responsabilità, sia in ordine allo spazio da occupare che al momento del match in cui ciò avviene. Occorre anche tener presente che non sempre c'è piena corrispondenza tra leadership e capacità tecniche: va rilevato, in ogni caso, che un 'atleta con questo tipo di personalità, con questo "coraggio", va sempre e comunque incentivato a ciò, oltre ad essere messo nelle condizioni di migliorarsi sempre nell'ambito di cui si scrive. Ultimo aspetto, ma solo in ordine alla cronologia della trattazione, è quello della gestione dell'errore. Posto che quest’ultimo è un aspetto essenziale della crescita, il tecnico che lavora su questo dovrà, a mio parere, spostare l'attenzione del ricettore che sbaglia sulla sua capacità di reazione all'errore stesso. Impossibile immaginarsi un ricettore infallibile (basta guardare una partita di altissimo livello per rendersene conto), quello che va fatto metabolizzare all 'atleta giovane è che l'errore è parte del gioco e in quanto tale incide sulla sua prestazione come un qualsiasi altro errore in altre situazioni di gara, invogliandolo a comprendere la tipologia di errore commesso da una valutazione di posizionamento tecnico e trovare adeguate soluzioni.

giovedì 7 marzo 2024

 

LA PRATICA DELLA CONSAPEVOLEZZA 




Ciao a tutti, sono Paola Paggi ex giocatrice professionista di pallavolo e Mental Coach.

Dopo una carriera ultra vent'ennale nel Volley con importanti successi raggiunti sia in ambito nazionale che internazionale CHI SONO Libera professionista Ciao a tutti, sono Paola Paggi ex giocatrice professionista di pallavolo e Mental Coach. Dopo una carriera ultra vent 'ennale nel Volley con 



Ciao a tutti, sono Paola Paggi ex giocatrice professionista di pallavo

 a tutti, sono Paola Paggi ex giocatrice professionista di pallavolo e
Ciao, sono Paola Paggi ex giocatrice professionista di pallavolo e Mental Coach. Dopo una carriera ultra vent 'ennale nel Volley con importanti successi raggiunti sia in ambito nazionale che internazionale, ho deciso di condividere e portare la mia esperienza al servizio di tutti attraverso il coaching. Sportiva, allenatrice e imprenditrice aiuto le persone raggiungere obiettivi,migliorare le performance, utilizzare la mente a proprio vantaggio e diventare la migliore versione di se stessi.



