mercoledì 30 novembre 2022






DAL  VEDERE AL FARE TEORIA 

DELL’APPRENDIMENTO MOTORIO







Ciao amici, come promesso ho inserito un nuovo post che potrete visionare in formato PDF cliccando sul link sottostante 


Penso che sia fondamentale, per noi allenatori  utilizzare del tempo per aggiornarci e migliorare le nostre conoscenze “anche teoriche” sui processi di apprendimento e allenamento. A questo proposito oggi vi propongo uno studio del Prof. Giorgio Visentin, che tratta alcuni temi sullo sviluppo delle capacità e abilità motorie.
Con la speranza di tornare al più presto alla normalità. Buona lettura. 

Stefano Lorusso


Di Giorgio Visintin 

Giorgio Visintin é Professore a contratto, presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia, corso di laurea in "Scienze Motorie" per l'insegnamento di "Teoria, tecnica e didattica delle discipline natatorie", Docente della Scuola dello Sport del CONI per l'area di teoria e metodologia dell'allenamento, Docente della Scuola dello Sport del CONI per l'area di teoria e metodologia dell'insegnamento, Direttore Didattico della FIPSAS – Settore Nuoto Pinnato, Responsabile tecnico della formazione per il Centro Nazionale sportivo Libertas.
Con questo articolo, Giorgio Visintin, dopo avere illustrato i meccanismi dell’imitazione, ci spiega i processi interni ed esterni che portano alla formazione delle abilità motorie e sportive. Processi che, pur essendo molto simili in tutti gli sport, devono essere orientati diversamente a seconda delle caratteristiche della disciplina.

L'opera si compone dei seguenti capitoli:

Quale apprendimento? Lo schema del movimento (il programma motorio),Il controllo e l’adattamento del movimento, L’evoluzione dell’apprendimento, dal movimento “grezzo” a quello “fine”, La “coordinazione grezza” (l’inizio dell’apprendimento), Imparare “pensando”, Suggerimenti per la costruzione di una nuova abilità motoria, La “coordinazione fine” , Coordinazione fine: suggerimenti pratici, Il consolidamento della coordinazione fine e di sviluppo della disponibilità variabile (il perfezionamento fine del gesto), Differenze di apprendimento, Le tattiche di coordinazione motoria, L’apprendimento tecnico-tattico negli sport di situazione (giochi sportivi, sport di combattimento). 

venerdì 18 novembre 2022



IL SISTEMA RICEZIONE PUNTO: 

LE OSSERVAZIONI, I TIMING, GLI ANTICIPI, LE TRANSIZIONI, ED  ANCHE LE  TECNICHE… 

OSCAR  MAGHELLA






Ciao amici oggi vi propongo un post, con un video realizzato da me inserendo le varie slide che il Professor Oscar Maghella, tecnico, di origini liguri e un lungo trascorso nelle nazionali giovanili under, oltre che docente di educazione fisica, ha illustrato durante un corso di aggiornamento del Comitato Regionale del Piemonte. Durante la lezione il Professor Maghella ha espresso i vari concetti che caratterizzano il progetto tecnico - formativo che lo staff delle Nazionali giovanili cercano di portare avanti, a mio avviso in controtendenza con i sistemi e metodologie Passate. Spero che il materiale inserito possa accrescere il bagaglio formativo di noi tecnici. Un arrivederci al prossimo post.
 Stefano Lorusso


GUARDA IL VIDEO 








giovedì 17 novembre 2022


UN’ INTERPRETAZIONE DEL MENTAL TRAINING SECONDO L’ANALISI TRANSAZIONALE 








La teoria della Analisi Transazionale offre una interpretazione moderna della personalità umana e dei nodi che ne coartano la piena espressione. Anche se utilizzata principalmente per la terapia, ha trovato da sempre ottime ricadute sul piano educativo e organizzativo. Lo sport, palestra di crescita e benessere, può trarre da tale teoria spunti importanti per inquadrare il legame tra psiche e corpo nelle situazioni agonistiche. In questo articolo esamineremo l’utilità del Mental Training secondo alcuni concetti dell’Analisi Transazionale. Partiremo dal parallelismo tra stati dell’Io e attività fisica, per sviluppare un possibile significato psicodinamico delle tecniche di coaching. Il lavoro è realizzato dal team Sport dell’I.T.A.T: Elisabetta Vercellino, Barbara De Marchi, Antonella Donatone, Maristella Fantini, Dinorah Moscatelli.

