sabato 20 agosto 2022

 


IL METODO SINTETICO 

TEORIA E PRATICA 





Il metodo  sintetico è utile per allenare la tecnica attraverso un percorso basato sulla ripetizione del gesto contestualizzato nella parte di un sistema in situazione facilitata


  • Intensità moderata con riferimento all’efficacia


  • Ripetizioni controllate “l’azione si ferma dopo un errore e si ripete”


  • Valutazione continua dell’efficacia “Apprendimento positivo”


Questa metodologia è utilizzata durante la fase di stabilizzazione e sensibilizzazione delle tecniche fondamentali di gioco, adatta all’allenamento dei giovani atleti.


Gli esercizi devono seguire i principi fondamentali dell’allenamento, partendo da situazioni facilitate a più complesse. In una prima fase di apprendimento la semplificazione degli esercizi miglioreranno l’autostima mediante un feedback positivo. In questa fase dell’ allenamento si privilegerà la quantità, con riferimento al numero di ripetizioni all’intensità di carico.


La programmazione del lavoro tecnico sarà in funzione al livello individuale e di squadra dei giocatori.

Di seguito ci sono delle proposte in progressione didattica in forma sintetica per la gestione di situazioni semplici di attacco e difesa.


Stefano Lorusso 




Preparazione: Dividere le atlete in due squadre di 5/6giocatrici nei due campi

Esecuzione: Fase di gioco controllato in palleggio e bagher ponendo l'attenzione sull'esecuzione tecnica. Dopo un appoggio verso il palleggiatore in zona 3 su palla lanciata dall'allenatore in zona 6 Alzata verso zona 4/2 e palleggio con rincorsa d'attacco verso zona 6 nel campo opposto. Il giocatore di zona 6 si scambia la posizione con quello che ha mandato la palla nell'altro campo.

Varianti: Le atlete eseguono un attacco piazzato verso zona



Preparazione: Dividere le atlete in due squadre di 5/6giocatrici nei due campi

Esecuzione: Fase di gioco controllato in palleggio e bagher ponendo l'attenzione sull'esecuzione tecnica. Dopo un appoggio verso il palleggiatore penetra da zona 1 su palla lanciata dall'allenatore in zona 6 Alzata verso zona 4/2 e palleggio con rincorsa d'attacco verso zona 6 nel campo opposto. Il giocatore di zona 6 si scambia la posizione con quello che ha mandato la palla nell'altro campo.

Varianti: Le atlete eseguono un attacco piazzato verso zona. In una situazione più evoluta inserire un giocatore centrale.



Preparazione: Dividere le atlete in due squadre di 5/6giocatrici nei due campi

Esecuzione: Fase di gioco controllato in palleggio e bagher ponendo l'attenzione sull'esecuzione tecnica. Dopo un appoggio il palleggiatore penetra da zona 1 su palla lanciata dall'allenatore in zona 6 Alzata verso zona 4 e palleggio con rincorsa d'attacco in diagonale nel campo opposto. Il giocatore dopo aver attaccato scambia la posizione con quello di zona 5 che ruoterà in zona 6 il giocatore di zona 6 esce dal campo verso zona 4 per ricominciare la rotazione. Porre attenzione sugli spostamenti in difesa e sui timing d'ingreso deL palleggiator.

Varianti: Le atlete eseguono un attacco piazzato verso zona. In situazione più evoluta inserire un centrale.











martedì 9 agosto 2022

L’ALLENAMENTO VISIVO

I NEURONI SPECCHIO 





L’Apprendimento motorio per imitazione, comprensione delle azioni e loro previsione, empatia, sono i tre campi in cui i neuroni specchio sono implicati, e che sono perciò utilizzati per studiare al meglio la funzionalità di questi neuroni.
L’apprendimento, per dirla in breve, è l’acquisizione di una “tecnica” che poi potrà essere riproposta in futuro. Nello specifico l’apprendimento motorio è l’acquisizione di un nuovo pattern che comprenda sia un’azione, sia un comportamento, sia un’espressione. 
L’apprendimento motorio, può avvenire, parlando di neuroni specchio, per imitazione. 
L’apprendimento motorio seguirà sempre tre stadi: coordinazione grezza, coordinazione fine, autonomo o della disponibilità variabile. I neuroni specchio ricoprono senz’altro un ruolo fondamentale nel primo stadio