Buongiorno, oggi voglio parlarvi di una giocatrice di pallavolo, Martina Morandi. L'ho conosciuta poco più di tre mesi fa tramite il mio sito internet quando alcuni ragazzi dell'Università Cattolica impegnati nel master “Comunicare lo sport" mi hanno chiesto di collaborare con loro e con Martina. Mi raccontano che lei non solo è una giocatrice di pallavolo di serie A e una studentessa inserita nel progetto Dual Career, ma è anche una ragazza con il disturbo dell'apprendimento (DSA). Al tempo io ero completamente ignorante su cosa fosse la dislessia ma ho pensato subito che fosse una bellissima idea. Avevamo molte cose in comune io e Martina, prima fra tutte la passione per la pallavolo, e ho creduto che sarebbe stata, sia per me che per lei, una grande possibilità di crescita personale e di condivisione. Così abbiamo deciso di iniziare una rubrica settimanale live su Instagram per affrontare diversi argomenti interessanti e formativi per entrambe e per il pubblico che ci avrebbe seguito. Sono stati appuntamenti di grande valore perché attraverso la condivisione di esperienze sportive mie e di Martina e trattando argomenti di crescita e sviluppo della persona, abbiamo ottenuto un buon riscontro e soprattutto abbiamo trasmesso tanti valori importanti che abbiamo imparato nelle nostre storie di vita e di sport.  Martina Morandi è una pallavolista di 21 anni che ha giocato nel campionato di serie A2 con la Futura Volley Giovani Busto Arsizio. È una ragazza che a scuola, quando era piccolina, era diversa dalle altre bambine. Faceva un sacco di fatica sia a studiare, sia a leggere che a scrivere. Era vista come la: "bambina che si fa aiutare dalle maestre", quella che "non è capace" . Per questo Martina cresce facendo grande fatica a fare amicizia, chiudendosi sempre di più in se stessa sentendosi “diversa”
I genitori. vedendola in difficoltà, cercano una soluzione per farla aprire un po' verso gli altri e la spronano a conoscere uno sport di squadra. Fa gli allenamenti di prova con una squadra di pallavolo e si innamora di questa disciplina che la fa divertire tanto e soprattutto sentire libera e uguale alle altre. In questa storia mi sono ritrovata molto. Da piccola non avevo disturbi dell'apprendimento ma ero una bambina molto timida che spesso si chiudeva. Mi sentivo diversa dalle altre perché ero altissima rispetto a tutti i miei compagni di scuola anche maschi e non riuscivo a socializzare. Cosa mi ha aiutato? Ma naturalmente la pallavolo! Uno sport di squadra che aiuta l'aggregazione, la condivisione, l'amicizia e che dà la libertà di essere se stessi. Martina, giocando, non si sentiva giudicata, non si sentiva diversa, era solo una ragazza che voleva divertirsi e imparare a giocare a pallavolo come tutte le altre. Certo, ci ha messo un pochino a lasciarsi andare e ad aprirsi, ma con la grande passione che era nata dentro di lei e la voglia di raggiungere obiettivi importanti il percorso è stato più semplice. Nonostante alcuni allenatori le dicessero che non sarebbe mai riuscita a giocare in serie A, Martina aveva ben chiaro quale fosse il suo traguardo e non si è fatta condizionare dalle convinzioni altrui. Lavorando sodo, con tanto impegno e dedizione e dopo aver fatto i campionati giovanili dall'Under 14 all'Under 19 nel Vero Volley Monza, è stata chiamata in prima squadra per debuttare in serie A. Anche questo passaggio mi fa tornare indietro di decenni, a quando, per motivi che non sto a raccontavi, cercarono di convincermi che non avrei potuto vestire la maglia della nazionale. Determinazione, costanza, impegno, sacrificio, dedizione e mentalità positiva sono solo alcune delle caratteristiche necessarie per riuscire a raggiungere gli obiettivi ai quali spesso nessuno crede. L'importante è che voi ci crediate fortemente! Le convinzioni altrui non devono in nessun modo diventare le nostre! La frase di un papà rivolta al figlio in un bellissimo film diceva: "Non permettere mai a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa, neanche a me. Se hai un sogno, tu lo devi proteggere! Quando le persone non sanno fare qualcosa lo dicono a te che non la sai fare. Se vuoi qualcosa, vai ed inseguila! Punto". Questa è la mentalità giusta per affrontare ogni sfida della vita, non solo quelle sportive. Lasciamo le convinzioni poco utili agli altri e impegniamoci per raggiungere quello che vogliamo con i mezzi e gli strumenti che abbiamo a disposizione. Mettiamo in discussione le convinzioni limitanti altrui e soprattutto le nostre.  