     Stefano Lorusso



domenica 13 novembre 2022


DAL BAGHER ALLA RICEZIONE 








Il lavoro tecnico realizzato in questo post, è dedicato particolarmente agli allenatori del settore giovanile femminile, ha come obiettivo, l'analisi e l'esecuzione del gesto tecnico di bagher, con riferimento alla ricezione. All'interno, oltre ad una minuziosa descrizione della tecnica, troverete spunti di riflessione per creare percorsi didattici su base scientifica che potrete utilizzare sia per l'allenamento della ricezione sia per l'apprendimento di altri fondamentali individuali e di squadra. Inoltre, ci sono illustrati cinque esercizi in forma sintetica, che definisco fondamentali per un corretto processo didattico. Fare un’esposizione è sempre esporsi, il discorso, anche se generale passa attraverso quello personale, del proprio vissuto, della propria ricerca e in definitiva alla costruzione di un proprio modello a cui fare riferimento. In circa trentasei anni di lavoro come allenatore ho potuto visionare sia durante gli allenamenti in palestra sia con l’ausilio di video, allenatori, soprattutto a livello giovanile di tutto il mondo che hanno costruito la storia attraverso risultati di prestigio Nazionali e internazionali. Nella pallavolo femminile giovanile Italiana di base, tranne qualche realtà si evidenzia un decadimento tecnico. Gli allenatori sono, a mio avviso sempre più alla spasmodica ricerca del raggiungimento assoluto di risultati sportivi che danno prestigio nell'immediato, ma purtroppo, realizzano delle performance finali non apprezzabili nel tempo. La tendenza generale è di proporre alle giovani atlete troppo superficialmente modelli tecnici non appropriati, utilizzando metodologie di allenamento derivanti da sistemi empirici e poco scientifici. Molti colleghi mi chiedono, quali sono gli elementi di base per poter migliorare questo fondamentale di gioco? “Domanda interessante!!” La mia risposta è che per migliorare bisogna lavorare tanto. Parlando, tempo fa con un allenatore con molti scudetti vinti al livello Nazionale mi ha risposto “quando gli altri si riposano noi ci alleniamo”. Penso sia stato molto chiaro. Anche se, in controtendenza con le filosofie moderne con riferimento alla metodologia di allenamento, penso che nel settore giovanile bisogna aumentare la percentuale, di lavoro da dedicare all'allenamento analitico, intensificando quello sintetico, evitando di pensare che gli esercizi a carattere globale possano risolvere “per magia” tutti i problemi. Le giovani atlete  devono aumentare il loro livello tecnico, obiettivo raggiungibile con l’aumento del numero delle ripetizioni di ogni gesto atletico e tecnico. Le abilità motorie sono azioni intere o parti di esse che si automatizzano con un elevato numero di ripetizioni. Sarà importante, nel tempo creare un giusto transfert tra la corretta esecuzione tecnica analitica e la realtà che si realizza durante la gara. La catena didattica dovrà favorire un feedback tra l'analitico e il gioco. È noto che l'età in cui le bambine iniziano un'attività agonistica si è notevolmente abbassata. Con "attività agonistica" intendo un impegno di quattro giorni alla settimana, tre  allenamenti  e una  partita  per un totale di 6 - 8 ore complessive. L'attività di minivolley e promozione sportiva è frequentata perlopiù da una fascia di età compresa tra gli 8 - 9 anni, con un'alta percentuale di bambine tra i 6 - 7 anni per un impegno di circa 2 ore alla settimana.. Questa "precocità" crea delle problematiche nella programmazione e attuazione di protocolli tecnici e motori specifici per l'età con il rischio di proporre catene didattiche e modelli adattati e non appropriati. L'allenamento sportivo deve avvalersi di sistemi su base scientifica rispettando le tappe di sviluppo psicomotorio proprie di ogni etá. La pallavolo, per la sua specificitá è un gioco sportivo che richiede abilitá coordinative fini e capacità condizionali, con particolare riferimento alla forza, elevate. La caratteristica che differenzia questo sport di squadra da altri, è che la palla non può essere fermata. La pallavolo, infatti è definita "sport di rimbalzo". Il fondamentale di bagher è senza dubbio quello che presenta più difficoltà nell'allenamento sia per gli allenatori sia per l'apprendimento delle giovani atlete. Questo lavoro ha come obiettivo l'allenamento della ricezione, ma come già espresso in precedenza potrà essere un utile mezzo di programmazione anche per altri fondamentali.

Il "bagher" è l'elemento dominante nella tecnica di ricezione. In questo elaborato daremo spazio all'allenamento della tecnica di bagher in tutte le sue forme, tralasciando quella per il palleggio. Il bagher è principalmente utilizzato come primo tocco e fondamentalmente ha tre scopi 
1 L’appoggio su traiettoria facile con palla libera o free ball 
2 Ricezione del servizio avversario
3 Difesa
Per quanto riguarda il bagher d’appoggio “con divaricata delle gambe sul piano sagittale”, penso sia una tecnica, soprattutto nella fase sensibile dell’apprendimento, da inserire in un secondo momento, dando più risalto al gesto eseguito con divaricata frontale. Questo perché ho potuto,verificare che l’imprinting con divaricata sagittale a un transfert negativo sulla ricezione, creando instabilità nell’esecuzione in ricezione della battuta avversaria. Molte traiettorie posso essere eseguite con appoggio in palleggio.
Secondo quanto espresso si comprende l'importanza di aumentare il volume di lavoro da dedicare all'allenamento del bagher, in tutte le sue forme ma soprattutto per la ricezione. Ricordo che senza un buon primo tocco non possiamo impostare correttamente le nostre azioni e quindi condizioniamo tutta la cronologia del gioco, dunque, l'azione successiva dovrà adattarsi alle precedenti carenze. A livello giovanile questa abilità motoria, in percentuale di ore di dovrà ricoprire un ruolo dominante da dedicate all’allenamento.  La ricezione, come fondamentale di squadra condiziona in modo determinante il risultato di una gara, quindi migliore è la qualità del gesto tecnico individuale, maggiore sarà la percentuale di ricezioni positive. Nella programmazione degli allenamenti settimanali gli esercizi per la ricezione associata al servizio, soprattutto in forma sintetica,. dovranno prevedere un'alta percentuale in ore di lavoro. 
Per migliorare la tecnica di ricezione, favorendone la precisione e aumentando l'economia del gesto, l'allenatore dovrà inserire nel suo piano di allenamento settimanale gli esercizi di mobilità articolare, perchè il suo carente sviluppo è un fattore limitante per l'apprendimento, il miglioramento e l'economia del gesto tecnico, poichè una scarsa escursione articolare aumenta il dispendio energetico e facilita l'affaticamento. La mobilità articolare è la capacità di compiere gesti con la massima escursione articolare possibile. I fattori che la facilitano oppure la limitano sono di natura anatomica e neurofisiologica regolativa. Anatomicamente sono importanti il tipo e la forma delle superfici articolari, le capacità di estensibilità dei tendini e dei muscoli ed è anche importante sotto il profilo psicomotorio imparare a rilassare la muscolatura. L'allenamento della mobilità articolare ha inoltre come obiettivo quello di mantenere dei rapporti armonici con la forza muscolare. In genere atleti che hanno un livello di forza elevato, possiedono una limitata capacità8 di mobilità, viceversa, atleti molto flessibili hanno meno forza. Normalmente il livello di mobilità è molto elevato nei giovanissimi e tende, con il passare degli anni, a limitarne i gradi di escursione. A parità di allenamento il calo di rendimento è maggiore nei maschi. Per questo motivo non bisogna mai trascurarla o abbandonarla, bastano anche solo 10/15 minuti per tre volte la settimana per conquistare e conservare un buon stato di funzionalità motoria.  Nella meccanica del gesto tecnico con riferimento al Bagher di ricezione si evidenzia l'importanza di una buona mobilità articolare sia a livello della caviglia "articolazione Tibio -Tarsica, sia a livello Femoro. - Tibiale e Coxo - Femorale. Per il pallavolista  le principali articolazioni da sollecitare sono: - 