NEURONI SPECCHIO

I neuroni specchio sono una classe di neuroni che si attivano selettivamente sia quando si compie un'azione (con la mano o con la bocca) sia quando la si osserva mentre è compiuta da altri (in particolare da conspecifici). I neuroni dell'osservatore "rispecchiano" quindi ciò che avviene nella mente del soggetto osservato, come se fosse l'osservatore stesso a compiere l'azione. Questi neuroni sono stati individuati nei primati, in alcuni uccelli e nell'uomo. Nell'uomo, oltre ad essere localizzati in aree motorie e premotorie, si trovano anche nell'area di Broca e nella corteccia parietale inferiore. Alcuni scienziati considerano la scoperta dei neuroni specchio una delle più importanti delle neuroscienze degli ultimi dieci anni. Per esempio Ramachandran ha scritto un saggio sulla loro importanza potenziale nello studio dell'imitazione e del linguaggio.

Nella scimmia i neuroni specchio sono stati localizzati nella circonvoluzione frontale inferiore e nel lobulo parietale inferiore. Questi neuroni sono attivi quando le scimmie compiono certe azioni, ma si attivano anche quando esse vedono compiere da altri la stessa specifica azione. Utilizzando la risonanza magnetica funzionale (fMRI), la stimolazione magnetica transcranica (TMS) e l'elettroencefalografia EEG, i ricercatori hanno dimostrato che nel cervello umano esiste un sistema analogo (esiste cioè una sincronia fra azione e osservazione).

La funzione del sistema specchio è soggetto di molte ipotesi teoriche. Questi neuroni possono essere importanti per la comprensione delle azioni di altre persone e quindi per l'apprendimento attraverso l'imitazione. Alcuni ricercatori ritengono che il sistema specchio possa simulare le azioni osservate e perciò contribuire a una teoria della conoscenza o, come qualcuno la chiama, teoria della mente. Altri pongono i neuroni specchio in relazione con le caratteristiche del linguaggio. È stato anche proposto il collegamento tra il sistema specchio con le patologie della conoscenza e della comunicazione, in particolare l'autismo. Sono in corso ricerche su varie possibilità in molte direzioni.

La Scoperta

Negli anni '80 e '90 il gruppo di ricercatori dell'Università di Parma coordinato da Giacomo Rizzolatti e composto da Luciano FadigaLeonardo FogassiVittorio Gallese e Giuseppe di Pellegrino si stava dedicando allo studio della corteccia premotoria. Avevano collocato degli elettrodi nella corteccia frontale inferiore di un macaco per studiare i neuroni specializzati nel controllo dei movimenti della mano, come il raccogliere o il maneggiare oggetti. Durante ogni esperimento era registrato il comportamento dei singoli neuroni nel cervello della scimmia mentre le si permetteva di accedere a frammenti di cibo, in modo da misurare la risposta neuronale a specifici movimenti. Come molte altre notevoli scoperte, quella dei neuroni specchio fu dovuta al caso. L'aneddottica racconta che, mentre uno sperimentatore prendeva una banana in un cesto di frutta preparato per degli esperimenti, alcuni neuroni della scimmia che osservava la scena avevano reagito. Come poteva essere accaduto questo, se la scimmia non si era mossa? Se fino ad allora si pensava che quei neuroni si attivassero soltanto per funzioni motorie? In un primo momento gli sperimentatori pensarono si trattasse di un difetto nelle misure o un guasto nella strumentazione, ma tutto risultò a posto e le reazioni si ripeterono non appena fu ripetuta l'azione di afferrare.

