domenica 27 marzo 2022

 

JAPAN VOLLEYBALL 

CONTROL ROUTINE





Un caro saluto a tutti gli amici e colleghi di Volley project blog.oggi ho inserito un nuovo video che proviene direttamente dal Giappone, realizzato durante un allenamento giovanile, all’interno del quale potete vedere alcune proposte con esercizi di BowLand ling e tecnica, sicuramente originali.come sempre vi invito osservare il video ponendo l’attenzione sia sulla capacità di eseguire il movimento in modo armonico e controllato con riferimento ai vari segmenti corporei, sia l’aspetto mentale.come spesso affermo, lo sport in oriente non è solo attività fisica ma definirei quasi una religione.come sempre spero che il post sia di vostro gradimento.aspetto suggerimenti e consigli. A presto. 

Stefano Lorusso 

giovedì 3 marzo 2022

 

ESERCIZI DI SENSIBILIZZAZIONE PER LA TECNICA DI BAGHER 















VIDEO






domenica 6 febbraio 2022

domenica 16 gennaio 2022

 

RUSSIAN YOUTH TEAM




VIDEO





 



sabato 15 gennaio 2022

 

JAPAN SCHOOL TECNICAL SETTING





VIDEO




giovedì 13 gennaio 2022

 LE CAPACITÀ CONDIZIONALI




FORZA 

Forza: molti di noi usano ogni giorno questa parola, con cui ci sentiamo a nostro agio per l’intimo rapporto che abbiamo con essa; in realtà esprime un concetto estremamente complesso che non sempre può essere spiegato e compreso limitandosi ad una semplice definizione, tanti sono i fattori che interagiscono per produrla.
La letteratura sportiva definisce la forza come “la capacità dell’uomo di vincere o di opporsi ad una resistenza esterna mediante impegno muscolare”.
La prestazione della forza può essere limitata da diversi fattori che possono essere strutturali-anatomici, fisiologici-biochimici, psiconeurologici-psicosociali, esterni- ambientali.
Tra questi ricordiamo:
􏰀 La qualità delle fibre muscolari: distribuzione nel muscolo del patrimonio di
fibre rosse (ST) e fibre bianche (FT). Soggetti più ricchi di fibre FT sono più
forti rispetto ai soggetti con un numero maggiore di ST.
􏰀 La capacità di attivare più fibre muscolari possibili: la frequenza di impulsi che
i neuroni motori trasmettono ai muscoli consente di superare il limite di soglia nel coinvolgimento di più fibre. Viene definita coordinazione intramuscolare l’ottimale sincronismo di intervento massimale delle fibre; il reclutamento muscolare segue il principio di Hennmann.
􏰀 L’intervento coordinato dei muscoli sinergici: la prestazione di forza è maggiore se il muscolo agonista è coadiuvato dall’intervento dei muscoli sinergici che partecipano allo stesso movimento (coordinazione intermuscolare).
􏰀 La sezione trasversa del muscolo: un muscolo a sezione trasversa maggiore sviluppa più forza (2-3 kg per cm al quadrato).
􏰀 Gli attriti interni dovuti alla viscosità e al grado di elasticità delle componenti muscolari.
􏰀 L’aumento del peso corporeo (massa magra): dovuto all’aumento delle sezioni trasverse dei muscoli.
􏰀 La disponibilità delle riserve energetiche e il loro ottimale utilizzo.
􏰀 La corretta modulazione di intervento dei muscoli antagonisti: la contrazioni di
questi ultimi ostacola il movimento.
􏰀 La corretta esecuzione del gesto tecnico: migliorando la tecnica di esecuzione
del movimento specifico migliora anche la prestazione di forza.
La forza, nel suo significato più generale, è fondamentale per tutti gli atleti e per tutti gli sport a patto di saper chiaramente distinguere di quale tipo abbiamo bisogno e da dove viene l’energia per produrre la massima potenza.

