domenica 27 marzo 2022
domenica 16 gennaio 2022
giovedì 13 gennaio 2022
LE CAPACITÀ CONDIZIONALI
Forza: molti di noi usano ogni giorno questa parola, con cui ci sentiamo a nostro agio per l’intimo rapporto che abbiamo con essa; in realtà esprime un concetto estremamente complesso che non sempre può essere spiegato e compreso limitandosi ad una semplice definizione, tanti sono i fattori che interagiscono per produrla.
La letteratura sportiva definisce la forza come “la capacità dell’uomo di vincere o di opporsi ad una resistenza esterna mediante impegno muscolare”.
La prestazione della forza può essere limitata da diversi fattori che possono essere strutturali-anatomici, fisiologici-biochimici, psiconeurologici-psicosociali, esterni- ambientali.
Tra questi ricordiamo:
La qualità delle fibre muscolari: distribuzione nel muscolo del patrimonio di
fibre rosse (ST) e fibre bianche (FT). Soggetti più ricchi di fibre FT sono più
forti rispetto ai soggetti con un numero maggiore di ST.
La capacità di attivare più fibre muscolari possibili: la frequenza di impulsi che
i neuroni motori trasmettono ai muscoli consente di superare il limite di soglia nel coinvolgimento di più fibre. Viene definita coordinazione intramuscolare l’ottimale sincronismo di intervento massimale delle fibre; il reclutamento muscolare segue il principio di Hennmann.
L’intervento coordinato dei muscoli sinergici: la prestazione di forza è maggiore se il muscolo agonista è coadiuvato dall’intervento dei muscoli sinergici che partecipano allo stesso movimento (coordinazione intermuscolare).
La sezione trasversa del muscolo: un muscolo a sezione trasversa maggiore sviluppa più forza (2-3 kg per cm al quadrato).
Gli attriti interni dovuti alla viscosità e al grado di elasticità delle componenti muscolari.
L’aumento del peso corporeo (massa magra): dovuto all’aumento delle sezioni trasverse dei muscoli.
La disponibilità delle riserve energetiche e il loro ottimale utilizzo.
La corretta modulazione di intervento dei muscoli antagonisti: la contrazioni di
questi ultimi ostacola il movimento.
La corretta esecuzione del gesto tecnico: migliorando la tecnica di esecuzione
del movimento specifico migliora anche la prestazione di forza.
La forza, nel suo significato più generale, è fondamentale per tutti gli atleti e per tutti gli sport a patto di saper chiaramente distinguere di quale tipo abbiamo bisogno e da dove viene l’energia per produrre la massima potenza.
I vari tipi di forza
È possibile distinguere diversi meccanismi che l’organismo utilizza per produrre energia, resintetizzando l’ATP (adenosintrifosfato). A seconda del tipo di sport o attività praticata noi utilizziamo uno di questi sistemi che si distinguono in anaerobici e aerobici.
Il meccanismo anaerobico si suddivide ulteriormente in anaerobico alattacido e in anaerobico lattacido.
Il primo sistema utilizza, per resintetizzare l’ATP, la fosfocreatina (CP); è il sistema più potente che il nostro organismo ha a disposizione, consente di effettuare sforzi ad intensità massimale per un tempo però estremamente breve (max 6-8 secondi). Intensità e durata sono sempre inversamente proporzionali, ovvero, più alta sarà l’intensità di sforzo e minore sarà la possibilità di protrarre lo sforzo nel tempo.
Viene definito alattacido quando non vi è accumulo di acido lattico.
Il secondo sistema produce energia utilizzando, mediante la glicolisi, gli zuccheri (glicogeno) come carburante. Essendo l’intensità di sforzo sub-massimale ed essendo insufficiente l’apporto di ossigeno vi è accumulo di acido lattico (per ogni molecola di glicogeno utilizzato si producono due molecole di acido lattico), con conseguente calo di prestazione (durata intorno ai 40-60 secondi).
Il terzo sistema invece produce energia utilizzando a scopo energetico glicogeno e grassi.
Siccome l’intensità di sforzo è bassa l’ossigeno respirato e sufficiente a coprire le necessità organiche e quindi durante la glicolisi l’organismo è in grado di riconvertire l’acido lattico prodotto in acido piruvico e quindi non si ha accumulo. A causa dell’intensità bassa sarà possibile prolungare lo sforzo per tempi lunghi.
Tipi di forza differenti sono caratteristici di ognuno di questi meccanismi; trascurare l’allenamento della forza è uno degli errori più gravi che un atleta possa fare; il secondo errore è allenarsi per un tipo di forza sbagliato.