Da allora questo lavoro è stato pubblicato, con l'aggiornamento sulla scoperta di neuroni specchio localizzati in entrambe la regioni parietali frontali inferiori del cervello e confermato.

Nel 1995, Luciano Fadiga, Leonardo Fogassi, Giovanni Pavesi e Giacomo Rizzolatti dimostrano per la prima volta l'esistenza nell'uomo di un sistema simile a quello trovato nella scimmia. Utilizzando la stimolazione magnetica transcranica trovano infatti che la corteccia motoria dell'uomo viene facilitata dall'osservazione di azioni e movimenti altrui. Più recentemente, altre prove ottenute tramite fMRI, TMS, EEG e test comportamentali hanno confermato che nel cervello umano esistono sistemi simili e molto sviluppati. Sono state identificate con precisione le regioni che rispondono all'azione/osservazione. Data l'analogia genetica fra primati (compreso l'uomo), non è affatto sorprendente che queste regioni cerebrali siano strettamente analoghe in essi.

Neuroni specchio nelle scimmie

Il primo animale in cui i neuroni specchio sono stati individuati e specificamente studiati è il macaco. In questa scimmia i neuroni specchio sono stati localizzati nella circonvoluzione frontale inferiore (chiamata regione F5) e nel lobo parietale inferiore. Gli esperimenti hanno provato che i neuroni specchio fanno da mediatori per la comprensione del comportamento altrui. Ad esempio, un neurone specchio che si attiva quando la scimmia strappa un pezzo di carta, si attiva anche quando la stessa scimmia ne vede un'altra (o un altro primate) fare lo stesso gesto o anche se solo sente il rumore della carta strappata, senza informazione visuale. Queste proprietà hanno indotto i ricercatori a pensare che i neuroni specchio codifichino concetti astratti per azioni del tipo suddetto ("strappare carta") sia quando l'azione è compiuta direttamente, sia quando giunge l'informazione che è compiuta da altri. La funzione dei neuroni specchio nei macachi non è ben compresa, dato che gli individui adulti non sembrano in grado di imparare per imitazione. Esperimenti recenti mostrano che cuccioli di macaco possono imitare i movimenti facciali degli umani solo quando sono neonati e solo durante una finestra temporale limitata. Comunque, non si sa ancora se i neuroni specchio sono collegati a tipi di comportamento "fine" come questo. Si sa per certo però, che nelle scimmie adulte i neuroni specchio permettono loro di capire ciò che un'altra scimmia sta facendo, di riconoscerne l'azione specifica.

Il sistema neuronale specchio nell'uomo

L'osservazione diretta dei neuroni specchio è più difficile nell'uomo che non nelle scimmie. Mentre in queste ultime si possono osservare i singoli neuroni, nell'uomo si possono osservare le attivazioni solo attraverso variazioni nel flusso sanguigno dovute ad esse. I primi esperimenti con esseri umani, condotti con immagini di azioni (afferrare, ecc.) prodotte graficamente al computer, diedero risultati deludenti. La ripetizione degli stessi esperimenti con azioni eseguite e osservate fra persone in carne e ossa diede invece risultati più concreti. Affinando le tecniche di indagine (fMRI) e di brain imaging è stata eseguita una localizzazione precisa dei neuroni specchio umani. Le aree contemporaneamente attive durante l'osservazione degli atti altrui sono risultate:
  1. la porzione rostrale anteriore del lobo parietale inferiore; 
  2. il settore inferiore del giro pre-centrale; 
  3. il settore posteriore del giro frontale inferiore; 
  4. in alcuni esperimenti si osservano attività anche in un'area anteriore del giro frontale inferiore 
  5. nella corteccia pre-motoria dorsale. Questo per quanto riguarda l'azione e l'osservazione di movimenti fondamentali, ancora slegati da comportamente emotivi.
Esperimenti condotti da Giovanni Buccino e altri nel 2001, dimostrano che nell'uomo l'attivazione dell'area di Broca e di altre aree in presenza di azioni complesse (afferrare per mangiare, dare un calcio a un pallone, prendere oggetti per ordinare) è senz'altro collegata al linguaggio in un sistema di "risonanza" più complesso che non quello della scimmia. La differenza sostanziale è che il sistema umano dei neuroni specchio codifica atti motori transitivi e intransitivi, è cioè capace di codificare sia il tipo di azione che la sequenza dei movimenti di cui essa è composta. Nell'uomo non è necessaria una effettiva interazione con gli oggetti: i suoi neuroni-specchio si attivano anche quando l'azione è semplicemente mimata. Anche se il loro ruolo primario rimane quello di comprendere le azioni altrui, il contesto umano è evidentemente più complesso.