I vari tipi di forza

È possibile distinguere diversi meccanismi che l’organismo utilizza per produrre energia, resintetizzando l’ATP (adenosintrifosfato). A seconda del tipo di sport o attività praticata noi utilizziamo uno di questi sistemi che si distinguono in anaerobici e aerobici.
Il meccanismo anaerobico si suddivide ulteriormente in anaerobico alattacido e in anaerobico lattacido.
Il primo sistema utilizza, per resintetizzare l’ATP, la fosfocreatina (CP); è il sistema più potente che il nostro organismo ha a disposizione, consente di effettuare sforzi ad intensità massimale per un tempo però estremamente breve (max 6-8 secondi). Intensità e durata sono sempre inversamente proporzionali, ovvero, più alta sarà l’intensità di sforzo e minore sarà la possibilità di protrarre lo sforzo nel tempo.
Viene definito alattacido quando non vi è accumulo di acido lattico.
Il secondo sistema produce energia utilizzando, mediante la glicolisi, gli zuccheri (glicogeno) come carburante. Essendo l’intensità di sforzo sub-massimale ed essendo insufficiente l’apporto di ossigeno vi è accumulo di acido lattico (per ogni molecola di glicogeno utilizzato si producono due molecole di acido lattico), con conseguente calo di prestazione (durata intorno ai 40-60 secondi).
Il terzo sistema invece produce energia utilizzando a scopo energetico glicogeno e grassi.
Siccome l’intensità di sforzo è bassa l’ossigeno respirato e sufficiente a coprire le necessità organiche e quindi durante la glicolisi l’organismo è in grado di riconvertire l’acido lattico prodotto in acido piruvico e quindi non si ha accumulo. A causa dell’intensità bassa sarà possibile prolungare lo sforzo per tempi lunghi.
Tipi di forza differenti sono caratteristici di ognuno di questi meccanismi; trascurare l’allenamento della forza è uno degli errori più gravi che un atleta possa fare; il secondo errore è allenarsi per un tipo di forza sbagliato.
Espressioni di forza
La forza può essere manifestata con espressioni dinamiche o statiche. Le dinamiche comprendono espressioni:
􏰀 Concentriche (o superanti o vincenti o positive): quando la forza è superiore alla resistenza.
􏰀 Eccentriche (o cedenti o negative): quando la forza è inferiore alla resistenza.
􏰀 Combinate (o pliometriche): quando la fase concentrica viene preceduta da una contrazione eccentrica che prepara e favorisce una veloce inversione di
movimento.
􏰀 Isocinetiche: quando, mediante l’utilizzo di particolari attrezzature
computerizzate, si riesce a mantenere costante la velocità angolare di
movimento.
􏰀 Auxotoniche: quando mediante l’utilizzo di particolari resistenze (elastici) la
tensione muscolare aumenta durante il movimento. Le statiche comprendono espressioni:
􏰀 Isometriche: quando non vi è variazione della lunghezza del muscolo durante la contrazione.
Classificazione
La letteratura sportiva classica segue tre forme fondamentali della forza che vengono codificate con il nome di forza massimale, forza veloce (o rapida), forza resistente.
La forza massimale è la forza più elevata che il sistema neuromuscolare è in grado di esprimere con una contrazione muscolare volontaria. Prevale la componente carico a discapito della velocità.
La forza veloce è la capacità del sistema neuromuscolare di superare delle resistenze con una elevata rapidità di contrazione. Prevale la componente rapidità con diminuzione del carico.
La forza resistente è la capacità dell’organismo di opporsi alla fatica durante prestazioni di forza di lunga durata. Carico e velocità mantengono valori medi e costanti per un periodo di tempo relativamente lungo richiedendo un notevole supporto organico mediante gli apparati cardiocircolatorio e respiratorio.
La forza massimale può essere ulteriormente distinta in:
􏰀 Forza assoluta
􏰀 Forza relativa
Per forza assoluta si intende la massima prestazione di forza che il soggetto è in grado di esprimere senza tenere conto del peso corporeo.
Per forza relativa si intende invece la massima prestazione di forza messa in relazione con il peso corporeo dell’atleta (Fmax / peso corporeo). Il valore di forza relativa consente di confrontare la forza massimale di atleti con diverso peso corporeo.
Esiste poi una ulteriore classificazione di forza, definita forza speciale, che consente nel particolare tipo di forza richiesto da una data disciplina sportiva o attività fisica.

VELOCITA

Fattori fondamentali della velocità
Secondo Zaciorskj si possono distinguere tre fattori fondamentali:
1. il tempo di reazione motoria;
ha un tempo di latenza di:
0,11 sec. Nella reazione motoria semplice
Da 0,25 a 1 sec. Nelle reazioni motorie complesse (sono legate all’esperienza)
2. la rapidità del singolo movimento;
3. la frequenza dei movimenti.
Sviluppo della velocità
Lo sviluppo della velocità è condizionato dalla crescita complessiva dell’individuo in primo luogo dalla sua maturazione fisiologica.
Rispetto alle altre capacità fisiche, la sua alienabilità, è di norma, sensibilmente inferiore: secondo Filin gli incremento non superano il 18/20% e le possibilità d’intervento si possono realizzare solo in età precoce.
Il periodo più importante per lo sviluppo della velocità va dai 6 ai 14 anni. In seguito s’avranno modesti progressi solo attraverso sforzi rilevanti.
Relazione tra velocità di movimento e di reazione
È stato dimostrato che non esiste relazione tra velocità di movimento e velocità di reazione motoria. Nella velocità di movimento sia ciclico sia aciclico concorrono anche in forma determinante la forza veloce e la mobilità articolare. Reazione motoria: sviluppo massimo 18-25 anni poi decade. A 45 anni uguale 8 – 12 (Pieron)
Velocità di movimento: aumento notevole tra gli 8–12 anni. Età in cui secondo Hery e Rogers s’avrebbe un incremento del 52/54%. Il massimo livello è raggiunto tra i 15/17 anni negli individui non allenati.
Metodo per lo sviluppo della velocità
􏰀 Metodo per cui una distanza breve è percorsa una sola volta o ripetuta, con partenza da fermo (es. 30/50 mt. Nella corsa, 15/18 mt. Nel nuoto, 100 nel ciclismo ecc.);
􏰀 metodo a staffetta;
􏰀 esercizi di reazione con scatto;
􏰀 metodo ludico (piccoli giochi e giochi sportivi)
􏰀 metodo dell’esecuzione ripetuta in serie di esercizi alternati di rapidità e di forza
veloce.
L’allenamento della velocità va svolto preferibilmente all’inizio della seduta, dopo un breve riscaldamento poco faticoso.
In genere per lo sviluppo di una buona quantità di lavoro dedicato alla velocità bisogna avere una buona capacità aerobica, per se nettamente inferiore a quella necessaria alle specialità di resistenza.