- Articolazione Tibio-Tarsica (articolazione della caviglia) 

- Articolazione del Ginocchio 

- Articolazione Coxo-Femorale (articolazione dell'anca) 

- Articolazioni della Colonna Vertebrale. 

- Articolazione scapolo-omerale 

E' importante durante gli esercizi di mobilità articolare che l'atleta abbia effettuato un buon riscaldamento e che sia psicologicamente predisposto a rilassarsi, in presenza di rigidità muscolare provocata da affaticamento muscolare o da eccessive situazioni emotive è meglio fare esercizi a bassa intensità. Dopo un bagno caldo di 10 minuti la nostra capacità di mobilità articolare migliora mentre si riduce al mattino appeni svegli, a basse temperature oppure dopo un allenamento molto intenso. Una buona mobilità articolare è essenziale per migliorare le prestazioni in qualsiasi prestazione atletica. 
Hanno particolare importanza gli esercizi per la mobilità della caviglia e quelli dell’anca

- Flessione plantare del piede (spinta verso il basso della punta del piede) 

- Flessione dorsale del piede (tirare la punta del piede verso l'alto) 

- Inversione e Eversione del piede (girare il piede all'interno ed all'esterno) 

- Circonduzioni del piede Rotazione interna ed esterna del piede 



- Estensione degli arti inferiori e del busto 

- Flessione degli arti inferiori e del busto - Slanci (estensione + flessione) 

- Abduzione (portare l'arto inferiore esternamente)

- Adduzione (portare l'arto inferiore internamente) 

- Slanci (abduzione + adduzione) - Circonduzioni degli arti inferiori, 
  del bacino e del busto 

L'IMPORTANZA DELLE ABILITÀ MOTORIE NELL'ALLENAMENTO  
DEL BAGHER DI RICEZIONE 

Con il termine "abilità motorie", TECNICHE si definiscono tutte quelle azioni che, attraverso la ripetizione del gesto, sono state apprese e consolidate e che ricorrono in modo automatizzato, cioè si realizzano senza l'intervento consapevole dell'attenzione. Le abilità motorie rappresentano dunque il risultato finale di un processo di apprendimento. Alcune caratteristiche delle attività motorie: Le abilità motorie si sviluppano a seguito delle esperienze effettuate e al progressivo affinamento della precisione e della coordinazione dei movimenti. Maggiore è il bagaglio di esperienze motorie vissute, maggiore sarà la capacità di costruirne delle nuove e più evolute. Esiste una stretta interdipendenza tra l'apprendimento delle abilità e lo sviluppo delle capacità coordinative. Lo sviluppo della motricità è particolarmente efficace in alcuni periodi del processo di crescita, in particolare una fase definita "sensibile" (5/6 anni - 11/12 anni) che è fondamentale per la coordinazione dei movimenti. L'apprendimento motorio si realizza tramite la ripetizione di movimenti in condizioni stereotipate (eseguire serie di 50 bagher contro il muro) o in condizioni di "plasticità" (sperimentare diverse modalità di bagher, in condizioni continuamente variate per tipo di palla, finalità del gesto, spazio, interazione con altri soggetti...). Quest'ultimo tipo di apprendimento consente una vasta gamma di utilizzi delle abilità acquisite e rappresenta la base indispensabile per successivi apprendimenti. Il processo di apprendimento motorio si realizza, come per l'apprendimento cognitivo, in relazione alla capacità di percezione, elaborazione e interpretazione degli stimoli, all'influenza dei fattori motivazionali, alle caratteristiche del feedback. Il mancato sviluppo delle abilità motorie e in particolare le capacità coordinative, nel periodo compreso tra i 6 e i 12 anni, è ritenuto una lacuna difficilmente colmabile in età successiva. L'educazione motoria deve quindi rappresentare un obiettivo della scuola primaria, ponendo al centro, la multilateralità delle esperienze motorie, nella consapevolezza che corpo e mente sono due aspetti inscindibili della persona e che, una crescita armonica si realizza solo attraverso lo sviluppo integrato e non dissociato delle due dimensioni. È importante proporre attività, individuali e di gruppo, che richiedono la partecipazione attiva dei bambini , in modo divertente, fornendo una mappa di abilità quanto più possibile ampia e diversificata per favorirne l'acquisizione ed il progressivo potenziamento. 
Non mi dilungherò oltre nell’approfondire lo sviluppo delle capacità coordinative e condizionali, perché, tematiche già sviluppate nei precedenti post.