Il significato profondo di "sistema specchio"

Il grande fisico, matematico ed epistemologo Henri Poincaré sosteneva (1913) che le coordinate spaziali intorno al nostro corpo e quindi il nostro rapporto con gli oggetti e le persone che ci circondano coinvolgevano le parti fondamentali del nostro sistema nervoso, per cui il coordinamento con il nostro "esterno" non sarebbe una conquista dell'individuo ma della specie.

Da quando i neuroni specchio sono stati scoperti, un grande e giustificato clamore s'è fatto sulla loro importanza (cfr. i citati Ramachandran e Rizzolatti). In particolare vi sono state molte ricerche sulla loro evoluzione e sui loro rapporti con l'evoluzione del linguaggio, proprio perché nell'uomo i neuroni specchio sono stati localizzati vicino all'area di Broca. Ciò ha comportato la convinzione (per alcuni la prova) che il linguaggio umano si sia evoluto tramite l'informazione trasmessa con le prestazioni gestuali e che infine il sistema specchio sia stato capace di comprendere e codificare/decodificare. Ormai è certo che tale sistema ha tutto il potenziale necessario per fornire un meccanismo di comprensione delle azioni e per l'apprendimento attraverso l'imitazione e la simulazione del comportamento altrui. In questo senso è opportuno ribadire che il riconoscimento non avviene soltanto a livello motorio ma con il riconoscimento vero e proprio dell'azione, intesa come evento biofisico.

Come per molte teorie sull'evoluzione del linguaggio, anche in questo caso vi è ancora una discussione aperta per carenza di dimostrazioni evidenti. Le ricerche collegano i neuroni specchio anche alla comprensione dei comportamenti che manifestano un'intenzione non ancora manifestata ma tesa a risultati futuri (previsione di un comportamento immediatamente a venire). Fogassi e altri hanno registrato l'attività di 41 neuroni specchio nel lobo parietale inferiore (IPL) di due macachi rhesus (l'IPL è riconosciuto come parte della corteccia dedicata all'associazione e all'integrazione delle informazioni sensorie). Le scimmie guardarono uno sperimentatore sia afferrare una mela e portarla alla bocca, sia prendere un oggetto e introdurlo in una tazza; 15 neuroni specchio si attivarono vigorosamente nell'osservare l'azione "afferrare per mangiare", mentre non si registrò nessuna attività neuronale nell'osservare l'azione "prendi e introduci". Per quattro altri neuroni specchio l'inverso si dimostrò "vero": si attivarono in risposta all'azione dello sperimentatore che inseriva la mela nella tazza senza mangiarla. In questo caso l'attività dei neuroni specchio era determinata solo dal tipo d'azione e non dall'aspetto motorio del maneggiare oggetti in un modello comportamentale. Significativamente, i neuroni si "scaricarono" prima che la scimmia osservasse il modello umano mentre iniziava la seconda parte dell'atto motorio: portare l'oggetto alla bocca o inserirlo nella tazza. Perciò i neuroni IPL "codificano lo stesso atto (afferrare) in modo diverso a seconda dello scopo finale dell'azione nella quale l'atto è contestuale". In altri termini essi possono fornire una base neurale per predire, in un altro individuo, le azioni susseguenti ad un comportamento dato e l'intenzione che ne sta all'origine.