Quali sono quelle utili che ci spronano a fare sempre meglio e che sprigionano le nostre capacità e riconosciamo quelle che invece ci bloccano e ci  impediscono di agire. Le convinzioni sono opinioni che riguardano noi stessi, gli altri e il  che  mondo che ci circonda 
e hanno a che fare con ciò che riteniamo possibile o impossibile. Giocano un ruolo fondamentale nella nostra vita perché ci inducono ad attivare capacità e comportamenti. Se siamo convinti che una cosa si possa fare metteremo in campo tutte le nostre abilità e agiremo per realizzarla, ma se siamo convinti del contrario non agiremo nemmeno, perché tanto siamo certi che non servirà a nulla. Come facciamo a mettere in discussione le convinzioni? Innanzitutto dobbiamo cominciare a vedere le cose da un punto di vista diverso e prendere in considerazione nuove prospettive. Dobbiamo iniziare a insinuare un piccolo dubbio. Come? Facendoci per esempio delle domande. È davvero utile per me pensarla così? Quali conseguenze avrò se continuo a pensare così? In che modo questa convinzione può essermi utile? Cosa ci guadagno a pensare così? Martina è riuscita a non farsi condizionare dalle convinzioni altrui come ci sono riuscita io, quindi, è assolutamente possibile per chiunque. Insieme abbiamo scoperto che tantissimi campioni dello sport sono dislessici! Muhammad Alì, Michael Jordan, Magic Johnson, Michael Phelps e molti altri. Tutti, chi più e chi meno, hanno avuto le stesse difficoltà di Martina! Niente e nessuno ha impedito loro di diventare dei grandi campioni perché la volontà è stata più forte di tutto! Il loro focus è sempre stato su ciò che potevano fare con gli strumenti che avevano. Non si sono mai concentrati su ciò che non potevano fare o su ciò che non avevano! Questo è anche quello che sta imparando a fare Martina, che ho fatto io e che sicuramente consiglio a chiunque abbia una passione o un bel sogno da realizzare. La Mindfulness (la pratica della consapevolezza) mi ha insegnato l'accettazione di ciò che non dipende da noi, di ciò che non possiamo controllare. Questo è un punto importante per non perdere energie contro fattori che non sono sotto la nostra responsabilità e che non sono gestibili direttamente da noi.
Che non vuol dire rassegnarsi o mollare  a essere consapevoli di se e della realtà. nel presente e assolutamente senza giudizio. Martina ha sofferto molto la diversità e per tanto tempo si è sentita inferiore e di conseguenza con pochissima fiducia in se stessa. Sulla mancanza di autostima sta  lavorando molto ogni giorno e sono sicura che con la grinta e l'impegno che mette in tutto ciò che fa si trasformerà presto in una ragazza sicura di se. Diventando consapevoli e non critici nei confronti nostri e della realtà riusciamo a raggiungere uno stato di benessere e anche a controllare sensazioni e pensieri negativi che possono portare sofferenze, scarsa fiducia in se stessi e farci sentire diversi dagli altri. Non si nasce sicuri di sé ma, come in tutte le cose, ci si deve allenare. Per esempio facendo piccole azioni quotidiane che ti permettono di stimarti ogni giorno, oppure facendo le cose più giuste per te e non quelle più facili o ancora portando a termine piccoli obiettivi. L'esperienza con Martina è stata costruttiva e gli insegnamenti ricevuti da entrambe le parti sono stati di grande valore. Ha una bella carriera da costruirsi e tanti obiettivi stimolanti da raggiungere. C'è una frase che le è rimasta più impressa di questa esperienza e che vogliamo condividere con voi. "La mancanza di fiducia in se stessi non è inevitabile. La fiducia in se stessi può essere appresa, praticata e padroneggiare come qualsiasi altra abilità. Una volta che hai imparato, tutto nella tua vita cambierà in meglio". Barrie Davenport