DAL BAGHER ALLA RICEZIONE 

L’insegnamento di questa abilità motoria parte da un corretto posizionamento del piano di rimbalzo, che dovrà essere stabile, con una presa delle mani forte e anch’essa stabile. (f1)



Dopo la corretta valutazione della traiettoria, c’è un piegamento delle gambe “fase eccentrica”e una parziale distensione che avviene prima del contatto sulla palla “fase concentrica”. Dopo aver contattato la palla, l’azione delle gambe termina, con un movimento in spinta della caviglia “i talloni si staccano dal pavimento.(f2)



L’allenamento dovrà prevedere un percorso attraverso una struttura modulare per la costruzione corretta del gesto tecnico (f3)




GUARDA I VIDEO









ESERCIZI SINTETICI PER LA RICEZIONE 













Stefano  Lorusso 

martedì 8 novembre 2022

 LAVAGNA TATTICA





Ciao Amici, oggi ho ricevuto la Lavagna Tattica dell’Amico Luca Tarantino
Vi assicuro è costruita con ottimo materiale ed è veramente bella. La consiglio a tutti i colleghi che curano anche l’immagine. Vi lascio il link e il contatto telefonico 389-0471257 link https://www.knifesport. Pagina Facebook Knife.


domenica 6 novembre 2022

 L’ALLENAMENTO SPORTIVO PSICOMOTORIO 



Un caro saluto a tutti gli insegnanti, tecnici e  appassionati  che puntualmente consultano il mio blog, la mia pagina Facebook è il mio canale YouTube. Penso sia fondamentale dedicare del tempo allo studio e all'aggiornamento per un accrescimento culturale e professionale  sui temi della didattica e metodologie di allenamento. Personalmente cerco di arricchire i diversi canali social di contenuti con la speranza  che gli argomenti trattati siano di vostro interesse. Aspetto sempre indicazioni e suggerimenti. Oggi vi propongo una relazione e un video realizzato dalla Scuola dello Sport molto interessante  Sul rapporto tra la psicomotricità e lo sport giovanile. Questa analisi è realizzata con l’obiettivo di dimostrare l’importanza, fin dai primissimi anni di età di un corretto approccio all’attività psicomotoria.
L'educazione psicomotoria si propone di aiutare il bambino nello sviluppo delle capacità relazionali, nella presa di coscienza del proprio corpo, nella progressiva strutturazione dello schema corporeo, nella conoscenza della realtà attraverso l'organizzazione dell'attività percettiva e nell'orientamento spazio-tempo.      


Stefano Lorusso.


GUARDA IL VIDEO 




L'educazione  psicomotoria  si  propone  di  aiutare  il  bambino nello sviluppo delle  capacità  relazionali, nella presa  di  coscienza  del  proprio corpo, nella  progressiva  strutturazione  dello schema  corporeo, nella conoscenza  della  realtà  attraverso l'organizzazione  dell'attività  percettiva  e   nell'orientamento spazio-tempo.  

COS’È LA PSICOMOTRICITÀ  -

Il  movimento umano è  composto di  una  parte  corporea  (capacità  e  abilità  motorie), di  una  parte  mentale (progettazione, finalità  ed adattamento) e  di  una  componente  emotiva  (gioia, paura, tristezza, ecc.).  A  ciò si aggiungono limiti  e  possibilità  date  dall’ambiente  circostante  (spazio, tempo, oggetti  utilizzabili) e  dalla relazione  con le  altre  persone. Quando tutti  questi  fattori  interagiscono positivamente  tra  loro il  movimento non è  più un semplice  spostamento, ma  diventa  una  vera  e  propria  esperienza  psicomotoria. Fino ai  7/8 anni  la  psicomotricità  guida  i  bambini  nello sviluppo globale  della  persona, mentre  nelle  fasi successive  della  vita  il  movimento è  utilizzato come  chiave  per esplorare  e  migliorare  gli  aspetti  mentali, emotivi, relazionali. 

QUALI SONO GLI  SCOPI  PRINCIPALI  DELLA PSICOMOTRICITÀ -  

Terapia  psicomotoria:  si  rivolge  a  soggetti  con disabilità  o disturbi  diagnosticati  ed ha  scopo riabilitativo. - Educazione  psicomotoria:  è  ideale  per bambini  fino a  7/8 anni  ed aiuta  il  corretto sviluppo psicomotorio, nell’adolescenza  ha  uno scopo principalmente  preventivo di  possibili  disturbi  o comportamenti  a  rischio. - Pratica  psicomotoria:  è  rivolta  ad adolescenti, adulti  e  anziani  ed ha  lo scopo di  lavorare  sugli  aspetti corporei, mentali, emotivi  e  relazionali  delle  persone.  Viene  utilizzata  inoltre  come  rinforzo all’allenamento sportivo, alla  formazione  personale, professionale  ed aziendale, alla  prevenzione  delle  patologie dell’anziano. 