L'osservazione sulla scimmia e sull'uomo comporta anche evidenti studi sulla possibile evoluzione dei rispettivi sistemi specchio. Nell'uomo, ad esempio, è presente un complesso sistema di espressione delle emozioni che in tutte le altre specie è assente, per cui la ricerca si allarga anche al campo della conoscenza dei meccanismi sociali, con la prova che il concetto di "individuo" è assai relativo.

Le prospettive della ricerca

Il meccanismo della comprensione di azioni compiute dagli altri è stato estremamente utile per ampliare il campo di indagine. Gli stessi scopritori dei neuroni specchio hanno dichiarato che proprio la comprensione delle loro caratteristiche di attivazione diretta e pre-riflessiva determina intorno agli individui l'esistenza di uno spazio d'azione condiviso da altri individui, per cui si originano forme di interazione sempre più elaborate. In campo evolutivo evidentemente la formazione di questa capacità di interazione è avvenuta contemporaneamente all'interno dell'organismo biologico come al suo esterno, e questo ci aiuterebbe a capire dove indirizzare le ricerche future, dato che proprio le interazioni si basano su sistemi di neuroni specchio sempre più complessi, articolati e differenziati man mano che li si studia. La capacità di parti del cervello umano di attivarsi alla percezione delle emozioni altrui, espresse con moti del volto, gesti e suoni; la capacità di codificare istantaneamente questa percezione in termini "viscero-motori", rende ogni individuo in grado di agire in base a un meccanismo neurale per ottenere quella che gli scopritori chiamano "partecipazione empatica". Dunque un comportamento bio-sociale, ad un livello che precede la comunicazione linguistica, che caratterizza e soprattutto orienta le relazioni inter-individuali, che sono poi alla base dell'intero comportamento sociale.

Per la verità sembra che questo sia l'indirizzo preminente della "scuola" italiana degli scopritori, mentre la ricerca anglosassone - a parte alcuni esempi in nota - si dà prospettive più variegate e, in genere, tecniche.

Comunque sia, gli ultimi esperimenti hanno confermato che di fronte al comportamento dei soggetti, i neuroni specchio hanno manifestato la loro presenza in aree del cervello più ampie di quelle intraviste all'inizio. Di volta in volta hanno presentato un'architettura e un'organizzazione cellulare diverse, semplice o sofisticata a seconda dei fenomeni emotivi che provocavano la reazione neurale. Perciò, se lo studio precedente del sistema motorio aveva portato la ricerca a plafonarsi nell'analisi neurofisiologica dei movimenti più che dei comportamenti, individuando "semplicemente" i circuiti neurali preposti al nostro rapporto con le cose, la scoperta dei neuroni specchio e lo studio della loro natura profonda ci permette di fare un salto nella conoscenza del cervello, di gettare le basi unitarie per indagare sui processi neurali responsabili dei rapporti fra le persone. In pratica si sta scoprendo il complesso meccanismo biologico alla base del comportamento sociale degli uomini.

La cinematerapia ha approfondito lo studio di come sia possibile che in presenza di alcune scene che coinvolgono in maniera globale i neuroni specchio si attivino come se fossimo noi stessi a vivere quelle scene.

A tal proposito è utile citare una famosa frase:

«I neuroni specchio saranno per la psicologia quello che il dna è stato per la biologia.»
(Vilayanur S. Ramachandran) 






venerdì 5 agosto 2022

 




giovedì 4 agosto 2022

 