MOBILITA’ ARTICOLARE

La mobilità articolare,detta anche articolarità, articolabilità, flessibilità, estensibilità, ecc., è la capacità che permette di compiere movimenti ampi ed al massimo della escursione fisiologica consentita dalle articolazioni.
Questa possibilità è condizionata:
- dalla struttura ossea dell’articolazione (incongruenza delle superfici articolari a contatto);
- dalle sue componenti anatomiche e funzionali (grado di estensibilità dei legamenti, tendini e muscoli);
- dalla bassa la temperatura ambientale;
- dall’insufficiente livello di riscaldamento del corpo.
Fra gli 11-14 anni, sia nei maschi che nelle femmine, è abbastanza facile incidere sulla articolabilità in quanto, ad una massa muscolare ridotta, si unisce una struttura tendineo- legamentosa particolarmente elastica. Dopo l’adolescenza, con la maturazione progressiva dell’apparato muscolare, inizia a decrescere.
Effetti degli esercizi di allungamento muscolare
- riduzione della tensione muscolare;
- prevenire o limitare i traumi all’apparato locomotore;
- attenuazione di dolori e contratture muscolari;
- miglioramento della circolazione sanguigna e, quindi, facilitazione nell’allenamento e nel recupero; - migliorare la coordinazione e rendere il gesto più economico ed efficace;
- eseguire i movimenti in maniera più ampia e, quindi, veloce;
- migliorare la consapevolezza del proprio corpo e agevolazione del rilassamento generale.
Lo sviluppo della mobilità articolare
Dal punto di vista metodologico, per migliorare la mobilità articolare, possiamo utilizzare le seguenti tecniche:
􏰀 allungamenti balistici;
􏰀 stretching statico;
􏰀 stretching con facilitazione neuro-muscolare;
􏰀 stiramenti attivi
Allungamenti balistici
Metodo del contromovimento
Consistono nel far precedere l’esercizio di mobilitazione da un contromovimento, in modo che l’inerzia della regione corporea messa in movimento riduca la resistenza del tessuto connettivo.
I movimenti possono essere lenti o ad azione balistica intensa. Sono da preferire i movimenti lenti. Questo metodo, infatti, in soggetti non allenati, soprattutto dopo le prime sedute, può causare dei dolori muscolari che durano 2 o 3 giorni.
Questo tipo di allungamento può evocare un forte riflesso miotatico e lasciare il muscolo in posizione più accorciata di quanto non fosse prima di cominciare l’esercizio. Carico di lavoro: serie continua di 8/15 ripetizioni alla massima ampiezza articolare.
Metodo della contrazione attiva dei muscoli antagonisti
Il metodo che produce uno stiramento più efficace del precedente, sfrutta le tecniche propriocettive e consiste nel far accompagnare il movimento balistico lento da una contrazione attiva dei muscoli antagonisti, quindi mantenere la posizione per 10 secondi prima di un ulteriore stiramento.
Stretching statico
Si tratta del metodo per lo sviluppo della mobilità articolare più diffuso grazie alla pubblicazione di Bob Anderson. Si ricerca, con questo metodo, la massima ampiezza articolare raggiungibile spontaneamente, attraverso un movimento lento e dolce (per inibire il riflesso miotatico di stiramento) e si mantiene questa posizione per 20/30 secondi.
La tensione facile
Durante la ricerca della massima ampiezza articolare, quando si inizia a sentire una certa tensione sui muscoli stirati, occorre fermarsi per 10/30 secondi. La tensione dovrebbe diminuire.
La tensione di sviluppo
Dopo la fase di tensione facile si passa lentamente alla tensione di sviluppo. Si raggiunge lentamente una tensione discreta e la si mantiene per 10/30 secondi. La tensione dovrebbe diminuire.
Stretching con facilitazione neuro muscolare
Consiste nel far precedere lo stiramento da una contrazione isometrica dei muscoli prima dell’estensione per ottenere risultati migliori rispetto al solo allungamento. Alcune tecniche di stretching con facilitazione neuro muscolare:
􏰀 mantieni e rilassa 􏰀 irradiazione
􏰀 contrai – rilassa
􏰀 CRAC – contrai – rilassa – contrai l’agonista.
Stiramenti attivi
Delle tecniche di stiramento attivo si possono considerare schematicamente due aspetti: auto – trazione attiva e stiramento con rotazione.
Auto – trazione attiva
Gli auto stiramenti sono esercizi per la mobilità articolare che vengono effettuati attraverso la contrazione potente della muscolatura agonista che produce un auto – stiramento da parte del corpo.
Stiramento con rotazione
Sono esercizi in cui si utilizzano le rotazioni articolari per migliorare la scioltezza articolare. Nel corso degli stiramenti si inseriscono delle rotazioni delle articolazioni che contribuiscono ad aumentare la tensione intramuscolare conservando la possibilità di una ampiezza articolare sotto – massimale.