COS’È L’ALLENAMENTO SPORTIVO PSICOMOTORIO -

E’ una  metodologia  che  supporta  l’allenamento sportivo in tutte  le  fasce  di  età  agonistica  e  per atleti  di qualunque  livello, senza  sostituirlo, ma  integrandolo con aspetti  di  tipo: - sensomotorio:  si  esplora  la  varietà  dei  possibili  movimenti  del  corpo e  le  sensazioni  corporee  a  loro associate, utilizzando differenti  oggetti, ritmi  e  intensità  e  lavorando sulla  propriocezione;  ciò può provocare una  riduzione  di  quella  parte  di  infortuni  dovuti  all’incapacità  muscolo-tendinea  di  sopportare  tensioni impreviste - emozionale:  l’atleta  diviene  più consapevole  delle  proprie  emozioni  legate  al  movimento ed alla  pratica sportiva  riuscendo a  riconoscerle  e  a  gestirle - relazionale:  il  lavoro è  sempre  svolto insieme  ad uno psicomotricista  e  ad un gruppo di  atleti, l’adeguata predisposizione  del  setting consente  di  lavorare  sulle  dinamiche  relazionali  individuali - dinamiche  di  gruppo:  negli  sport  di  squadra  è  utile  che  tutto il  gruppo partecipi  alle  sedute  in modo da valorizzare  gli  aspetti  che  rafforzano il  team  building, ma  anche  di  far emergere  lontano dalla  gara  tensioni  e conflitti  latenti  che  possono essere  quindi  prevenuti  e  gestiti - mental  coaching:  il  lavoro psicomotorio è  basato sull’interazione  tra  mente, corpo ed emozioni  e  si configura  quindi  come  un approccio adeguato per affrontare  per le  difficoltà  mentali  presenti  in ogni  sport. Nelle  società  ove  è  già  presente  il  mental  coach, il  lavoro dello psicomotricista  può integrarlo. La  psicomotricità  viene  inoltre  utilizzata  in ambito sportivo come  propedeutica  a  qualunque  disciplina sportiva  nella  fascia  di  età  fino ai  6/7 anni. 

IN  COSA CONSISTE UN  PROGETTO  DI ALLENAMENTO PSICOMOTORIO -

Ogni  progetto deve  essere  studiato insieme  agli  allenatori  della  società  sportiva  per permettere  di personalizzare  l’intervento, alcune  fasi  tipiche  del  progetto sono le  seguenti: - osservazione:  lo psicomotricista  osserva  una  o più sedute  di  allenamento e  compila  una  scheda  di osservazione  relativa  al  gruppo e/o a  singoli  atletisedute  di  pratica  psicomotoria:  si  organizza  un setting adatto a  vere  e  proprie  sedute  psicomotorie  di  gruppo in cui  gli  atleti  vengono sottoposti  a  molteplici  stimoli corporei  e  mentali, seguite  da  una  fase  di  verbalizzazione - inserimento di  attività  psicomotorie  nel  normale  allenamento:  per aiutare  gli  allenatori  a  migliorare  il  loro lavoro “quotidiano”  su alcuni  aspetti  motori, mentali  e  relazionali - report:  valutazione  su quanto emerso dal  progetto, in ottica  rigorosamente  non valutativa - progetto di  lungo periodo:  la  psicomotricità  viene  riproposta  periodicamente  ad intervalli  di  tempo stabiliti 

QUALI SONO LE PROPOSTE DI ATTIVITA’ PSICOMOTORIA IN AMBITO  SPORTIVO -

1)Propedeutica  alla  pratica  sportiva:  per federazioni  sportive, società  sportive, gruppi  sportivi  scolastici  – età 4/7 anni  – lo psicomotricista  guida  il  gruppo allo sviluppo delle  capacità  psicomotorie  ed introduce  in forma di  gioco elementi  propri  della  disciplina  sportiva  (attrezzi, abilità  motorie  ecc.), senza  insegnarne  la  tecnica 

2)  Allenamento psicomotorio:  per squadre  agonistiche  di  ogni  livello, sia  giovanili  che  senior – come  detto sopra  lo psicomotricista  imposta  e  realizza  un progetto di  allenamento psicomotorio insieme  al  tecnico della squadra 

3) Formazione  degli  allenatori:  per federazioni  sportive, team  di  lavoro – la  psicomotricità  diventa un’occasione  di  formazione  personale  in cui  gli  allenatori  possono prendere  consapevolezza  del  proprio mondo emotivo interiore, lavorare  sul  modo di  relazionarsi  con i  singoli  atleti, la  squadra, il  “mondo esterno” (arbitri, media, pubblico ecc.) e  migliorare  nella  gestione  delle  dinamiche  di  gruppo  psicomotoria  si  propone  di  aiutare  il  bambino nello sviluppo delle  capacità  relazionali, nella  presa  di coscienza  del  proprio corpo, nella  progressiva  strutturazione  dello schema  corporeo, nella  conoscenza  della realtà  attraverso l'organizzazione  dell'attività  percettiva  e   nell'orientamento spazio-tempo.  