Espressioni di forza
La forza può essere manifestata con espressioni dinamiche o statiche. Le dinamiche comprendono espressioni:
Concentriche (o superanti o vincenti o positive): quando la forza è superiore alla resistenza.
Eccentriche (o cedenti o negative): quando la forza è inferiore alla resistenza.
Combinate (o pliometriche): quando la fase concentrica viene preceduta da una contrazione eccentrica che prepara e favorisce una veloce inversione di
movimento.
Isocinetiche: quando, mediante l’utilizzo di particolari attrezzature
computerizzate, si riesce a mantenere costante la velocità angolare di
movimento.
Auxotoniche: quando mediante l’utilizzo di particolari resistenze (elastici) la
tensione muscolare aumenta durante il movimento. Le statiche comprendono espressioni:
Isometriche: quando non vi è variazione della lunghezza del muscolo durante la contrazione.
Classificazione
La letteratura sportiva classica segue tre forme fondamentali della forza che vengono codificate con il nome di forza massimale, forza veloce (o rapida), forza resistente.
martedì 28 dicembre 2021
REAZIONE MOTORIA E CAPACITÀ COORDINATIVE
Ciao amici oggi vi propongo un nuovo post sulla reazione motoria, associata alla coordinazione. L’introduzione è tratta da un articolo di Luca Airaghi, mentre il video è stato realizzato con un gruppo al primo anno di Under 16. Come sempre spero che il materiale sia di vostro interesse. Aspetto suggerimenti, per l’approfondimento di tematiche con riferimento all’allenamento, così da poter migliorare ed accrescere le varie proposte. A presto
Stefano Lorusso
La capacità di reazione è la capacità di eseguire rapide azioni motorie in risposta ad uno stimolo.
gli stimoli possono essere acustici, visivi, tattili e le risposte dovranno essere tempestive, adeguate e svolte rapidamente.
Se un azione viene svolta lentamente o in ritardo rispetto allo stimolo ricevuto si è in presenza di una normale azione motoria programmata.
I segnali a cui occorre reagire, come abbiamo detto, possono essere:
- visivi come i movimenti dei compagni, degli avversari, della palla.
- acustici come lo sparo dello start, fischi o comandi di arbitri o giudici.
- cinestesici, connessi a risposte di adattamento dell’equilibrio.
la capacità di reazione si può dividere in due categorie principali: la reazione motoria semplice e la reazione motoria complessa.
la reazione motoria semplice si ha quando l’atleta deve eseguire una determinata azione motoria in relazione ad uno stimolo pre-conosciuto.
Esempio: la partenza ai blocchi dell’atletica leggera dopo lo spero dello start.
la reazione motoria complessa si ha quando le variabili di stimolo non si possono controllare.
Luca Airaghi
martedì 21 dicembre 2021
IL PRINCIPIO DI PARETO E PERFORMANCE SPORTIVA PER LA CATEGORIA UNDER 13
La Legge o principio di Pareto, è un concetto assai conosciuto nell’ambito del Coaching e del management in generale e ultimamente sta tentando un approccio nel campo dell'allenamento sportivo.
Il Principio di Pareto, o Legge 80/20, è una legge empirica che, in breve, recita che l’80% di ciò che si ottiene è dovuto soltanto al 20% di ciò che si fa, o meglio “la maggior parte degli effetti è dovuta ad un numero ristretto di cause”.
In definitiva, l’80% delle performance sportive è detenuto dal 20% delle squadre, con riferimento alle categorie di riferimento e il risultato è generato dal 20% del tuo lavoro in allenamento.
Quindi, è il 20% di ciò che fai a generare l’80% dei tuoi risultati. Così, troverai che in molti riassumono tutto questo con frasi tipo “basta che fai maggiormente quel 20% e meno quell’80% per migliorare”, oppure “concentrati su quel 20% invece di dedicarti al restante 80%” o ancora “è quel 20% che ha la priorità su ciò che fai”.
Attenzione: questo è un modo semplicistico di vedere tale teoria.
Prendiamo una delle frasi usate come esempio in precedenza: l’80% dei risultati di una squadra è generato dal 20% del lavoro fatto in palestra. Si evince che il rimanente 20% dei risultati è generato dall’80% del lavoro. Perché concentrarsi quindi su così tanti piccoli dettagli per avere un ritorno in prestazione non all’altezza?
Molto semplice: perché quel 20% è necessario.
Ad esempio, pensa che quel 80% di piccoli dettagli, se ben allenati, contribuirà all'80% nella costruzione tecnica di un atleta. Non solo, ma tutti sappiamo che, ad esempio una buona preparazione, conta, soprattutto a livello di prevenzione. È importante ora definire, mediante un'accurata analisi quali sono i fattori dominanti che generano la realizzazione del risultato positivo.