martedì 5 marzo 2024

 

INDICAZIONI TECNICHE E METODOLOGICHE ELABORATE DAI TECNICI FEDERALI DEL SETTORE FEMMINILE

Direttive tecniche di orientamento dei processi didattici di formazione e di aggiornamento tecnico degli allenatori di pallavolo

A cura della Fipav Area Tecnica e Settore Squadre Nazionali


Sintesi dei lavori da parte dei tecnici federali del settore giovanile

- Marco Mencarelli 

- Davide Mazzanti

- Luca Pieragnoli

- Marco Paglialunga




Ambiti di intervento

- indicazioni tecniche del settore femminile per la formazione degli allenatori

- indicazioni metodologiche per lo sviluppo del sistema di allenamento nella     pallavolo femminile giovanile e nelle fasce di qualificazione bassa intermedia

- indicazioni metodologiche per l’interpretazione dei modelli di prestazione tecnica-tattica della pallavolo femminile



PARTE GENERALE 

Generalità sugli aspetti metodologici determinanti del processo di allenamento

L’obiettivo programmatico del processo di allenamento (ossia, gli obiettivi che e necessario perseguire attraverso il processo di allenamento). È l’evoluzione qualitativa della capacità di gioco, ossia attraverso l’apprendimento e di perfezionamento esecutivo delle tecniche, che attraverso uno sviluppo dei fondamentali di gioco, in un sistema di allenamento adeguato per la pallavolo

domenica 3 marzo 2024

 

L’ALLENAMENTO DELLA RICEZIONE DEL SERVIZIO


NON È L’ESERCIZIO SCELTO A DETERMINARE UNA DIDATTICA EFFICACE MA BENSI LE INDICAZIONI FORNITE DALL’ALLENATORE 
NELLA CONDUZIONE E GESTIONE DEL LAVORO




