lunedì 29 giugno 2020


LA DONNA ATLETA E L’INTERAZIONE CON L’ALLENATORE


Una serie di lavori recenti si è occupata di indagare quali siano, secondo gli atleti di ambo i sessi, le qualità peculiari che un allenatore dovrebbe possedere. Le tre caratteristiche prioritarie sono le stesse sia per gli atleti maschi sia per le femmine e privilegiano la sfera emotiva. L’autorevolezza, la capacità di comunicare e di prendersi cura dell’atleta sono le doti più apprezzate. Soprattutto le atlete ritengono che l’allenatore debba avere conoscenze tecniche elevate, energico, determinato, avere una buona capacità d’insegnare, essere “freddo” in situazioni di stress, cooperativo e voglioso di aiutare, rispettoso dell’atleta e motivato ad allenare quella squadra a prescindere dal livello. Secondo le atlete, inoltre le allenatrici incoraggiano maggiormente, sono più attente alle relazioni, hanno maggiori capacità comunicative, usano mediamente toni più pacati, sdrammatizzano l’errore e dedicano più tempo anche al di fuori dell’allenamento. Gli allenatori invece sono più strutturati e organizzati, più esigenti e con maggiori aspettative dalle atlete. Al contrario delle allenatrici danno maggiori e dettagliate informazioni tecniche, sono più aggressivi non ammettono discussioni, urlano spesso anche senza motivo apparente, pretendono più disciplina e non motivano in termini positivi. In maniera sorprendete, però il 75% delle atlete intervistate, dichiara di preferire gli allenatori maschi.

Se passiamo ad analizzare quali sono le caratteristiche che differenziano gli atleti dalle 
atlete secondo gli allenatori di sesso maschile, troviamo un accordo elevato sulle seguenti peculiarità. Le atlete sono mediamente: Più puntuali, disciplinate e serie Prendono tutto più personalmente Entrano in “risonanza” emotiva con più facilità. Investono sulla persona intera (hanno con l’allenatore un rapporto più emozionale.) Vivono la gara come più stressante Sono più “complicate” Sono più conflittuali in situazioni di gruppo.

L’allenatore è in posizione di potere e questo può determinare un’attrazione che aggiunta alla seduzione come modalità di comunicazione “tipica della donna” che rischia di provocare situazioni difficili da gestire e assolutamente da evitare.

Poiché sia le atlete che le allenatrici tendono a stabilire rapporti più emotivi e personali, la relazione, normalmente è molto soddisfacente e funzionale per entrambe, ma diventa più problematica da gestire in situazioni di conflitto. Questo meccanismo può dare origine a contrasti più accesi e protratti nel tempo.

Se analizziamo la letteratura recente, in campo della psicologia sportiva, si trae la conclusione che diversi fattori richiedono un approccio differente da parte dell’allenatore.
Tali fattori sono: La filosofia di allenamento Le metodiche di allenamento La capacità motivazionale Lo stile comunicativo La modalità di relazionarsi con l’atleta