La prima cosa da fare:
1) Può essere utile fare un brainstorming con i colleghi per capire quali possono essere le motivazioni di una vittoria o di una performace eccellente, chiaramente con riferimento alla categoria oggetto di ricerca.
Qui e' utile individuarne il piu' possibile senza pesarle in ordine di importanza
2) Eseguire un sondaggio tra i coach dopo aver messo a punto un opportuno modulo che elenca tutte le cause evidenziate, e ad ognuna delle quali sia possibile assegnare un punteggio (peso) es. da 1 a 10, dove si assegna 10 se si ritiene quella causa molto determinante per una vittoria e 1 se poco determinante. Per un'analisi sensata le eventuali cause devono essere un numero ragionevolmente elevato.
3) Si collezionano gli esiti del sondaggio e si sommano i punteggi per ogni causa.
A questo punto abbiamo tutti gli elementi per fare il grafico di Pareto, che mi dira', una volta stabilita una percentuale
a scelta (es. 60%) , quale sono l'insieme di cause che concorrono ad una vittoria secondo tale percentuale.
Una volta ottenuto questo risultato si puo' ottimizzare l'allenamento di una squadra, che andra' ad indirizzare appunto
quelle cause preponderanti rilevate precedentemente, evitando di indirizzare sforzi verso quelle che nell'insieme sono poco rilevanti.
Ora proviamo a fare un esempio di analisi con riferimento alla categoria under 12 femminile.
FATTORI CHE DETERMINANO UNA VITTORIA O PERFORMNCE ECCELLENTE CON RIFERIMENTO ALL'UDER 13 FEMMINILE
Inferiorità oggettiva dell'avversario
B. Qualitá e numero di servizi vincenti
C. Quantità di errori avversari
D. Attacchi vincenti dopo ricezione
E. Attacchi vincenti dopo difesa
INDICARE CON UN VALORE DA 1 a 10 IN ORDINE CRESCENTE CON RIFERIMENTO ALL'IMPORTANZA .
Scautizzando una serie di partite, nella categoria under 12 femminile si evidenzia che circa il 60% dei punti è generato dal numero di errori avversari, in media dai 13 ai 15 punti, con particolare riferimento agli errori in fase di "contrattacco". Un indice molto basso risulta essere il numero di punti realizzati dopo ricezione, circa il 5%. La battuta ha un'incidenza di circa il 20% e il restante 15% situazioni d'attacco, "palle gestite in palleggio con rincorsa e colpo d'attacco". Il fondamentale più carente in tutte le fasi del gioco è sicuramente il bagher. La tecnica è approssimativa in tutte la sue componenti, dal piano di rimbalzo all'azione corretta in spinta delle gambe, sia con divaricata sul piano frontale sia sul piano sagittale. La difficoltà di gestione dello spazio soprattutto per la mancanza di chiarezza nelle competenze e la scarsa propensione alla comunicazione crea confusione generando errori banali.
Forse per molti potrebbe sembrare la "scoperta dell'a acqua calda" ma vi assicuro che non è così scontato.
La mia proposta è quella di aumentare il volume di allenamento con riferimento alla tecnica di bagher. Studiare la corretta catena didattica e relativa metodologia di allenamento, proponendo esercizi dal''analitico al globale che rispecchiano fedelmente il gioco della pallavolo, che ricordo è uno sport DI RIMBALZO. A volte noi allenatori organizziamo gli allenamenti, senza tener conto dei presupposti fondamentali del gioco. Ad esempio utilizziamo molte esercitazioni dove, le atlete devono fermare la palla, creando situazioni irreali rispetto alla caratteristica fondamentale della pallavolo. Tutto quello che facciamo, può essere utile per migliorare la motricità generale, le capacità coordinative non specifiche al gioco, rendendo gli esercizi molto coreografici ma poco utili al raggiungimento dell'obiettivo specifico. Se analizziamo il tempo dedicato all'allenamento di una squadra di under 13femminile, possiamo supporre un volume generale di lavoro di circa 6 ore settimanali, più una o due gare a seconda se la squadra partecipa anche al campionato di under 13 e solo il 20% ha un volume di allenamento più alto di circa 2. Secondo un analisi fatta attraverso il grafico di Pareto "80/20" L'80% del volume generale di allenamento deve essere dedicato a limitare gli errori durante la fase di gioco. Con questo non vuol dire che dobbiamo far giocare per 2 ore le nostre atlete, ma dare stabilità agli elementi tecnici che nella cronologia del gioco possono creare l'errore. Tecnica e palla per la maggior parte del tempo!