Marco Mencarelli Direttore tecnico settore giovanile FIPAV





Il tema della ricezione del servizio, in tutti i contesti giovanili femminili più qualificati della pallavolo femminile italiana, è percepito come elemento essenziale del sistema di allenamento. La ricezione del servizio resta un contenuto dell’allenamento pallavolistico variamente interpretato dagli allenatori, anche se tutti, compresi i coach che operano in squadre di alto livello seniores, ne riconoscono l’importanza e la centralità. Pur riconoscendo significative differenze interpretative tra contesto seniores e contesto giovanile, l’allenamento della ricezione  percorre linee di sviluppo, oltreché contestualizzate all’azione di cambio palla, anche differenziate in forme più sintetiche e analitiche di esercizio. Alla luce delle suddette considerazioni, l’apprendimento metodologico dell’allenamento della ricezione, della sua collocazione nel sistema generale di allenamento collettivo, delle forme di esercizio che vengono utilizzate per garantire un’evoluzione prestativa specifica, sono aspetti molto dibattuti nei contesti di più elevata e qualificazione giovanile femminile. 

L’allenamento della ricezione è un contenuto costante del sistema di allenamento pallavolistico

La prassi più efficace e diffusa suggerisce la necessità di pianificare una stimolazione costante delle abilità in ricezione: la presenza di esercizi che richiamino la ricezione del servizio costituisce il tema permanente del sistema di allenamento e nella pallavolo femminile giovanile italiana, a prescindere dalla forma di esercizio con cui, di volta in volta, l’allenatore intende perseguire l’obiettivo di sviluppo individuale collettivo delle necessarie competenze. Infatti, un numero sempre maggiore di allenatori, sia in ambito giovanile che impegnati in squadre seniores , ritiene che in tutti gli allenamenti ci debba essere un momento dedicato al lavoro sulla ricezione del servizio. Tuttavia, nel sistema di allenamento di primo livello internazionale seniores, la forma analitica di esercizio viene associata ad una funzione percettiva del gesto corretto; viene talvolta messa in discussione dal concetto di specificità di approccio e dall’idea che la ricezione del servizio debba essere allenata in forma stabilmente integrata con l’azione di attacco che ne consegue. Al contrario nel sistema di allenamento giovanile, esigenze didattiche di sviluppo delle abilità caratteristiche determinano un maggiore ricorso a proposte analitiche sintetiche di esercizio, proprio per migliorare la gestione esecutiva del gesto. La didattica delle tecniche, in un sistema stabilmente contestualizzato all’azione specifica di gioco in cui esse sono implicate, costituisce il presupposto per velocizzare apprendimenti specifici e specialistici  nella prassi dell’allenamento giovanile qualificato, l’opinione su questa strategia operativa appare eterogenea e controversa quando ci si trova ad affrontare processi didattici di elementi motori di base (come come, ad esempio il Bagher e le varie tecniche di spostamento del ricevitore) o partendo da livelli di motricità significativamente compromessi dal punto di vista coordinativo. Infatti, la necessità di intervenire sul movimento del giovane, apportando modifiche, correzioni esecutive, presuppone frequenti feedback positivi per conseguire un’adeguata stabilizzazione e controllo dell’esecuzione del gesto finalizzato: ciò è possibile solo attraverso proposte analitiche attuate in forma più o meno facilitata. In tal senso, l’analisi nella didattica delle tecniche di base resta un passaggio probabilmente necessario e opportuno. Nell’apprendimento tecnico specifico e nell’allenamento situazionale di sequenze motorie finalizzate, diventa determinante il confronto tra esecuzioni efficaci e esecuzioni meno efficaci, errate, corrette ma con esito negativo, ovvero con vari scenari diversi tra loro, sia nell’esecuzione che nell’esito finale dal punto di vista prestarivo: ciò significa che la variabilità situazionale è determinante e essenziale dell’apprendimento la stimolazione variata della ricezione del servizio non fa eccezione alla regola metodologica descritta. 

