martedì 2 giugno 2015


LO STATO DI FLOW





Ciao amici, oggi voglio proporvi un post molto interessante di psicologia sportiva e coaching. Di seguito c'è una breve spiegazione del tema trattato e all'interno del mio sito nella cartella coaching, potete scaricare un file con una ricerca sulla teoria del flusso di coscienza "Flow" o dell'esperienza ottimale https://sites.google.com/site/professionalvolley/coaching Buona lettura. 
                                                      Stefano Lorusso.


In psicologia, il flusso (in inglese flow), o esperienza ottimale (spesso citato come trance agonistica nel linguaggio sportivo), è uno stato di coscienza in cui la persona è completamente immersa in un'attività.Questa condizione è caratterizzata da un totale coinvolgimento dell'individuo: focalizzazione sull'obiettivo, motivazione intrinseca, positività e gratificazione nello svolgimento di un particolare compito. Il concetto di flusso fu introdotto nel 1975 dallo psicologo Mihály Csíkszentmihályi nella sua teoria del flusso, e si è poi diffuso in vari campi di applicazione della psicologia, come lo sport, la spiritualità, l'istruzione, o la seduzione.

martedì 12 maggio 2015




PROFESSIONAL COACH
PASSAGGIO DAL MINIVOLLEY
ALL'UNDER 12









L'etimologia della parola "bagher" deriva dalla lingua Ceca "bagr" e dallo Slovacco "bagger". Il significato è escavatrice, infatti, il suo movimento assomiglia a quello di una pala meccanica o per l'appunto escavatrice.
Il "bagher" fa parte dei fondamentali della pallavolo ed è l'elemento dominante nella tecnica e tattica di ricezione. In questo elaborato daremo spazio all'allenamento della tecnica di bagher in tutte le sue forme, tralasciando quella per il palleggio. Il bagher è principalmente utilizzato come primo tocco e fondamentalmente ha due scopi


Nel 1952, per la prima volta in questo gioco sportivo, furono utilizzate delle respinte a braccia unite, classificabili come salvataggi. Il gesto tecnico di bagher, fu adottato per la prima volta in competizioni internazionali, nel 1956 dalla Cecoslovacchia. In seguito fu affinato in Giappone dove diventò non solo una tecnica di gioco ma una filosofia che caratterizzò lo sviluppo di questo fondamentale in tutto il mondo. Gli Asiatici, maestri nella ginnastica hanno riportato sistemi di allenamento a volte coreografici che hanno affascinato intere generazioni di allenatori.
Nel 1958 i Cecoslovacchi ne fecero un uso esemplare e proprio da qui fu introdotto a tutti gli effetti questo fondamentale che avrebbe modificato e variato in meglio il gioco della pallavolo.


 1) l'appoggio su palla libera o come piace a noi "scimmiottare ", gli americani "free ball"

 2) la ricezione su servizio avversario.

Ci sono altre occasioni in cui viene impiegato, questo fondamentale, ovvero nella copertura, nella difesa e nell'alzata.


Secondo quanto espresso si comprende l'importanza di aumentare il volume di lavoro da dedicare all'allenamento del bagher, in tutte le sue forme.

 Ricordo che senza un buon primo tocco non possiamo impostare correttamente le nostre azioni e quindi condizioniamo tutta la cronologia del gioco e dunque, l'azione successiva dovrà colmare le precedenti carenze.
A livello giovanile il bagher, ricopre un ruolo dominante in percentuale ore di allenamento dedicate a questo fondamentale. 
La ricezione, come fondamentale di squadra condiziona in modo determinante il risultato di una gara, quindi migliore è la qualità del gesto tecnico individuale, maggiore sarà la percentuale di ricezioni positive. Nella programmazione degli allenamenti settimanali gli esercizi per la ricezione associata al servizio, soprattutto in forma sintetica,. dovranno prevedere un'alta percentuale in ore di lavoro.