Si ritiene, in sintesi, che la donna – atleta necessiti, per dare il meglio di un trattamento diverso da parte dell’allenatore. Anche se non è opportuno generalizzare, è possibile fornire una serie di consigli che si rivelano utili per l’allenatore. In allenamento. Va sottolineato che in allenamento le atlete sono mediamente più disciplinate e più serie consentendo all’allenatore di lavorare in modo più sereno. Per quello che attiene al rapporto, un ascolto più attento ed una comunicazione empatica sono preferibili. Urlare, utilizzando sistemi coercitivi, non è mai utile. Tale comportamento non trova applicazione con le ragazze, soprattutto perché le rende più insicure e vulnerabili a discapito di un proficuo apprendimento. È meglio utilizzare l’autorevolezza come forma alternativa di leadership. Essere troppo aggressivi complica il rapporto interpersonale tra atleta e allenatore e fa si che le informazioni tecniche non vengono elaborate in modo corretto, causando un vissuto conflittuale sia a livello personale, “poca autostima” sia a livello relazionale nel gruppo. Il segreto sta nel saper essere carismatici, positivi, preparati e motivati. La PNL “programmazione neuro linguistica, fornisce, attraverso tecniche di comunicazione efficace un valido aiuto per gli allenatori.” È, quindi più opportuno utilizzare in maniera più accorta livelli di comunicazione, notoriamente “sotto il controllo” cosciente della persona quali il livello para – verbale ( volume della voce, timbrica, ecc..) e non verbale (sguardo, atteggiamento posturale, ecc..) che hanno un impatto molto forte sulla relazione e sono alla base di incomprensioni apparentemente inspiegabili. Per quello che riguarda in generale la relazione con l’atleta, è necessaria una maggiore attenzione alla persona nella sua interezza. Con le donne è importante non ignorare problematiche personali, extra – sportive. Un altro aspetto essenziale è quello concernente il feedback. È fondamentale: Incoraggiare Usare la tecnica del “sandwich” (informazione positiva iniziale, rilievo su quello che deve essere modificato e nuovamente feedback positivo) o, comunque premurarsi di aggiungere un supporto di tipo emotivo, è di notevole efficacia. Sdrammatizzare l’errore è importantissimo soprattutto in gara, l’atleta donna tende a colpevolizzarsi più dei maschi. È da ricordare che gli errori si correggono in allenamento. Per quanto riguarda la gestione del gruppo è importante dare un maggiore spazio alla discussione per arrivare a decisioni condivise. La tendenza a socializzare per “diadi” o comunque in sottogruppi ristretti, tipica delle ragazze, va presa in considerazione. Per evitare di sanzionare tale comportamento utilizzare la strategia della rotazione delle coppie durante gli esercizi, è un buon mezzo per ottenere una maggiore coesione del gruppo. Per quanto riguarda la gara c’è da sottolineare che la donna, tendenzialmente ha un approccio ansiogeno sia nel periodo che precede la gara sia durante la stessa. L’allenatore deve tenere in considerazione che la somatizzazione dell’ansia da performance crea modificazioni sotto il profilo respiratorio, cardiaco e nervoso, diminuendo la componente cognitiva aumentando lo stato di stress e di stanchezza generale.

Il consiglio è di non caricare a livello emotivo la gara, ponendo obiettivi troppo precisi.

Meglio dire: “Ragazze coraggio oggi andiamo a vincere” che “ ragazze mi raccomando oggi dobbiamo vincere”, anche l’espressione “oggi vinciamo” potrebbe creare reazioni ansiogene.

Il concetto fondamentale è di avere sempre un atteggiamento positivo e di fiducia nei confronti della squadra. Nel periodo pre – gara, che si rivela essenziale per la donna, è utile utilizzare, prima di svolgere i classici esercizi di riscaldamento alcuni movimenti di ball – handling o, soprattutto per i settori giovanili dei semplici giochi con la palla. Durante la gara è importante non utilizzare mai il termine non sbagliare, cercando di essere più direttivi e meno correttivi. In conclusione possiamo considerare che allenare le donne costituisce sempre una grande opportunità per chi allena arricchendo il proprio bagaglio di esperienza e capacità di comprensione e di intervento. La diversità di approccio mentale e pedagogico in genere elementi ricerca e crescita continua.

Lorusso Stefano.

Il lavoro è tratto dalla relazione presentata dall’autrice Bruna Rossi in occasione del seminario internazionale “la donna atleta”organizzato dal CONI.

mercoledì 24 giugno 2020





PROPOSTE DI ALLENAMENTO PER IL SETTORE GIOVANILE CON 
PARTICOLRE RIFERIMENTO 
ALL’UNDER 14



Ciao amici, oggi vi propongo un video spero per voi interessante, realizzato con un gruppo di atlete di Under 14. Anche se nella prossima stagione ci saranno, a livello femminile le categorie under 
13  - 17 gli esercizi che vedrete realizzati in questo video Potranno sicuramente essere ugualmente utili Per migliorare le capacità e abilità motorie con riferimento ai modelli tecnici di base. Vi auguro buona visione. 
                           Stefano Lorusso




lunedì 22 giugno 2020


L'ALLENAMENTO PER LA FORZA IN ETÀ GIOVANILE


Il periodo dell’infanzia è particolarmente adatto allo sviluppo della forza tramite un giusto allenamento