L’allenamento della ricezione prevede la ripetizione finalizzata del tocco di palla e richiede volumi elevati di esercizio specifico

Tutti i contesti qualificati riconoscono l’importanza del volume complessivo di ripetizione come fattore correlato con processi evolutivi misurabili, sia delle performance individuali che in quelle del sistema collettivo di ricezione adottato dal team. L’importanza del volume di ripetizione deriva dal fatto che, in tutti i contesti giovanili femminile più qualificati, è descritto come elemento ricorrente delle diverse strategie attuate nella prassi dell’allenamento ad esempio nella fase di preparazione all’allenamento specifico della ricezione, è diffusa la tendenza ad utilizzare esercitazioni che inducono comportamenti motori assolutamente caratteristici del ricevitore, ovvero interventi per eseguire tocchi di palla in risposta traiettorie tese provenienti dal campo avversario; oppure, nella fase centrale dell’allenamento, è frequente l’utilizzo di alternanza tra esercitazioni collettive, più contestualizzate all’azione di gioco, con altre esercitazioni sintetiche e analitiche orientate a generare volumi elevati di ripetizioni pro capite; talvolta, nell’organizzazione dell’allenamento sintetico della ricezione, e ricorrente l’idea di ridurre il numero dei giocatori impegnati contemporaneamente sulla linea di ricezione, sia per generare una proposta specifica per quanto riguarda la soluzione del conflitto di competenze sia, nel contempo, salvaguardia il numero di interventi pro capite su caratteristiche traiettorie della palla; infine, in momenti generalmente collocati a margine dell’allenamento collettivo, ovvero all’inizio dell’allenamento, dopo un’attivazione motoria essenziale mirata, o a fine di esso, durante il defaticamento, è frequente il ricorso ad ulteriori momenti di lavoro personalizzato che, oltre a porre l’accento su esigenze, correzioni, dinamiche esecutive individuali, concorre a preservare il principio del volume elevato di allenamento specifico.

La valutazione della prestazione tecnico-tattica della ricezione del servizio

I contesti formativi femminili di primo livello convergono sul concetto che la prestazione tecnico-tattica della ricezione debba essere misurata sul profilo di squadra e sulla quantità dell’interazione di cambio palla (in termini di organizzazione di efficacia dell’azione). Tutto ciò perché è la prestazione nell’attacco di cambio palla ad essere significativamente correlata con gli indicatori di risultato e non la prestazione di ricezione.
Questo dettaglio è molto importante nell’attività giovanile perché suggerisce una stima a lungo termine dei processi evolutivi della ricezione: ovvero, suggerisce di considerare che la dinamica evolutiva del fondamentale ricezione è lenta (perciò richiede tempo e lavoro), che è progressiva (il trend positivo, assieme alla ricorrenza di picchi elevati di prestazione specifica, e più importante e predittivo della sua stabilità prestativa), che non può e non deve essere un elemento discriminante del percorso formativo in giovane età (a vantaggio di un opportuno ritardo di specializzazione nelle mansioni di centrale e opposto, ruoli che generalmente non partecipano alla ricezione del servizio avversario) e che l’organizzazione del sistema di ricezione deve essere commisurata alle abilità dei singoli ricevitori (perciò non legata a convenzionali modelli di riferimento di alto livello).

L’utilizzo dei target specifici nell’esercizio di battuta e ricezione

Nelle modalità di allenamento della ricezione, basate sulla contrapposizione competitiva con il servizio avversario, è ricorrente all’utilizzo di un sistema di monitoraggio prestativo reciproco sui due fondamentali impegnati: talvolta il monitoraggio riferito solo alla ricezione, se non altro per gestire un oggettivo criterio utile a definire la successione dei ricevitori impegnati nell’esercizio. I target proposti sono generalmente riferiti alla relazione tra il numero di interventi positivi e quello degli degli interventi negativi ovvero interventi che generano punto diretto o contrattacco da una freeball a favore della squadra avversaria) in una determinata serie di ripetizioni: la suddetta valutazione è direttamente confrontabile con ciò che avviene in gara, ovvero con la valutazione della ricezione tramite il sistema diffuso di scautizzazione che consente di rilevare, in modo pressoché immediato, positività ed efficienza, sia del sistema che dei singoli giocatori impegnati. 
Durante allenamento della ricezione si ricorre frequentemente a modalità diverse di valutazione che hanno, ad esempio la funzione di generare pressione sul risultato (così come avviene in certi momenti del set della gara): i sistemi di gestione del target che, a fronte di un errore, prevedono ritorno all’inizio della serie, sono molto pressanti sul risultato e determinano sia una marcata capacità di reiterare un livello di attenzione elevato che un’abitudine, man mano  sempre più consolidata, alla gestione della frustrazione legata alla difficoltà indotta dall’avversario. In altri sistemi di gestione del target si ricorre a strategie che danno enfasi e pressione in forma differente. Un sistema diffuso di monitoraggio della performance di ricezione (spesso utilizzato anche nel monitoraggio dell’azione completa di cambio palla) consiste nel perseguire target positivo reiterati, ovvero nel conseguire una determinata serie di interventi positivi consecutivi: in questo modo si intende stimolare nei ricevitori l’atteggiamento del momento vincente del momento di grande difficoltà nella ricerca di una reazione significativa.