IL BAGHER INSEGNATO DAL PROF. LUCIANO PEDULLÁ





La carriera di Luciano Pedullà inizia come professore nello staff tecnico della Pallavolo Sumirago, seguendo fedelmente il percorso didattico del Professor Giuseppe Bosetti in prima squadra e nel settore giovanile “Serie A1 femminile 1992-93Dopo alcune stagioni nella terza serie nazionale ad Omegna, formando giocatrici del livello di Eleonora Lo Bianco e Paola Cardullo, passa all'AGIL Volley, dove ottiene una promozione in Serie A1 e una Coppa Italia di Serie A2. Dopo un'esperienza al Volley 2002 Forlì e una stagione al Chieri Torino Volley Club diventa commissario tecnico delle nazionali Under-19 e Under-20, vincendo nel biennio di permanenza un campionato europeo di categoria. Nell'annata 2006-07 ottiene una nuova promozione nella massima serie e la sua seconda Coppa Italia di A2, stavolta con il Sassuolo Volley, prima del passaggio all'Asystel Volley per tre campionati, partendo dalle giovanili fino alla prima squadra: qui ottiene il suo primo successo in una competizione europea, vincendo la Coppa CEV 2008-09. Durante la stagione 2011-12 diventa il nuovo tecnico della Robursport Volley Pesaro, sostituendo Paolo Tofoli e vincendo la partita d'esordio contro la Ženskij volejbol'nyj klub Dinamo Moskva in Champions League, mentre dal 2013-14 torna all'AGIL Volley di Novara, conquistando la Coppa Italia 2014-15; parallelamente a questo incarico, nel febbraio del 2015 la federazione tedesca lo ufficializza come commissario tecnico della nazionale femminile della Germania. Nell'ottobre dello stesso anno, tuttavia, il tecnico e la DVV si separano. Nel corso della stagione 2015-16 viene esonerato dall'AGIL Volley. Nell'aprile 2017 viene comunicato il suo ingaggio da parte della Pro Victoria Monza per la stagione 2017-18 Nel marzo 2019 viene nominato nuovo Commissario Tecnico della Romania, con cui si aggiudica la European Silver League 2019. Nel giugno del 2021 diventa direttore tecnico della Scuola di Pallavolo di Orago. La nuova esperienza parte dalle motivazioni di Luciano Pedullà, l’allenatore novarese tornerà su una panchina di A1 a Cuneo a quattro anni di distanza dall’ultima avventura. Sarà la guida tecnica della prima squadra, ma non solo, l’impegno del professore Pedullá sarà a tutto campo e volto a rafforzare sempre di più il legame con la Granda Volley Academy, il settore giovanile biancorosso.




VIDEO








lunedì 1 agosto 2022

 ALLENAMENTO SQUADRA 

GIAPPONESE





Ciao amici e colleghi, oggi vi propongo un video realizzato da un collega Giapponese all’interno del quale potete visionare un allenamento del suo gruppo.  Vorrei sottolineare la capacità organizzativa delle atlete, oltre al loro classico modo di utilizzare la voce durante le esercitazioni. Ma questa è una questione culturale. Il video è abbastanza lungo, ma ho preferito inserirlo integralmente. Vi auguro buona visione e felice giornata.

Stefano Lorusso




mercoledì 27 luglio 2022

 

STRETCHING E MOBILITÀ ARTICOLARE 


La parola "stretching" è un termine che proviene dall'inglese "ti stretchin" che in italiano significa allungamento. È un sistema che consiste nell'allungamento muscolare e nella mobilizzazione delle articolazioni attraverso l'esecuzione di esercizi di stiramento, semplice complessi, allo scopo di mantenere il corpo in un buono stato di forma. Le origini stretching. Sono varie, quello più conosciuto è quello codificato da Bob Henderson. Gli esercizi di stretching sollecitano, come precedentemente descritto l'intervento delle forze elastiche interne al muscolo. Prenderemo in considerazione due tecniche fondamentali di allungamento, le tecniche statiche e quelle dinamiche. 