LA RESISTENZA 

Concetto di resistenza e classificazioni
In primo luogo tenteremo di definire l’oggetto che cercheremo di valutare, in questo caso la resistenza. Incontriamo un concetto ampio e complesso, che richiede un trattamento dettagliato e minuzioso che, per ragioni ovvie, in questa occasione non affronteremo.
Genericamente possiamo definire la resistenza come la capacità di realizzare uno sforzo più o meno intenso nel minor tempo possibile. Weineck la definisce come la capacità psichica e fisica che utilizza uno sportivo per resistere alla fatica.
Presentiamo una concettualizzazione e classificazione chiare e succinte, dando per scontato che il lettore conosca già teoricamente la resistenza.
Come tutti sappiamo, l’essere umano utilizza diverse vie metaboliche per fornirsi di energia nelle varie situazioni. Quando un soggetto realizza una determinata attività fisica, mette in funzione le differenti vie metaboliche che gli forniscono l’energia necessaria per poter sviluppare questa attività. L’entrata in funzione di una distinta via metabolica, dipende fondamentalmente dall’intensità e dalla durata dell’attività fisica che si sta realizzando. In questo modo possiamo stabilire una classificazione dell’esercizio in funzione della via metabolica di somministrazione dell’energia che pongal’individuo in grado di soddisfare le richieste energetiche che richiede l’attività che sta realizzando.
In sintesi, classifichiamo gli esercizi nel seguente modo:
􏰁 Esercizi di potenza anaerobica alattacida.
􏰁 Esercizi di resistenza anaerobica alattacida. 􏰁 Esercizi di potenza anaerobica lattacida.
􏰁 Esercizi di resistenza anaerobica lattacida. 􏰁 Esercizi di potenza aerobica.
􏰁 Esercizi di resistenza aerobica.
In primo luogo cerchiamo di differenziare i termini “potenza” e
risultano di grande importanza per la corretta interpretazione della classificazione presentata.
Potenza: presuppone la capacità per realizzare uno sforzo intenso nel minor tempo possibile.
Resistenza: presuppone la capacità di mantenere un’elevata intensità nel maggior tempo possibile.
Definiti questi termini, cerchiamo di spiegare, nell’ambito di ogni tipo di esercizio proposto, la via metabolica utilizzata, così come un esempio del tipo
di sforzo utilizzato.
Negli esercizi di potenza anaerobica alattacida e negli esercizi di resistenza anaerobica alattacida, la via metabolica di somministrazione di energia utilizzata è formata dalla degradazione dei fosfageni immagazzinati (ATP e CP).
Un esercizio di potenza anaerobica alattacida sarà uno sforzo esplosivo di altissima intensità come un lancio del giavellotto.
Un esercizio di resistenza anaerobica alattacida sarà uno sforzo molto intenso con una durata intorno a 5, 6, 7 secondi (secondo gli autori), come una corsa a massima velocità di 60 metri.
Negli esercizi di potenza anaerobica lattacida e negli esercizi di resistenza anaerobica lattacida, la via metabolica di somministrazione di energia utilizzata è formata dalla degradazione anaerobica del glucosio per mezzo della glicolisi anaerobica.
Un esercizio di potenza anaerobica lattacida sarà uno sforzo molto intenso con una durata che oscillerà tra i 12 – 15 secondi, ed incluso fino a 20 secondi, come una corsa di 200 metri piani.

martedì 28 dicembre 2021

 

REAZIONE MOTORIA E CAPACITÀ COORDINATIVE 





Ciao amici oggi vi propongo un nuovo post sulla reazione motoria, associata alla coordinazione. L’introduzione è tratta da un articolo di Luca Airaghi, mentre il video è stato realizzato con un gruppo al primo anno di Under 16. Come sempre spero che il materiale sia di vostro interesse. Aspetto suggerimenti, per l’approfondimento di tematiche con riferimento all’allenamento, così da poter migliorare ed accrescere le varie proposte. A presto 

Stefano Lorusso 


La capacità di reazione è la capacità di eseguire rapide azioni motorie in risposta ad uno stimolo.

gli stimoli possono essere acustici, visivi, tattili e le risposte dovranno essere tempestive, adeguate e svolte rapidamente.