L’allenatore deve porre la massima attenzione al modello tecnico che sceglierà per l’insegnamento del fondamentale di bagher  nella pallavolo femminile, da non confonderli con modelli simili a quella maschile.

venerdì 1 maggio 2015



PASSAGGIO DAL MINIVOLLEY
ALL'UNDER 12

IL PALLEGGIO




Un caro saluto agli amici colleghi e simpatizzanti del mio Blog. Vi propongo la seconda lezione che è dedicata al fondamentale di palleggio il video che ho realizzato con le atlete del mio gruppo di età compresa tra i 9 e 10 anni fornisce degli spunti per l'allenamento del palleggio con esercizi in catena didattica sia di appoggio sia di alzata. Come ricordo spesso nei post, Il modello di prestazione tecnica è stato scelto dopo un'attenta valutazione delle caratteristiche che ho osservato sia su atlete di vertice con riferimento alla categoria sia con atlete di alto livello che hanno realizzato un percorso similare. Come potete notare gli elementi fondamentali che caratterizzano questa tecnica sono la parziale distensione delle braccia, con l'uso dominante dell'azione dei polsi, la buona PROPRIOCETTIVITÀ delle meni che io definisco"Prensili". Come sempre questa è una scelta non è l'assoluto. Inoltre all'interno del mio sito all'indirizzo https://sites.google.com/site/professionalvolley/home potete trovare un file che riassume alcune parti della lezione trattata. Spero possiate trovare spunto per migliorare le  performance  tecniche delle vostre piccole atlete. Buon lavoro e arrivederci alla prossima lezione. Stefano Lorusso






venerdì 10 aprile 2015

PASSAGGIO DAL MINIVOLLEY ALL’UNDER 12





Il lavoro realizzato in questo video é dedicato particolarmente agli allenatori del settore giovanile, femminile ponendo come obiettivo principale, l'allenamento per la motricitá e l'esecuzione dei fondamentali individuali . All'interno, oltre ad una descrizione sulla tecnica specifica, troverete spunti di riflessione per creare percorsi didattici su base scientifica che potrete utilizzare sia per l'allenamento degli schemi motori di base, le capacità condizionali e coordinative, sia per l'apprendimento dei fondamentali individuali. Inoltre ci sono una serie di lezioni con esercizi a carattere analitico, sintetico e globale.
Osservando le migliori scuole di pallavolo giovanile e ponendole fra le prime nazionali al mondo, Giappone, Brasile, Cina, Russia, l'Italia non può fare altro che migliorare, imparando da queste, il loro livello di gioco e la preparazione fisica e tecnica, aspetti che si influenzano reciprocamente, creando un binomio indivisibile.
Nella pallavolo femminile giovanile Italiana, "tranne pochissime realtà", si evidenzia un decadimento tecnico che sta influenzando nell'ultimo periodo anche la pallavolo maschile. Gli allenatori sono, a mio avviso sempre più alla spasmodica ricerca del raggiungimento assoluto di risultati sportivi che danno prestigio nell'immediato, ma purtroppo, realizzano delle performance finali non apprezzabili nel tempo, soprattutto a livello internazionale. La tendenza generale è di proporre alle giovani atlete troppo superficialmente modelli tecnici non appropriati, utilizzando metodologie di allenamento derivanti da sistemi empirici e poco scientifici.
Nel settore giovanile bisogna aumentare la percentuale, di lavoro da dedicare all'allenamento per la motricitá generale e specifica sia a livello coordinativo sia condizionale con particolare riferimento alla capacità di forza. Per l'allenamento tecnico è importante dedicare un'alta percentuale di  tempo agli esercizi analitici e sintetici, dando meno spazio alle esercitazioni a carattere globale. Le giovani atlete  devono aumentare il loro livello tecnico, obiettivo raggiungibile con l’aumento del numero delle ripetizioni di ogni gesto atletico e tecnico. Le abilità motorie sono azioni intere o parti di esse che si automatizzano con un elevato numero di ripetizioni. Sarà importante, nel tempo creare un giusto transfert tra la corretta esecuzione tecnica analitica e la realtà che si realizza durante la gara. La catena didattica dovrà favorire un feedback tra l'analitico e il gioco.
È noto che l'età in cui le bambine iniziano un'attività agonistica si è notevolmente abbassata. Con  "attività agonistica" intendo un impegno di quattro giorni alla settimana, tre  allenamenti  e una  partita  per un totale di 6 - 8 ore complessive. L'attività di minivolley e promozione sportiva è frequentata perlopiù da una fascia di età compresa tra gli 8 - 9 anni, con un'alta percentuale di bambine tra i 6 - 7 anni per un impegno di circa 2/3 ore alla settimana.Questa "precocità" crea delle problematiche nella programmazione e attuazione di protocolli tecnici e motori specifici per l'età Mcon il rischio di proporre catene didattiche e modelli adattati e non appropriati. L'allenamento sportivo deve avvalersi di sistemi su base scientifica rispettando le tappe di sviluppo psicomotorio proprie di ogni etá. La pallavolo, per la sua specificitá è un gioco sportivo che richiede abilitá coordinative fini e capacità condizionali, con particolare riferimento alla forza, elevate. 
La caratteristica che differenzia questo sport di squadra da altri, è che la palla non può essere fermata. La pallavolo, infatti è definita "sport di rimbalzo". Il fondamentale di bagher è senza dubbio quello che presenta più difficoltà nell'allenamento sia per gli allenatori sia per l'apprendimento delle giovani atlete. Questo lavoro ha l'obiettivo di fornire dei percorsi didattici divisi per lezioni "temi" con varie esercitazioni pratiche La pallavolo, per la sua specificitá è un gioco sportivo che richiede abilitá 