TECNICHE STATICHE    

Si pensa, ad una prima analisi, che le metodiche di stretching statico intervengono solamente sul sistema muscolo-tendineo, in realtà si parla di stretching fasciale o connettivale perché queste strutture vengono modificate dall'allungamento. Ricordiamo che il sistema fasciale comprende le aponeurosi, i legamenti il tessuto connettivo presente all'interno del muscolo come fibra collagene e all'esterno come tessuto fasciale di contenimento. L'allungamento muscolare e influenzato da due principali fattori di esecuzione: l'intensità e il volume o durata. Le deformazioni plastiche del tessuto fasciale si ottengono con una bassa intensità di esecuzione (sotto la soglia del dolore) Mantenimento abbastanza lungo della posizione (alta data di esecuzione). Inoltre anche la velocità di esibizione importante, infatti un movimento brusco provoca l'attivazione del riflesso miotatico o di stiramento. Questo determina come azione di difesa una contrazione del muscolo e quindi un accorciamento dello stesso.
La tecnica realizzata da Bob Henderson e stata diffusa grazie alla sua relativa facilità di esecuzione. Il segmento corporeo da allungare viene portato lentamente al limite del suo range di movimento, dove si accentua la sensazione di intenzione di allungamento, quest'ultima comunque non dev'essere mai dolorosa.
Questa posizione deve essere mantenuta dai 15 ai 30 secondi e anche di più se le articolazioni interessate sono quelle degli arti inferiori o della colonna vertebrale. Si tratta di una tensione di allungamento detta anche passiva, in quanto la posizione della tensione si raggiungono grazie alle forza di gravità o all'aiuto di un compagno o semplicemente con l'intervento di altri gruppi muscolari. I miglioramenti con questa tecnica si ottengono perché le strutture muscolari fasciali (connettivali) sono capaci, data la loro plasticità, di adeguarsi alle maggiori richieste di "tensione". Se questo aumenta con la pratica degli esercizi di stretching esse si adegueranno allungandosi, se invece diminuirà con l'inattività tenderanno ad accorciarsi.

STRETCHING STATICO O CONNETTIVALE

Questa tecnica è quella definita PNF (Propriocettive Neuromuscolar Facilitation) messa a punto da Kabat. Viene eseguita una contrazione isometrica submassimale di serio 10 secondi, un rilassamento di 2 o 4 secondi ed infine un allungamento simile alla tensione di sviluppo di Handerson sul muscolo da allungare. Ogni sequenza di contrazione, rilassamento allungamento viene ripetuta tre o quattro volte. Questo metodo si basa sul riflesso miotatico inverso di Sherrington, secondo il quale gli organi muscolo-tendindi del Golgi, siti all'interno dei tendini, sono sensibili allo stiramento prodotto da una forte contrazione circolare come quelle isometriche questi organi inviano al sistema del ruolo centrale informazioni riguardanti la forza di contrazione muscolare attraverso il nervo sensorio. Se questa contrazione è tanto forte da poter arrecare un danno, il sistema nervoso centrale rinvia un informazione attraverso il nervo motorio, che provoca un rilassamento del minuscolo interessato. Pertanto si parla di riflesso nervoso inibitore (o di inibizione autogena), che faciliterebbe il successivo allungamento muscolare. Questa tecnica di allungamento muscolare necessita tuttavia di una fase preliminare di apprendimento adeguato, prima di poterne ricavarne i massimi benefici, può essere consigliabile l'assistenza di un fisioterapista. 

Stefano Lorusso.








lunedì 25 luglio 2022

TECNICHE DI RICEZIONE E COMPETENZE SPAZIALI
RELATRICE SIMONETTA AVALLE






Un saluto a tutti i colleghe e visitatori del mio Blog. In questa estate torrida voglio ringraziarvi personalmente per le tantissime visualizzazioni e condivisioni attraverso i vari canali social dei post che propongo all'interno del Blog. Oggi vi presento un video realizzato durante un corso di aggiornamento organizzato dal CQR del Piemonte tenuto dalla Dottoressa Simonetta Avalle. Penso che tutti gli amanti del volley conoscono la storia pallavolistica e il contributo formativo e di qualificazione che Simonetta continua a fornire alle giovani atlete e allenatori. Spero che il video sia un contributo alla crescita tecnica del nostro movimento. Arrivederci al prossimo post. 