Nelle partite di under 13 femminile la prima fase è costituita da una ricezione con bagher frontale o palleggio, "ricezione punto", o da una battuta dal basso. La seconda fase un appoggio o difesa attacco piazzato, alzata e contrattacco. In tutte e due le fasi la tecnica di bagher e palleggio ricopre un ruolo determinante per limitare il numero di errori punto. Con questo non voglio dire che l'attacco, soprattutto nella gestione corretta della rincorsa e possibilmente colpo non non è importante. Negli ultimi anni il livello antropometrico delle atlete e aumentato di molto creando ulteriori problematiche nella gestione dei fondamentali di seconda linea e di conseguenza nell'apprendimento in allenamento. A tal proposito durante le fasi di riscaldamento prepartita, sì notano atlete dotate di un buon attacco, che non viene confermato totalmente durante il gioco. Questo perché gli elementi tecnici che precedono l'azione di attacco sono molto approssimativi. "Ricezioni o appoggi imprecisi, alzate corte o troppo basse, ecc..." Per trarre delle conclusioni, a mio avviso in allenamento si fanno troppe cose, che costituiscono l'80% dell'inutile e poco quel 20% che serve realmente al nostro gioco sportivo. Un altro aspetto è che quel 20% di utile lo alleniamo in modo approssimativo, senza conoscerne accuratamente e scientificamente le azioni, nella catena cinetica del gesto tecnico. Ad esempio, senza voler giudicare nessuno, vedo molti colleghi che nell'allenamento del bagher in under 13 utilizzano molto tempo nella tecnica del bagher laterale, senza tenere presente che la palla ha una velocità non eccessiva e questa tecnica crea un adattamento prematuro e scorretto. "Ho notato che molte bambine anche nell'esecuzione del bagher di appoggio frontale con divaricata sul piano sagittale hanno un innalzamento predominante di una spalla rispetto all'altra". Domanda, ma cosa serve quando l'80% dei palloni arrivano frontali e lenti? "Perdita di tempo!" Questo vale anche per la tecnica di palleggio, privilegiando il più delle volte la tattica "con il palleggiatore in penetrazione" che la tecnica specifica con relativa precisione, con alzata in posto quattro e due. Sta a voi ora fare le vostre valutazioni se lo riterrete opportuno una ricerca. Io come sempre ho tentato di dare uno spunto per migliorare la nostra capacità di allenatori, e di conseguenza migliorare la prestazione tecnica delle nostre squadre. Buone feste.
mercoledì 24 novembre 2021
IL SISTEMA ECUCATIVO PSI.CO.M
martedì 2 novembre 2021
I GRANDI MAESTRI DELLA SCUOLA GIAPPONESE
sabato 30 ottobre 2021
LA MENTALITÀ FISSA O DI CRESCITA
"quello che ci manca focalizzando l'attenzione sugli atteggiamenti dei bambini"
Carol Dweck è un professore di psicologia alla Stanford University e un ricercatore di fama nel
La mentalità di 'forma mentis':
quello che ci manca focalizzando l'attenzione sugli atteggiamenti dei bambini nel campo della motivazione. Ha scritto opere importanti, tra cui il pluripremiato "Self-teorie: è il ruolo che hanno nella motivazione, la personalità e lo sviluppo," ed è stato pubblicato in numerose pubblicazioni, tra cui il Washington Post, The New Yorker e il New York Times. È famosa per la sua teoria della "mentalità", fissa o verso la crescita. Nel primo caso, gli studenti credono che la loro intelligenza e abilità sono definiti in una logica di crescita, credono che potranno sviluppare talenti e perfino l'intelligenza lavorando sodo. La mentalità di crescita è diventata popolare tra gli educatori per capire come gli studenti raggiungono e possono migliorare il loro rendimento scolastico.