Se un azione viene svolta lentamente o in ritardo rispetto allo stimolo ricevuto si è in presenza di una normale azione motoria programmata.


I segnali a cui occorre reagire, come abbiamo detto, possono essere:

  • visivi come i movimenti dei compagni, degli avversari, della palla.
  • acustici come lo sparo dello start, fischi o comandi di arbitri o giudici.
  • cinestesici, connessi a risposte di adattamento dell’equilibrio.


la capacità di reazione si può dividere in due categorie principali: la reazione motoria semplice e la reazione motoria complessa.

la reazione motoria semplice si ha quando l’atleta deve eseguire una determinata azione motoria in relazione ad uno stimolo pre-conosciuto.
Esempio: la partenza ai blocchi dell’atletica leggera dopo lo spero dello start.

la reazione motoria complessa si ha quando le variabili di stimolo non si possono controllare.

Luca  Airaghi




martedì 21 dicembre 2021



IL PRINCIPIO DI PARETO E PERFORMANCE SPORTIVA PER LA CATEGORIA UNDER 13






La Legge o principio di Pareto, è un concetto assai conosciuto nell’ambito del Coaching e del management in generale e ultimamente sta tentando un approccio nel campo dell'allenamento sportivo.

Il Principio di Pareto, o Legge 80/20, è una legge empirica che, in breve, recita che l’80% di ciò che si ottiene è dovuto soltanto al 20% di ciò che si fa, o meglio “la maggior parte degli effetti è dovuta ad un numero ristretto di cause”.
In definitiva, l’80% delle performance sportive è detenuto dal 20% delle  squadre, con riferimento alle categorie di riferimento e il risultato è generato dal 20%  del tuo lavoro in allenamento.

Quindi, è il 20% di ciò che fai a generare l’80% dei tuoi risultati. Così, troverai che in molti riassumono tutto questo con frasi tipo “basta che fai maggiormente quel 20% e meno quell’80% per migliorare”, oppure “concentrati su quel 20% invece di dedicarti al restante 80%” o ancora “è quel 20% che ha la priorità su ciò che fai”.

Attenzione: questo è un modo semplicistico di vedere tale teoria.

Prendiamo una delle frasi usate come esempio in precedenza: l’80% dei risultati di una squadra è generato dal 20% del lavoro fatto in palestra. Si evince che il rimanente 20% dei risultati è generato dall’80% del lavoro. Perché concentrarsi quindi su così tanti piccoli dettagli per avere un ritorno in prestazione non all’altezza?

Molto semplice: perché quel 20% è necessario.

Ad esempio, pensa che quel 80% di piccoli dettagli, se ben allenati, contribuirà all'80% nella costruzione tecnica di un atleta. Non solo, ma tutti sappiamo che, ad esempio una buona preparazione, conta, soprattutto a livello di prevenzione. È importante ora definire, mediante un'accurata analisi quali sono i fattori dominanti che generano la realizzazione del risultato positivo.


La prima cosa da fare:



1) Può essere utile fare un brainstorming con i colleghi per capire quali possono essere le motivazioni di una vittoria o di una performace eccellente, chiaramente con riferimento alla categoria oggetto di ricerca.
Qui e' utile individuarne il piu' possibile senza pesarle in ordine di importanza

2) Eseguire un sondaggio tra i coach dopo aver messo a punto un opportuno modulo che elenca tutte le cause evidenziate, e ad ognuna delle quali sia possibile assegnare un punteggio (peso) es. da 1 a 10, dove si assegna 10 se si ritiene quella causa molto determinante per una vittoria e 1 se poco determinante. Per un'analisi sensata le eventuali cause devono essere un numero ragionevolmente elevato.

3) Si collezionano gli esiti del sondaggio e si sommano i punteggi per ogni causa.
    A questo punto abbiamo tutti gli elementi per fare il grafico di Pareto, che mi dira', una volta stabilita una percentuale
a scelta (es. 60%) , quale sono l'insieme di cause che concorrono ad una vittoria secondo tale percentuale.

Una volta ottenuto questo risultato si puo' ottimizzare l'allenamento di una squadra, che andra' ad indirizzare appunto
quelle cause preponderanti rilevate precedentemente, evitando di indirizzare sforzi verso quelle che nell'insieme sono poco rilevanti.

Ora proviamo a fare un esempio di analisi con riferimento alla categoria under 12 femminile.


FATTORI CHE DETERMINANO UNA VITTORIA O PERFORMNCE ECCELLENTE CON RIFERIMENTO ALL'UDER 13 FEMMINILE






Inferiorità oggettiva dell'avversario



B.   Qualitá e numero di servizi vincenti



C.   Quantità di errori avversari



D.   Attacchi vincenti dopo ricezione



E.    Attacchi vincenti dopo difesa







INDICARE CON UN VALORE DA 1 a 10 IN ORDINE CRESCENTE CON RIFERIMENTO ALL'IMPORTANZA .