sabato 29 ottobre 2022

 LA DONNA ATLETA E L’INTERAZIONE CON L’ALLENATORE 





Una serie di lavori recenti si è occupata di indagare quali siano, secondo gli atleti di ambo i sessi, le qualità peculiari che un allenatore dovrebbe possedere. Le tre caratteristiche prioritarie sono le stesse sia per gli atleti maschi sia per le femmine e privilegiano la sfera emotiva. L’autorevolezza, la capacità di comunicare e di prendersi cura dell’atleta sono le doti più apprezzate. Soprattutto le atlete ritengono che l’allenatore debba avere conoscenze tecniche elevate, energico, determinato, avere una buona capacità d’insegnare, essere “freddo” in situazioni di stress, cooperativo e voglioso di aiutare, rispettoso dell’atleta e motivato ad allenare quella squadra a prescindere dal livello. Secondo le atlete, inoltre le allenatrici incoraggiano maggiormente, sono più attente alle relazioni, hanno maggiori capacità comunicative, usano mediamente toni più pacati, sdrammatizzano l’errore e dedicano più tempo anche al di fuori dell’allenamento. Gli allenatori invece sono più strutturati e organizzati, più esigenti e con maggiori aspettative dalle atlete. Al contrario delle allenatrici danno maggiori e dettagliate informazioni tecniche, sono più aggressivi non ammettono discussioni, urlano spesso anche senza motivo apparente, pretendono più disciplina e non motivano in termini positivi. In maniera sorprendete, però il 75% delle atlete intervistate, dichiara di preferire gli allenatori maschi.

Se passiamo ad analizzare quali sono le caratteristiche che differenziano gli atleti dalle 
atlete secondo gli allenatori di sesso maschile, troviamo un accordo elevato sulle seguenti peculiarità. Le atlete sono mediamente: Più puntuali, disciplinate e serie Prendono tutto più personalmente Entrano in “risonanza” emotiva con più facilità. Investono sulla persona intera (hanno con l’allenatore un rapporto più emozionale.) Vivono la gara come più stressante Sono più “complicate” Sono più conflittuali in situazioni di gruppo.

L’allenatore è in posizione di potere e questo può determinare un’attrazione che aggiunta alla seduzione come modalità di comunicazione “tipica della donna” che rischia di provocare situazioni difficili da gestire e assolutamente da evitare.

Poiché sia le atlete che le allenatrici tendono a stabilire rapporti più emotivi e personali, la relazione, normalmente è molto soddisfacente e funzionale per entrambe, ma diventa più problematica da gestire in situazioni di conflitto. Questo meccanismo può dare origine a contrasti più accesi e protratti nel tempo.

Se analizziamo la letteratura recente, in campo della psicologia sportiva, si trae la conclusione che diversi fattori richiedono un approccio differente da parte dell’allenatore.
Tali fattori sono: La filosofia di allenamento Le metodiche di allenamento La capacità motivazionale Lo stile comunicativo La modalità di relazionarsi con l’atleta

Si ritiene, in sintesi, che la donna – atleta necessiti, per dare il meglio di un trattamento diverso da parte dell’allenatore. Anche se non è opportuno generalizzare, è possibile fornire una serie di consigli che si rivelano utili per l’allenatore. In allenamento. Va sottolineato che in allenamento le atlete sono mediamente più disciplinate e più serie consentendo all’allenatore di lavorare in modo più sereno. Per quello che attiene al rapporto, un ascolto più attento ed una comunicazione empatica sono preferibili. Urlare, utilizzando sistemi coercitivi, non è mai utile. Tale comportamento non trova applicazione con le ragazze, soprattutto perché le rende più insicure e vulnerabili a discapito di un proficuo apprendimento. È meglio utilizzare l’autorevolezza come forma alternativa di leadership. Essere troppo aggressivi complica il rapporto interpersonale tra atleta e allenatore e fa si che le informazioni tecniche non vengono elaborate in modo corretto, causando un vissuto conflittuale sia a livello personale, “poca autostima” sia a livello relazionale nel gruppo. Il segreto sta nel saper essere carismatici, positivi, preparati e motivati. La PNL “programmazione neuro linguistica, fornisce, attraverso tecniche di comunicazione efficace un valido aiuto per gli allenatori.” È, quindi più opportuno utilizzare in maniera più accorta livelli di comunicazione, notoriamente “sotto il controllo” cosciente della persona quali il livello para – verbale ( volume della voce, timbrica, ecc..) e non verbale (sguardo, atteggiamento posturale, ecc..) che hanno un impatto molto forte sulla relazione e sono alla base di incomprensioni apparentemente inspiegabili. Per quello che riguarda in generale la relazione con l’atleta, è necessaria una maggiore attenzione alla persona nella sua interezza. Con le donne è importante non ignorare problematiche personali, extra – sportive. Un altro aspetto essenziale è quello concernente il feedback. È fondamentale: Incoraggiare Usare la tecnica del “sandwich” (informazione positiva iniziale, rilievo su quello che deve essere modificato e nuovamente feedback positivo) o, comunque premurarsi di aggiungere un supporto di tipo emotivo, è di notevole efficacia. Sdrammatizzare l’errore è importantissimo soprattutto in gara, l’atleta donna tende a colpevolizzarsi più dei maschi. È da ricordare che gli errori si correggono in allenamento. Per quanto riguarda la gestione del gruppo è importante dare un maggiore spazio alla discussione per arrivare a decisioni condivise. La tendenza a socializzare per “diadi” o comunque in sottogruppi ristretti, tipica delle ragazze, va presa in considerazione. Per evitare di sanzionare tale comportamento utilizzare la strategia della rotazione delle coppie durante gli esercizi, è un buon mezzo per ottenere una maggiore coesione del gruppo. Per quanto riguarda la gara c’è da sottolineare che la donna, tendenzialmente ha un approccio ansiogeno sia nel periodo che precede la gara sia durante la stessa. L’allenatore deve tenere in considerazione che la somatizzazione dell’ansia da performance crea modificazioni sotto il profilo respiratorio, cardiaco e nervoso, diminuendo la componente cognitiva aumentando lo stato di stress e di stanchezza generale.