Conclusioni

Il dettaglio più interessante che emerge dal punto di vista metodologico e la necessità di allenare la ricezione del servizio attraverso la contrapposizione tra servizio e ricezione; ciò significa che non esiste un esercizi migliori o peggiori, che non esistono modalità di approccio al lavoro particolari e che i sistemi di stimolazione allenante devono essere contestualizzate all’azione specifica. In pratica, non è l’esercizio scelto determinare una didattica efficace è un allenamento funzionale, bensì le indicazioni che l’allenatore fornisce nella conduzione del lavoro nella gestione diretta del protocollo di allenamento.


venerdì 1 marzo 2024



MINDFULNESS E PERFORMANCE SPORTIVA
















Cosa si intende con la parola mindfulness? È una parola inglese che vuol dire consapevolezza ma in un senso particolare. Non è facile descriverlo a parole perché si riferisce prima di tutto un’esperienza diretta. Tra le possibili descrizioni, e diventata “classica“ quella di John kabat-Zinn, Uno dei pionieri di questo approccio. “Mindfulness, significaPrestare attenzioneIn modo intenzionale, al momento presente, in modo non giudicante”. Si può descriverla anche come di un modo per coltivare una piena presenza all’esperienza del momento, al qui e ora del momento
Le pratiche di mindfulness, possono aiutare gli atleti a sviluppare e perfezionare le capacità sportive e le prestazioni di punta in una varietà di situazioni competitive. La mindfulness aiuta gli atleti a gestire quegli aspetti emozionali, comportamentali e interpersonali che impediscono loro, da una parte, di conseguire migliori livelli di prestazione sportiva, e dall’altra di vivere pienamente tutti gli altri molteplici aspetti della loro vita. In particolare la mindfulness può essere di aiuto per:
Migliorare la propria capacità concentrativa sul corpo e sulla mente. Ogni sport richiede di essere consapevoli dello stato della propria mente e del proprio corpo nel momento presente. Senza attenzione l’equilibrio mente corpo necessario ad una ottimale performance si perde facilmente. E’ facile allora farsi sfuggire il momento giusto, andare fuori tempo, incontro a risultati al di sotto delle proprie capacità o addirittura ad infortuni. Uno dei motivi perché le persone amano fare sport, sia a livello agonistico che amatoriale, è perché possono godere delle prestazioni fisiche, focalizzando totalmente la mente nel corpo che sperimenta se stesso nel qui ed ora. Quando si è liberi dalla costante preoccupazione di sé, ci si apre a livelli di prestazioni e di coscienza che si estendono ben oltre le normali potenzialità umane.
Raggiungere una quiete interiore e la calma in mezzo a contesti altamente competitivi e stressanti. Si richiede agli atleti di lasciare da parte le preoccupazioni, le paure, le incertezze e ogni pensiero o emozione che possa distoglierli dalle perfomance sportive. Spesso questo viene fatto con sforzo e tagliando fuori e reprimendo parte della propria vita a costo di gravi ripercussioni fisiche mentali e relazionali. La mindfulness sollecitando a coltivare un luogo mentale di quiete e di equanimità – l’essere stabili nel momento presente – permettere di accedere ad un serbatoio di forza interiore che morbidamente possa dirigere l’energia lì dove necessario nei modi e nei tempi più utili secondo i vari contesti in cui via via ci si trova.
Realizzare più elevati livelli di abilità, aumentando l’integrazione tra il sistema interno della propriocezione del corpo, una più raffinata consapevolezza sensoriale, e la pura coscienza, non identificata con propri contenuti: pensieri, immagini, emozioni ecc. In questa consapevolezza capace di integrare i vari stati cognitivi, emozionali, sensoriali che si presentano momento per momento nel proprio campo di coscienza e di esserne testimone svincolato, l’atleta è in grado di cogliere una gran quantità di informazioni utili alla performance desiderata, scegliere tempi, e modi più opportuni di azione senza sforzo e spreco di energie.
Diventare più consapevoli del significato e della relazione dinamica tra posizione del corpo, sensazioni fisiche, emozioni, pensieri, la qualità del proprio stato mentale e delle condizioni ambientali, o del contesto relazionale in cui si trova a gareggiare. Nella condizione di consapevolezza l’atleta sarà testimone del proprio corpo, della realtà esterna e della propria interiore con apertura mentale, compassione e curiosità, senza pregiudizi o giudizi critici reattivi. Questo gli permetterà di cogliere la realtà così com’è momento per momento e di utilizzarla come punto di forza per migliorare le proprie prestazioni.
Affidarsi maggiormente al “corpo intuitivo” per affinarne e valorizzarne le prestazioni. Con la mente pensante analizziamo i nostri movimenti e cerchiamo di controllare il corpo attraverso una deliberata intenzione. Questo controllo è essenziale quando è necessario apprendere le tecniche e le competenze di uno sport, anche per integrare tra loro le molteplici informazioni tecniche, ma diventa meno importante, se non di ostacolo, quando si è nel momento della performance. E’ allora utile lasciare andare la manipolazione volontaria del corpo, e lasciar essere e affidarsi all’intuizione corporea del momento. Proprio come la vita stessa, ogni momento in uno sport competitivo è unico, in costante cambiamento nelle variabili interagenti, e infinitamente complesso. L’analisi e la logica sono troppo pesanti e lente per dare una panoramica completa e istantanea delle dinamiche in rapida evoluzione di quel singolo momento, questa restituzione utile nel momento sportivo avviene istantaneamente in modo intuitivo attraverso il corpo. La mindfulness permette di essere in completa sintonia con la soluzione ottimale scaturita dalla completa acquisizione delle forze in campo nel momento presente.