Scautizzando una serie di partite, nella categoria under 12 femminile si evidenzia che circa il 60% dei punti è generato dal numero di errori avversari, in media dai 13 ai 15 punti, con particolare riferimento agli errori in fase di "contrattacco". Un indice molto basso risulta essere il numero di punti realizzati dopo ricezione, circa il 5%. La battuta ha un'incidenza di circa il 20% e il restante 15% situazioni d'attacco, "palle gestite in palleggio con rincorsa e colpo d'attacco". Il fondamentale più carente in tutte le fasi del gioco è sicuramente il bagher. La tecnica è approssimativa in tutte la sue componenti, dal piano di rimbalzo all'azione corretta in spinta delle gambe, sia con divaricata sul piano frontale sia sul piano sagittale. La difficoltà di gestione dello spazio soprattutto per la mancanza di chiarezza nelle competenze e la scarsa propensione alla comunicazione crea confusione generando errori banali.
Forse per molti potrebbe sembrare la "scoperta dell'a acqua calda" ma vi assicuro che non è così scontato.
La mia proposta è quella di aumentare il volume di allenamento con riferimento alla tecnica di bagher. Studiare la corretta catena didattica e relativa metodologia di allenamento, proponendo esercizi dal''analitico al globale che rispecchiano fedelmente il gioco della pallavolo, che ricordo è uno sport DI RIMBALZO. A volte noi allenatori organizziamo gli allenamenti, senza tener conto dei presupposti fondamentali del gioco. Ad esempio utilizziamo molte esercitazioni dove, le atlete devono fermare la palla, creando situazioni irreali rispetto alla caratteristica fondamentale della pallavolo. Tutto quello che facciamo, può essere utile per migliorare la motricità generale, le capacità coordinative non specifiche al gioco, rendendo gli esercizi molto coreografici ma poco utili al raggiungimento dell'obiettivo specifico. Se analizziamo il tempo dedicato all'allenamento di una squadra di under 13femminile, possiamo supporre un volume generale di lavoro di circa 6 ore settimanali, più una o due gare a seconda se la squadra partecipa anche al campionato di under 13 e solo il 20% ha un volume di allenamento più alto di circa 2. Secondo un analisi fatta attraverso il grafico di Pareto "80/20" L'80% del volume generale di allenamento deve essere dedicato a limitare gli errori durante la fase di gioco. Con questo non vuol dire che dobbiamo far giocare per 2 ore le nostre atlete, ma dare stabilità agli elementi tecnici che nella cronologia del gioco possono creare l'errore. Tecnica e palla per la maggior parte del tempo!
Nelle partite di under 13 femminile la prima fase è costituita da una ricezione con bagher frontale o palleggio, "ricezione punto", o da una battuta dal basso. La seconda fase un appoggio o difesa attacco piazzato, alzata e contrattacco. In tutte e due le fasi la tecnica di bagher e palleggio ricopre un ruolo determinante per limitare il numero di errori punto. Con questo non voglio dire che l'attacco, soprattutto nella gestione corretta della rincorsa e possibilmente colpo non non è importante. Negli ultimi anni il livello antropometrico delle atlete e aumentato di molto creando ulteriori problematiche nella gestione dei fondamentali di seconda linea e di conseguenza nell'apprendimento in allenamento. A tal proposito durante le fasi di riscaldamento prepartita, sì notano atlete dotate di un buon attacco, che non viene confermato totalmente durante il gioco. Questo perché gli elementi tecnici che precedono l'azione di attacco sono molto approssimativi. "Ricezioni o appoggi imprecisi, alzate corte o troppo basse, ecc..." Per trarre delle conclusioni, a mio avviso in allenamento si fanno troppe cose, che costituiscono l'80% dell'inutile e poco quel 20% che serve realmente al nostro gioco sportivo. Un altro aspetto è che quel 20% di utile lo alleniamo in modo approssimativo, senza conoscerne accuratamente e scientificamente le azioni, nella catena cinetica del gesto tecnico. Ad esempio, senza voler giudicare nessuno, vedo molti colleghi che nell'allenamento del bagher in under 13 utilizzano molto tempo nella tecnica del bagher laterale, senza tenere presente che la palla ha una velocità non eccessiva e questa tecnica crea un adattamento prematuro e scorretto. "Ho notato che molte bambine anche nell'esecuzione del bagher di appoggio frontale con divaricata sul piano sagittale hanno un innalzamento predominante di una spalla rispetto all'altra". Domanda, ma cosa serve quando l'80% dei palloni arrivano frontali e lenti? "Perdita di tempo!" Questo vale anche per la tecnica di palleggio, privilegiando il più delle volte la tattica "con il palleggiatore in penetrazione" che la tecnica specifica con relativa precisione, con alzata in posto quattro e due. Sta a voi ora fare le vostre valutazioni se lo riterrete opportuno una ricerca. Io come sempre ho tentato di dare uno spunto per migliorare la nostra capacità di allenatori, e di conseguenza migliorare la prestazione tecnica delle nostre squadre. Buone feste.
                                                                                                                               Stefano Lorusso
.