coordinative fini e capacità condizionali, con particolare riferimento alla forza, elevate. La 

caratteristica che differenzia questo sport di squadra da altri, è che la palla non può essere fermata. La pallavolo, infatti è definita "sport di rimbalzo". Il fondamentale di bagher è senza dubbio quello che presenta più difficoltà nell'allenamento sia per gli allenatori sia per l'apprendimento delle giovani atlete. Questo lavoro ha l'obiettivo di fornire dei percorsi didattici divisi per lezioni "temi" con varie esercitazioni pratiche. 



1 LEZIONE

RISCALDAMENTO E MOTRICITÁ.

In questo video potete vedere alcuni esercizi in catena didattica per la fase di riscaldamento e l'attività motoria sia generale sia specifica. Il video è stato realizzato con un gruppo di bambine di 9 anni.  A quest'età non è semplice coniugare l'attività formativa specifica per lo sport in oggetto e l'aspetto ludico. Sarà  la capacità motivazionale e l'organizzazione da parte dell'allenatore, "insegnante" che farà la differenza nella qualità del risultato. Come ho detto precedentemente l'impegno è di tre allenamenti alla settimana di due ore, più la partita di under 12 e i vari circuiti di MINIVOLLEY.. Vi assicuro che non è semplice dopo due ore di allenamento dire alle piccole atlete che l'attività è finita.
Ci vuole molto impegno da parte mia e della mia collega a trasferirle "a volte di peso" dalla palestra allo spogliatoio. Come sappiamo bene noi allenatori purtroppo il tempo è tiranno!
Solitamente durante la fase di riscaldamento, organizzo un gioco dove, oltre all'innalzamento della temperatura corporea sono sollecitati I principali schemi motori di base (correre, lanciare, afferrare, colpire, strisciare) creando all'interno del gioco differenziazioni spaziali (sopra, sotto, dentro, fuori). Il gioco avrà anche la funzione di "scaricare" la tensione accumulata durante le tante ore passate a scuola. 

Primo gioco: fulmine con lo scudo.

Materiale: due coppie di palloni morbidi con colore diverso.
Obiettivi: schemi motori di base, correre, lanciare, afferrare, colpire, strisciare.

Due bambine, con due palloni "ad esempio rossi", dovranno colpire le compagne che si sposteranno all'interno di tutta la superficie di gioco correndo. Altre due bambine avranno due palloni "ad esempio gialli", che avranno la funzione di scudo, e dovranno passarla alle altre compagne che stanno per essere colpite. Chi viene colpito dovrà fermarsi sul posto con le gambe divaricate. Per essere liberate una bambina dovrà passare sotto le gambe della stessa strisciando.

Secondo gioco: mare, montagna, città.

Materiale: spalliere, panche, materassi. 
Obiettivi: S.M.B, correre, saltare. Differenze spaziali dentro, fuori, sopra, sotto. Riscaldamento addominali

Le bambine corrono sparse all'interno della palestra, quando l'insegnante darà "il comando" mare, le bambine dovranno posizionarsi prone a terra, l'ultima arrivata farà 10 addominali, quando l'insegnante dirà montagna le bambine dovranno salire su un punto rialzato rispetto al pavimento, l'ultima arrivata farà 10 addominali. Quando l'insegnante dirà città le bambine si posizioneranno all'interno del cerchio posto al centro della palestra, l'ultima arrivata farà 10 addominali. Quando l'insegnante dirà attenti al lupo lei/lui o una bambina nominata dovrà correre e toccare più bambine possibili, chi sarà presa farà 10 addominali.
Con questo sistema, partendo dagli obiettivi si possono creare numerosi giochi di riscaldamento.