Il problema, definito in modo generico e approssimativo, circa il potere di atteggiamenti o credenze negative, limita i benefici di uno sforzo e la concentrazione sui compiti stessi. Purtroppo, anche alcune persone, allenatori, educatori dovrebbero convincere gli studenti che hanno bisogno di adottare un atteggiamento più positivo rispetto alle proprie capacità e esperienze fatte (ciò che agli studenti viene insegnato) sotto il profilo metodologico e pedagogico sono nozioni immagazzinati nella memoria dei bambini a breve termine. I bambini stessi raramente sono consultati riguardo quello che stanno imparando o realizzando, anche se il loro genuino entusiasmo ad imparare, sembra aumentare la capacità di apprendimento quando avviati nel processo formativo. — Anche la qualità delle strutture sotto il profilo estetico e ricco di materiale, favorisce e migliora la capacità di apprendimento dei bambini. Il materiale didattico dedicato alla formazione sul l'importanza di adottare metodologie che favoriscano una positiva mentalità di crescita raramente si occupa di chiedere se il curriculum degli allievi è significativo, se la pedagogia è premurosa, o se la valutazione dell'apprendimento degli studenti è autentica (in contrasto con la definizione di successo semplicemente come punteggi più elevati sulle prove standardizzate). Tutto quello che dobbiamo fare è ottenere e adottare l'atteggiamento giusto nei riguardi di bambini aiutandoli a pensare con ottimismo circa la loro capacità di gestire qualunque cosa dovranno realizzare. Il consigli più concreti offerti da Dweck e altri seguaci della mentalità crescita è cercare di lodare i bambini per il loro sforzo ("Ti sei sforzato e hai realizzato un compito molto difficile"), piuttosto che per la loro capacità ("Sei davvero intelligente") al fine di convincerli a perseverare. (Il 'motore di ricerca di Google le parole "lode" e "sforzo" insieme: hanno più di 70 milioni di visite.) Ma il primo problema con questo cambiamento è che lodare i bambini per il loro sforzo trasforma il problema, come molti studi hanno confermato. Questo sistema, potrebbe comunicare ai bambini che: "se ho dovuto sforzarmi tanto per raggiungere l'obiettivo è vero che ho delle difficoltà ad imparare e quindi è improbabile che riuscirò in futuri compiti. ("Se mi stai complimentando per spronarmi a lavorare duro, dovrò davvero essere perdente.").La preoccupazione più grave, tuttavia, è che ciò che è davvero problematico è la lode, per sé. È una ricompensa verbale, un incentivo estrinseco e, come altri premi, è spesso interpretato dal destinatario come una manipolazione. Una letteratura di ricerca sostanziale ha dimostrato che i bambini sono in genere meno interessati in qualunque cosa fossero ricompensati o elogiati a fare, perché adesso il loro obiettivo è solo quello di ottenere la ricompensa o la lode. Una reazione primordiale ed istintiva. La caratteristica più importante di un giudizio positivo non è che è positivo, ma che è una sentenza; si tratta piuttosto di controllare il rispetto incoraggiando. Quello che ai bambini effettivamente serve è, un feedback non giudicante e un incondizionato supporto — l'antitesi di una paternalistica pacca sulla spalla per aver saltato attraverso i nostri cerchi. La soluzione, pertanto, va ben al di là di una messa a fuoco su che cosa è essere elogiato — vale a dire elogiando sia la capacità sia lo sforzo.Così, la sfida per un insegnante, un genitore o un manager deve prendere in considerazione una moratoria su riconpense verbali. Abbiamo bisogno di comprendere le differenze più profonde: tra motivazione estrinseca ed intrinseca e tra "facendo" e "lavorare con" strategie. Purtroppo, siamo scoraggiati dal riflettere su queste distinzioni più significative — e da mettere in discussione il modello intero (di cui la lode è un esempio)
All'interno del video ci sono alcuni concetti espressi in modo semplice e a mio avviso applicabili anche Nell'apprendimento delle tecniche sportive .
martedì 26 ottobre 2021
ALLENAMENTO PER LA RAPIDITÀ E TECNICA DI BAGHER
La rapidità e "la capacità di combinare accelerazioni, esplosività e reattività su più piani e direzioni", suggerendo che la rapidità consiste in capacità di accelerazione e di reazione cognitiva. Da questo assunto Moreno (1995) concluse che la rapidità è una componente della dell'agilità. Questa capacità é espressione di una risposta a stimoli riferiti al corpo intero mentre cambia velocità o direzioni. Recenti indagini si concentrano sull'appoggio del piede, la capacità di muoverlo velocemente e non si sbilanciano sul contributo della forza. Possiamo affermare che la agilità, oltre agli aspetti di discriminazione spaziale, dipende da fattori sia cinematici (tempo di contatto reazione "al terreno") sia cinetici (sviluppo della forza orizzontale e mantenimento della stabilità) perché l'aspetto neuromuscolare (il più decisivo a nostro avviso) sia di difficile interpretazione perché legato alla gestione dell'equilibrio, alla realizzazione dello speedy movement e alla gestione della coordinazione Inter segmentaria. In questo video ci sono alcune brevi proposte di allenamento per la rapidità con l’inserimento di lavori propriocettivi e di sensibilizzazione per il bagher.