      

                                                                                                                               

mercoledì 24 novembre 2021



IL SISTEMA ECUCATIVO PSI.CO.M






Il concetto di variabilità dell’esercizio costituisce uno dei principi alla base della prassi didattica dell’educazione motoria. La focalizzazione sulla variabilità delle esperienze motorie rischia di perdere di vista che il divenire della motricità dell’età evolutiva è parte di un processo più ampio e complesso, in cui lo sviluppo cognitivo, “e non solo” ricopre un ruolo centrale

                                                                                                                                       Enzo Tarascio








martedì 2 novembre 2021


I GRANDI MAESTRI DELLA SCUOLA GIAPPONESE




Un affettuoso saluto a tutti i colleghi e appassionati di pallavolo. Oggi vi propongo un video inedito, realizzato in Giappone durante un corso di aggiornamento per allenatori del settore giovanile. All'interno del filmato ci sono molti spunti di riflessione sulla diversa filosofia e metodologia di allenamento. Il video è abbastanza lungo ma sicuramente affascinante.
Aspetto come sempre commenti e suggerimenti per migliorare il Blog. Buona visione e arrivederci al prossimo post.

Stefano Lorusso

                                                                                                                  









sabato 30 ottobre 2021









LA MENTALITÀ FISSA O DI CRESCITA 

"quello che ci manca focalizzando l'attenzione sugli atteggiamenti dei bambini"




Carol Dweck è un professore di psicologia alla Stanford University e un ricercatore di fama nel
 La mentalità di 'forma mentis': 
quello che ci manca focalizzando l'attenzione sugli atteggiamenti dei bambini nel campo della motivazione. Ha scritto opere importanti, tra cui il pluripremiato "Self-teorie: è il ruolo che hanno nella motivazione, la personalità e lo sviluppo," ed è stato pubblicato in numerose pubblicazioni, tra cui il Washington Post, The New Yorker e il New York Times. È famosa per la sua teoria della "mentalità", fissa o verso la crescita. Nel primo caso, gli studenti credono che la loro intelligenza e abilità sono definiti in una logica di crescita, credono che potranno sviluppare talenti e perfino l'intelligenza lavorando sodo. La mentalità di crescita è diventata popolare tra gli educatori per capire come gli studenti raggiungono e possono migliorare il loro rendimento scolastico.