giovedì 5 marzo 2015

LO STRETCHING

La parola "stretching" è un termine che proviene dall'inglese "ti stretchin" che in italiano significa allungamento. È un sistema che consiste nell'allungamento muscolare e nella mobilizzazione delle articolazioni attraverso l'esecuzione di esercizi di stiramento, semplice complessi, allo scopo di mantenere il corpo in un buono stato di forma. Le origini stretching
Sono varie, quello più conosciuto è quello codificato da Bob Henderson. Gli esercizi di stretching sollecitano, come precedentemente descritto l'intervento delle forze elastiche interne al muscolo.
Prenderemo in considerazione due tecniche fondamentali di allungamento, le tecniche statiche e quelle dinamiche

Tecniche statiche
Si pensa, ad una prima analisi, che le metodiche di stretching statico intervengono solamente sul sistema muscolo-tendineo, in realtà si parla di stretching fasciale o connettivale perché queste strutture vengono modificate dall'allungamento. Ricordiamo che il sistema fasciale comprende le aponeurosi, i legamenti il tessuto connettivo presente all'interno del muscolo come fibra collagene e all'esterno come tessuto fasciale di contenimento.
L'allungamento muscolare e influenzato da due principali fattori di esecuzione: l'intensità e il volume o durata. Le deformazioni plastiche del tessuto fasciare si ottengono con una bassa intensità di esecuzione (sotto la soglia del dolore)
Mantenimento abbastanza lungo della posizione (alta data di esecuzione). Inoltre anche la velocità di esibizione importante, infatti un movimento brusco provoca l'attivazione del riflesso miotatico o di stiramento. Questo determina come azione di difesa una contrazione del muscolo e quindi un accorcia e go dello stesso.
La tecnica realizzata da Bob Henderson e la diffusa grazie alla sua relativa facilità di esecuzione. Il segmento corporeo da allungare viene portato lentamente al limite del suo range di movimento, dove si accentua la sensazione di intenzione di allungamento, quest'ultima comunque non dev'essere mai dolorosa.
Questa posizione deve essere mantenuta dai 15 ai 30 secondi e anche di più se le articolazioni interessate sono quelle degli arti inferiori o della colonna vertebrale. Si tratta di una tensione di allungamento detta anche passiva, in quanto la posizione della tensione si raggiungono grazie alle forza di gravità o all'aiuto di un compagno o semplicemente con l'intervento di altri gruppi muscolari.
I miglioramenti con questa tecnica si ottengono perché le strutture muscolari fasciali (connettivali) sono capaci, data la loro plasticità, di adeguarsi alle maggiori richieste di "tensione mento". Se questo aumenta con la pratica degli esercizi di stretching esse si adegueranno allungandosi, se invece diminuirà con l'inattività tenderanno ad accorciarsi.
Un'altra tecnica di allungamento che appartiene allo stretching statico o connettivale è quella definita PNF (Propriocettive Neuromuscolar Facilitation) messa a punto da Kabat.
Viene eseguita una contrazione isometrica submassimale di serio 10 secondi, un rilassamento di 2 o 4 secondi ed infine un allungamento simile alla tensione di sviluppo di Handerson sul muscolo da allungare. Ogni sequenza di contrazione, rilassamento allungamento viene ripetuta tre o quattro volte. Questo metodo si basa sul riflesso miotatico inverso di Sherrington,
secondo il quale gli organi muscolo-tendindi del Golgi, siti all'interno dei tendini, sono sensibili allo stiramento prodotto da una forte contrazione circolare come quelle isometriche questi organi inviano al sistema del ruolo centrale informazioni riguardanti la forza di contrazione muscolare attraverso il nervo sensorio. Se questa contrazione è tanto forte da poter arrecare un danno, il sistema nervoso centrale rinvia un informazione attraverso il nervo motorio, che provoca un rilassamento del minuscolo interessato. Pertanto si parla di riflesso nervoso inibitore (o di inibizione autogena), che faciliterebbe il successivo allungamento muscolare. Questa tecnica di allungamento muscolare necessita tuttavia di una fase preliminare di apprendimento adeguato, prima di poterne ricavarne i 
massimi benefici, può essere consigliabile l'assistenza di un fisioterapista. All'interno del mio sito, "
all'indirizzo https://sites.google.com/site/professionalvolley/home Potete trovare le tabelle con i disegni sulla corretta postura per l'esecuzione. Spero come sempre di essere stato utile per migliorare il vostro lavoro in palestra. Buona giornata. Stefano Lorusso.