Il consiglio è di non caricare a livello emotivo la gara, ponendo obiettivi troppo precisi.

Il concetto fondamentale è di avere sempre un atteggiamento positivo e di fiducia nei confronti della squadra. Nel periodo pre – gara, che si rivela essenziale per la donna, è utile utilizzare, prima di svolgere i classici esercizi di riscaldamento alcuni movimenti di ball – handling o, soprattutto per i settori giovanili dei semplici giochi con la palla. Durante la gara è importante non utilizzare mai il termine non sbagliare, cercando di essere più direttivi e meno correttivi. In conclusione possiamo considerare che allenare le donne costituisce sempre una grande opportunità per chi allena arricchendo il proprio bagaglio di esperienza e capacità di comprensione e di intervento. La diversità di approccio mentale e pedagogico in genere elementi ricerca e crescita continua.


Lorusso Stefano.

Il lavoro è tratto dalla relazione presentata dall’autrice Bruna Rossi in occasione del seminario internazionale “la donna atleta”organizzato dal CONI.

mercoledì 26 ottobre 2022



COMUNICARE IN MODO EFFICACE 





Gli allenatori avvertono consapevolmente l’importanza di sviluppare una comunicazione efficace con la squadra Ciò risulta possibile solo se si adottano con  continuità alcune piccole strategie atte a facilitare lo scambio comunicativo. Di seguito ne evidenziamo gli aspetti più rilevanti.


 

SCOPRI COME EVITARE LA NEGAZIONE PER RENDERE IL TUO MESSAGGIO DAVVERO EFFICACE.

Se ti dico: “non pensare a un elefante bianco”, o ad esempio non sbagliare scommetto che è proprio quello a cui stai pensando in questo momento. E più ti dico di non pensarci, più l’immagine di questo elefante o dell’errore si arricchisce di dettagli nella tua mente. Questo succede perché il cervello umano ignora le negazioni. O meglio, capisce cosa significa negare qualcosa, ma non lo concepisce. Quindi, quando utilizzi delle negazioni nella tua comunicazione, molto spesso accade che il messaggio che comunichi sia sbagliato e vada nella direzione opposta che ti eri prefissato. Vediamo come evitare le negazioni per comunicare in modo più efficace  nella tua quotidianità e sul lavoro. I “NON” da evitare per raggiungere i tuoi obiettivi comunicativi. L’emisfero destro del cervello umano comprende solo concetti positivi. Questo accade perché il suo linguaggio di riferimento è fatto di immagini, suoni e odori. È praticamente impossibile, quindi, rappresentare la negazione di un concetto. prova a immaginarti mentre NON fai un’azione qualsiasi, come bere un bicchiere d’acqua. Mettiamo che il tuo cervello crei un’immagine di te seduto davanti al bicchiere pieno. Questa immagine ti descrive nel FARE un’azione (rimanere seduto davanti al bicchiere), non nel NON FARNE un’altra: bere il bicchiere d’acqua. 
Questo significa che non capiamo i NO? Certo che li capiamo. Qui entra in ballo l’emisfero sinistro del cervello, che comprende perfettamente il linguaggio delle parole. L’emisfero destro, però, va in tutt’altra direzione, quindi di fronte a una negazione accade un piccolo conflitto di emisferi che lascia una sensazione di “irrisolto”. Quando dici “NON ti preoccupare” a un cliente, ad esempio, l’emisfero destro del suo cervello attiva immediatamente uno stato di preoccupazione, anche se l’emisfero sinistro sa di poter stare tranquillo. Meglio dire stai sereno.
Lo stesso succede con altre negazioni che utilizziamo molto spesso in ambito lavorativo: 
  • NON voglio stressarti –> in realtà stai dicendo: Voglio stressarti! 

  • NON dimenticarti –> in realtà stai dicendo: Tranquillo, dimenticatene pure. 

  • NON ci sono problemi –> in realtà stai dicendo: Ci sono problemi! 
Come sostituire le negazioni che utilizzi quotidianamente?
Per imparare a evitare di usare le negazioni e migliorare così la tua comunicazione, devi attivare la tua intelligenza linguistica. Ci sono molti modi di esprimere lo stesso concetto. È importante che tu sia consapevole che, nella mente della persona a cui stai parlando, il modo che utilizzi fa un’enorme differenza. E diversi sono i risultati che ottieni. Prova a trasformare le negazioni in frasi al positivo. Ad esempio: 
  • Non deve preoccuparsi –> diventa: può stare tranquillo. 