Una delle idee più popolari nel settore dell'istruzione in questi tempi si può riassumere in una sola frase — Ecco la frase: i bambini tendono a fare meglio quando considerano l'intelligenza e altre abilità come tratti modellabili e non fissi sia presenti sia mancanti, acquisibili o migliorabili attraverso l'allenamento. Una serie di monografie in molti anni e in un libro pubblicato nel 2000, dallo psicologo Carol Dweck  dal titolo "teoria incrementale" per descrivere la credenza self-fulfilling che uno può diventare più intelligente. Rebranding più catchily come "mentalità di crescita" ha permesso di riciclare l'idea pochi anni più tardi in un libro best-seller per lettori "step by step"programma didattico denominato Brainology ® che è studiato per "aumentare i risultati degli studenti, aiutandoli a sviluppare una mentalità di crescita". Ormai, infatti, questo termine a livello culturale ha entusiasmato educatori e un numero crescente di genitori, dirigenti e giornalisti —, Il termine Grinta ad esempio è concetto astratto. Si può  modificare questo termine "grinta", che, come ho affermato altrove, è guidato più da un' ideologia conservatrice rispetto a solide ricerche e tesi fondamentali. Non è solo l'abitudine ad attribuire il mancato risultato o lento apprendimento ad un basso quoziente intellettivo, ma l'abitudine ad attribuire il successo alla propria intelligenza. Bambini tendono a fare meglio in futuro se credono che quanto bene hanno fatto in passato era soprattutto un risultato di applicazione sforzo e allenamento, con il concetto che attraverso "un duro lavoro" si può migliorare. Ma "quanto bene hanno fatto" a che cosa?
Il problema, definito in modo generico e approssimativo, circa il potere di atteggiamenti o credenze negative, limita i benefici di uno sforzo e la concentrazione sui compiti stessi. Purtroppo, anche alcune persone, allenatori, educatori dovrebbero convincere gli studenti che hanno bisogno di adottare un atteggiamento più positivo rispetto alle proprie capacità e esperienze fatte (ciò che agli studenti viene insegnato) sotto il profilo metodologico e pedagogico sono nozioni immagazzinati nella memoria dei bambini a breve termine. I bambini stessi raramente sono consultati riguardo quello che stanno imparando o realizzando, anche se il loro genuino entusiasmo ad imparare, sembra aumentare la capacità di apprendimento quando avviati nel processo formativo. — Anche la qualità delle strutture sotto il profilo estetico e ricco di materiale, favorisce e migliora la capacità di apprendimento dei bambini. Il materiale didattico dedicato alla formazione sul l'importanza di adottare metodologie che favoriscano una positiva mentalità di crescita raramente si occupa di chiedere se il curriculum degli allievi è significativo, se la pedagogia è premurosa, o se la valutazione dell'apprendimento degli studenti è autentica (in contrasto con la definizione di successo semplicemente come punteggi più elevati sulle prove standardizzate). Tutto quello che dobbiamo fare è ottenere e adottare l'atteggiamento giusto nei riguardi di bambini aiutandoli a pensare con ottimismo circa la loro capacità di gestire qualunque cosa dovranno realizzare. Il consigli più concreti offerti da Dweck e altri seguaci della mentalità crescita è cercare di lodare i bambini per il loro sforzo ("Ti sei sforzato e hai realizzato un compito molto difficile"), piuttosto che per la loro capacità ("Sei davvero intelligente") al fine di convincerli a perseverare. (Il 'motore di ricerca di Google le parole "lode" e "sforzo" insieme: hanno più di 70 milioni di visite.) Ma il primo problema con questo cambiamento è che lodare i bambini per il loro sforzo trasforma il problema, come molti studi hanno confermato. Questo sistema,  potrebbe comunicare ai bambini che: "se ho dovuto sforzarmi tanto per raggiungere l'obiettivo è vero che ho delle difficoltà ad imparare e quindi è improbabile che riuscirò in futuri compiti. ("Se mi stai complimentando per spronarmi a lavorare duro, dovrò  davvero essere perdente.").La preoccupazione più grave, tuttavia, è che ciò che è davvero problematico è la lode, per sé. È una ricompensa verbale, un incentivo estrinseco e, come altri premi, è spesso interpretato dal destinatario come una manipolazione.  Una letteratura di ricerca sostanziale ha dimostrato che i bambini sono in genere meno interessati in qualunque cosa fossero ricompensati o elogiati a fare, perché adesso il loro obiettivo è solo quello di ottenere la ricompensa o la lode. Una reazione primordiale ed istintiva. La caratteristica più importante di un giudizio positivo non è che è positivo, ma che è una sentenza; si tratta piuttosto di controllare il rispetto incoraggiando. Quello che ai bambini effettivamente serve è, un feedback non giudicante e  un incondizionato supporto — l'antitesi di una paternalistica pacca sulla spalla per aver saltato attraverso i nostri cerchi. La soluzione, pertanto, va ben al di là di una messa a fuoco su che cosa è essere elogiato — vale a dire elogiando sia la capacità sia lo sforzo.Così, la sfida per un insegnante, un genitore o un manager deve prendere in considerazione una moratoria su riconpense verbali. Abbiamo bisogno di comprendere le differenze più profonde: tra motivazione estrinseca ed intrinseca e tra "facendo" e "lavorare con" strategie. Purtroppo, siamo scoraggiati dal riflettere su queste distinzioni più significative — e da mettere in discussione il modello intero (di cui la lode è un esempio)
 All'interno del video ci sono alcuni concetti espressi in modo semplice e a mio avviso applicabili anche  Nell'apprendimento delle tecniche sportive .




martedì 26 ottobre 2021


ALLENAMENTO PER LA RAPIDITÀ E TECNICA DI BAGHER





 La  rapidità  e  "la  capacità  di  combinare  accelerazioni,  esplosività  e  reattività  su  più  piani  e direzioni",  suggerendo  che  la  rapidità  consiste  in  capacità  di  accelerazione  e  di  reazione  cognitiva. Da  questo  assunto  Moreno  (1995)  concluse  che  la  rapidità  è  una  componente  della  dell'agilità. Questa  capacità  é  espressione  di  una  risposta  a  stimoli  riferiti  al  corpo  intero  mentre  cambia velocità  o  direzioni.  Recenti  indagini  si  concentrano  sull'appoggio    del  piede,  la  capacità  di muoverlo  velocemente  e  non  si  sbilanciano  sul  contributo  della  forza.  Possiamo  affermare  che  la agilità,  oltre  agli  aspetti  di  discriminazione  spaziale,  dipende  da  fattori  sia  cinematici  (tempo  di contatto  reazione  "al  terreno")  sia  cinetici  (sviluppo  della  forza  orizzontale  e  mantenimento  della stabilità)  perché  l'aspetto  neuromuscolare  (il  più  decisivo  a  nostro  avviso)  sia  di  difficile interpretazione  perché  legato  alla  gestione  dell'equilibrio,  alla  realizzazione  dello  speedy movement  e  alla  gestione  della  coordinazione  Inter  segmentaria.  In questo video ci sono alcune brevi proposte di allenamento per la rapidità con l’inserimento di lavori propriocettivi e di sensibilizzazione per il bagher. 
Buona visione.
Stefano Lorusso< /span>