                                  


                                                                                                                                   Stefano Lorusso

sabato 23 luglio 2022

 

ALLENAMENTO 

ANALITICO - SINTETICO 

E MODELLO PRESTATIVO




ANALITICOè il movimento dei segmenti corporei nell’esecuzione del gesto tecnico.
Quindi si va dalla strutturazione di un gesto tecnico, inserendo l’abilità nella contestualizzazione delle varie fasi di gioco.

L’ESERCIZIO ANALITICO: è la costruzione di un’abilità motoria “tecnica dei fondamentali di gioco” attraverso l’analisi e il movimento dei diversi segmenti corporei per la corretta esecuzione del gesto tecnico.
Se prendiamo in considerazione l’analisi del movimento con riferimento al modello consente lo sviluppo del controllo motorio. Per cui ho una focalizzazione segmentaria e complessiva del gesto. Sono importanti per il fatto che ho un elevato numero di tocchi e consente lo sviluppo delle sensibilità nei tocchi ( difficile da perseguire con altri sistemi ), posso in funzione del ruolo differenziare la tipologia di intervento all’interno dell’allenamento ( consente la correzione strutturale del movimento ), possono essere decisi per il miglioramento di alcuni aspetti del fondamentale preso in considerazione. Nell’analisi del gioco consente lo sviluppo delle sequenze motorie ( focalizzazione in sequenza dei punti di riferimento ). Consente la correzione strutturale del movimento.

COS’È UN MODELLO DI PRESTAZIONE TECNICA? Un modello di prestazione è il risultato di una analisi, “la più oggettiva possibile”, su cosa realmente accade nel livello di gioco dello sport a cui facciamo riferimento e dei diversi aspetti che vanno a comporre la tecnica da utilizzare. L’analisi deve tenere in considerazione le capacità motorie sia condizionali sia coordinative.

COSA SERVE UN MODELLO DI PRESTAZIONE? 

1- conoscere il livello di prestazione tecnica del campionato di riferimento 
2 - valutare le caratteristiche e le qualità fisiche dei giocatori 
3 definire gli obiettivi tecnici 
4 stabilire una mirata programmazione degli allenamenti attraverso una corretta catena didattica  

COME COSTRUIRE UN MODELLO DI PRESTAZIONE? 

Raccogliere, scomporre, analizzare il maggiore numero di aspespetti dei modelli tecnici presi a riferimento delle migliori scuole di formazione a livello internazionale e confrontarle ed adattarle nella maniera la più oggettiva possibile secondo le caratteristiche fisiche e antropometriche dei nostri atleti.

Alcuni esempi nella costruzione del modello tecnico di Bagher 

Il piano di rimbalzo, la presa delle mani la posizione delle spalle, l’azione eccentrica - concentrica degli arti inferiori.











Alcuni esempi di esercizi analitici del modello tecnico di Bagher 






L’ESERCIZIO SINTETICO:

È il fondamentale nella sua sequenza motoria specifica di una determinata azione, ad esempio nella pallavolo, la battuta e la ricezione. La ripetizione negli esercizi di sintesi consente di inserire una sequenza motoria di un dato gesto nel corretto timing tecnico ( precisione del movimento ). In questo modo avviene una stabilizzazione delle tecniche portando in parallelo il lavoro tecnico analitico :

l’interruzione del lavoro analitico porta ad una destabilizzazione del controllo della palla e del controllo motorio.

- L’interruzione del lavoro analitico crea una difficoltà nell’adattamento tecnico situazionale e conseguente incremento degli errori individuali ( allenamento situazionale ).
Il lavoro va sempre mantenuto perché mi permette di controllare il gesto esecutivo alle velocità specifiche richieste.
La progressività nell’esercizio di sintesi è determinata dall’introduzione programmata e controllata di variabili situazionali di gioco


Alcuni esempi di esercizi sintetici del modello tecnico di Bagher