  • Non ci saranno problemi –> diventa: ti renderai presto conto dei benefici che otterrà utilizzando correttamente questa tecnica

  • Non rischiare “soprattutto in battuta” Aumenta l’ansia!! –> diventa: controlla bene il gesto tecnico

L’intelligenza linguistica è uno strumento fondamentale per rendere la tua comunicazione più efficace. Evitare le negazioni per comunicare in modo più efficace e trasformarle in frasi affermative è un modo per infondere un senso di tranquillità e sicurezza agli atleti a cui ti rivolgi, ottenendo così i risultati che ti sei posto come obiettivi. 

COMUNICAZIONE CON I BAMBINI: I DANNI DI USARE LE NEGAZIONI

La comunicazione con i bambini: sì al "linguaggio positivo"
La comunicazione con i bambini è molto importante: crea il loro carattere futuro e modifica il loro modo di essere. E' fondamentale che gli adulti, genitori o educatori istruttori che si prenderanno cura di loro, sappiamo apportarsi nel modo più giusto ed efficace possibile, per non rischiare di fare danni difficili poi da sistemare.
Francesca Scaglia, Coach Genitoriale con studio vicino a Bra, in provincia di Cuneo, ci spiega come la comunicazione migliore da utilizzare con i bambini sia quella ESPRESSA AL POSITIVO. La comunicazione positiva è quella che rinuncia alle negazione, per un tipo di linguaggio più efficace e comprensivo. 
Comunicare attraverso le negazioni è sicuramente più efficace sul momento: i bambini che si sentono dire di no, magari anche con tono autoritario, smettono quasi certamente di commettere gli errori a cui sono abituati e ascoltano di più gli adulti. Ma cosa succede nel loro cervello quando esprimi frasi con il “non”?
Più la tua comunicazione è diretta, più il bambino ti darà retta e ti capirà
Facciamo un esempio: se un bambino sta giocando in libera esplorazione e calcia la palla in modo pericoloso, è molto meglio dirgli a priori di fare attenzione a calciare la palla in modo violento per evitare di fare danni e di colpire i compagni " piuttosto di "non calciate forte". La prima frase è positiva e migliore della seconda che in sé racchiude proprio l’azione che si vuole evitare.
Le frasi negative provocano nel cervello dei bambini un lungo tempo di analisi ed elaborazione, con il rischio di incorrere in errori di comprensione e di messa in pratica. Tempo che si accorcia enormemente se invece esprimiamo concetti positivi. 
Secondo alcuni studi, sono stati registrati tempi di risposta più lunghi quando la frase viene presentata al negativo rispetto alle frasi presentate al positivo (MacDonald and Just, 1989; Kaup, 2001; Kaup and Zwaan, 2003).
Utilizzare frasi, intenzioni e suggerimenti positivi è il modo migliore per far accadere ciò che si vuole E' importante che gli istruttori imparino a parlare al positivo. Questo è il segreto principale per mettere in moto l'azione desiderata.
Utilizzare le negazioni con i più piccoli, e non solo, porta ad incomprensioni e a rapporti privi di motivazione. Il bambino non capisce spesso il perchè e si limita ad ubbidire senza però comprendere consapevolmente il messaggio, rischiando in futuro di commettere gli stessi errori. Il linguaggio positivo invece rende la comunicazione più efficace e insegna al bambino a capire lo scopo e correggersi davvero. Come trasformare il tuo linguaggio da negativo a positivo?
Il segreto è la pratica: gli insegnanti dovrebbero partire col trascrivere su un foglio le frasi negative utilizzate più sovente, così da abituarsi a correggerle. 

Ecco alcuni esempi: 

Cerca di non sbagliare - prova ad eseguire il compito in modo corretto 

Non state distanti - state più vicini

Non gridare - Parla a bassa voce

La comunicazione positiva aiuta i bambini e rende il rapporto con gli insegnanti e compagni più efficace e comprensivo. 
 

venerdì 21 ottobre 2022

 UNDER 13 FEMMINILE 

PREPARAZIONE FISICA - TECNICA -INDIVIDUALE E ANALISI DEL GIOCO

Angelo Pastorino



............Tanti fattori incidono nella preparazione di un atleta o di una squadra, così come è necessario considerare tanti aspetti per capire i fenomeni che lo sport scatena. Di tutti però uno è più importante, fondamentale, decisivo: il fattore umano. Quello che dell'essere umano è esclusivo: la sua psiche, quel complesso insieme di ragione, di passioni, di sentimenti, di intelligenza.
Gli allenatori, i maestri, i professori, i giornalisti e gli stessi genitori dei bambini o ragazzi che fanno sport non devono mai perdere di vista che coloro che giocano sono soprattutto persone, nella loro grandezza e nelle loro debolezze................................


Julio Velasco

IL TESTO LO POTETE VISIONARE CLICCANDO SUL LINK





giovedì 20 ottobre 2022

 

MODELLO DI SVILUPPO DEL GIOCATORE 

Toshiro Endo, Yoshio koyanagi, John Sheahan


MODELLI 

L’acquisizione di tecniche motorie è strettamente legato alla psicologia. Questi modelli sono utili per comprendere e spiegare il processo d’apprendimento delle tecniche motorie. 

Spero che il post sia di vostro interesse, aspetto suggerimenti per migliorare e arricchire di contenuti il Blog. A presto. 

Stefano Lorusso 

 

mercoledì 19 ottobre 2022

venerdì 7 ottobre 2022