martedì 27 febbraio 2024

 L’ORA DI LEZIONE 

PROF. MASSIMO RECALCATI 





Buongiorno amici, oggi vi propongo un post, con un audio-video di una lectio magistralis, di Massimo Recalcati tratta dal suo libro, dal tema l’ora di lezione. All’interno dell’audio ci sono moltissimi spunti di riflessione sicuramente unici e coinvolgenti. Il professore Recalcati, oltre a far riferimento a sue esperienze personali, tratta tematiche di filosofia, psicologia, sport, e formazione in genere. Vi consiglio vivamente di ascoltare per intero l’audio, anche se un po’ lungo, perché potrebbe cambiare radicalmente la prospettiva con riferimento al modo di proporre e proporsi verso le giovani atlete. Un mio giovane collaboratore mi chiese, ” ma dove lo trovi tutto questo tempo per aggiornarti “, ho risposto l’amore per il sapere.
Stefano Lorusso

.
Il Professor Recalcati, dopo il diploma di agrotecnico compie gli studi universitari e consegue la laurea in filosofia nel 1985 presso l'Università degli Studi di Milano, discutendo una tesi dal titolo Désir d'être e Todestrieb. Ipotesi per un confronto tra Sartre e Freud. Nell'estate dello stesso anno, la lettura degli Scritti di Jacques Lacan orienta la sua formazione verso la psicoanalisi. Nel 1989 si specializza in psicologia sociale presso la Scuola di psicologia di Milano diretta da Marcello Cesa-Bianchi. Svolge la sua formazione analitica tra Milano e Parigi, dal 1988 al 2007. Dal 1994 al 2002 è stato direttore scientifico nazionale dell'A.B.A., Associazione per lo studio e la ricerca dell'anoressia-bulimia. Nel 2003 fonda Jonas: Centro di clinica psicoanalitica per i nuovi sintomi, di cui è stato il presidente fino al 2007. Ha svolto attività di supervisione clinica presso istituzioni della salute mentale (comunità terapeutiche, SerT, centri di psicoterapia, reparti ospedalieri) in diverse città italiane. È supervisore clinico presso la Residenza Gruber di Bologna, specializzata nel trattamento dei disturbi del comportamento alimentare (D.C.A.) gravi.
Ha insegnato a contratto presso le università di Milano, Padova, Urbino, Bergamo, Losanna, Verona. Sempre a contratto, insegna dal 2006 presso l'Università di Pavia e dal 2020 presso lo IULM di Milano. Collabora con riviste specializzate, nazionali ed internazionali (Aut Aut, Pedagogika, LETTERa , Psychanalyse, Revue de la Cause freudienne, Clinique Lacanienne, Psiche). Ha scritto per le pagine culturali del Manifesto (2001-2013) e scrive per quelle di Repubblica (dal 2011) e de La Stampa (dal 2020).
Dirige dal 2003 al 2018 la collana Jonas. Studi di psicoanalisi applicata per Franco Angeli Editore. Dal 2014, dirige la collana Eredi[3] per l'editore Feltrinelli. Dal 2015 la collana Studi di Psicanalisi per le edizioni Mimesis. Dal 2016, sempre per Mimesis, la collana Tyche - Quaderni Irpa.
Dal 2009 al dicembre 2019 è membro analista dell’Associazione Lacaniana Italiana di Psicoanalisi (ALIpsi). Dal 2013 è membro analista di Espace Analytique.
Dal 2016 è ideatore e direttore scientifico del KUM! Festival di Ancona. Nello stesso anno tiene sei brevi lezioni su Vincent Van Gogh, Jackson Pollock, Giorgio Morandi, Alberto Burri, Antoni Tàpies e Jannis Kounellis ne L'inconscio dell'opera per Sky Arte. Nel 2017 promuove a Milano la fondazione della Scuola di partito "Pier Paolo Pasolini"[5], presso il Partito Democratico italiano.
Nel 2018 tiene quattro brevi lezioni in Lessico famigliare per Rai 3 sulle figure della madre, del padre, del figlio e sulla scuola. Nello stesso anno, si racconta in A libro aperto, il documentario de La Effe che, in tre capitoli, delinea la sua storia dall'arrivo a Milano fino a oggi. Cura la consulenza drammaturgica agli spettacoli In nome del padre (2018) e Della madre (2019) di Mario Perrotta.
Dal 2018 al 2019 dirige la rivista di psicoanalisi LETTERA con Federico Leoni. Nel 2018 entra a far parte del comitato scientifico della rivista "Studi sartriani", edita da Roma TrE-Press. Dal 2019 dirige con Federico Leoni la collana "KUM!" edita da Il Melangolo (Genova).
Sempre nel 2019 tiene sette lezioni sull'amore in Lessico Amoroso, che va in onda su Rai3 e cura l'introduzione a L'idiota della famiglia di Jean-Paul Sartre[6]. Nello stesso anno dà avvio a "Divergenze/Associazione per le pratiche della cura e della clinica"[7], movimento che intende allontanare la pratica della cura dal feticismo dei numeri, per affermare una cura in grado di accogliere la dimensione umana e, contro l'anonimato, la particolarità insostituibile del nome.



Oggi parleremo di formazione. La formazione non è un viaggio non come quello che si fa per raggiungere un luogo definito, non c’è una città di partenza è una città di arrivo non è come prendere un treno pagare un biglietto ed essere sicuri del tempo che passa tra la fermata in cui saliamo è quella in cui scendiamo. La formazione non è un percorso lineare fatto a stazioni, piuttosto dobbiamo immaginare che la formazione di una vita è una linea tortuosa spiraliforme, fatta di passi indietro, di smarrimenti, di ritorni su se stesso e dobbiamo pensare che se la formazione di una vita è sempre irregolare, è un percorso sempre tortuoso questo percorso è innanzitutto fatto da incontri. La formazione è l’effetto degli incontri che abbiamo avuto nella nostra vita e vuol anche dire che la nostra vita è l’insieme degli incontri che abbiamo avuto e allora potremmo affermare subito che ci sono in questi incontri, negli incontri che la nostra vita riassume, possiamo distinguere incontri buoni e incontri cattivi e potremo definire l’incontro cattivo come quell’incontro che chiude il mondo e definire quello buono come quello di quell’incontro che sa aprire il mondo. Se analizziamo l’etimologia della parola insegnamento, ” insegnare porta “ con sé nella sua radice lasciare un segno lasciare un’impronta un bravo insegnante colui che sa lasciare un segno che sa lasciare un’impronta.
Massimo Recalcati