Spesso mi ritrovo di fronte a frasi del tipo “sei troppo piccolo per andare in palestra”, “andare in palestra così giovane è dannoso” ecc., e allora mi chiedo: ma esistono davvero problemi legati all’allenamento in palestra per i giovani? Molti preparatori sconsigliano questo allenamento preferendo i cosidetti esercizi a carico naturale, dicendo che allenarsi in palestra è troppo “pesante” per soggetti in via di sviluppo. Iniziamo con una piccola riflessione: il peso del corpo (carico naturale) è sicuramente un carico più alto di quello imposto dai pesi, è un carico non graduabile e forse, in certi casi, troppo elevato per le articolazioni in quell’età. A mio parere (e non solo mio) non ci sono controindicazioni nel praticare attività di pesi in giovane età, anzi possiamo dire che:

- Carichi adeguati facilitano la formazione dell’osso
- Alcuni studi parlano di aumenti nella statura
- Otteniamo sicuramente una modificazione positiva dello stato di salute
- Lo sviluppo di tronco e addome avranno funzione preventiva verso atteggiamenti viziati tipici dell’età
- Il miglioramento fisico genera autostima.

Ovviamente tutto ciò lo otteniamo solo e soltanto se il personale che troviamo in palestra saprà come comportarsi, cosa proporre e riuscirà a fare una valutazione oggettiva dell’atleta in esame.

Procedere con gradualità con i pesi in adolescenza.

La prima domanda può essere: utilizziamo macchine o pesi liberi? La tabella 1 chiarisce quali sono i vantaggi e gli svantaggi. Come sempre consiglio di scegliere cosa usare in base al soggetto, alle sue caratteristiche e al grado di esperienza e allenamento. Ad un principiante che si approccia per la prima volta alla sala pesi suggerisco l’utilizzo di macchine guidate.



È anche importante sapere che i parametri fisiologici si muovono come segue:
- Resistenza aerobica: migliora molto nelle bambine tra i 7/10 anni, si stabilizza e migliora più gradualmente attorno ai 20 anni.
- Potenza: incrementa fino a 20 anni.
- Forza esplosiva: c’è un incremento notevole tra 12 e 15 anni, in precedenza cresce poco e in modo molto graduale.
- Forza resistente: qualità che si manifesta tardivamente.
Già queste indicazioni sono importanti per gestire l’allenamento dei nostri piccoli atleti.
Attorno ai 10/14 anni abbiamo lo sviluppo delle caratteristiche di velocità: è in questo momento che si può inserire un buon allenamento anche di palestra, perché attraverso i miglioramenti muscolo/scheletrici andremo a migliorare tutte le altre componenti. Durante l’allenamento il peso non dovrebbe mai superare il 70% della ripetizione massimale.
Ogni parte del processo di sviluppo ha le sue fasi sensibili che possiamo distinguere come segue:




Modulare gli allenamenti 

Le caratteristiche degli allenamenti dovranno essere:

Movimenti veloci ed esplosivi alternati a fasi a più bassa intensità.- Recuperi completi: questo è un elemento importantissimo.- Se e quando possibile, eseguire movimenti a carico libero (manubri, bilancieri e piccole resistenze).- Controllo degli atteggiamenti posturali: attuare eventuali protocolli di lavoro per contrastare atteggiamenti di iperlordosi o ipercifosi, scoliosi ecc. Il tutto in collaborazione con il medico.- Proponiamo sempre allenamenti che possano sviluppare sia le capacità condizionali che quelle coordinative.- Allenamenti senza specializzazioni precoci, troppo spesso presenti soprattutto negli sport di squadra: la specializzazione porta spesso allo sviluppo di paramorfismi per ipersollecitazione di alcuni muscoli rispetto ad altri. Una specializzazione precoce può anche comportare la perdita di interesse a causa della monotona ripetitività delle esercitazioni proposte.

Queste situazioni possono avere come conseguenza:

La stagnazione delle prestazioni, in quanto l’atleta possiede un ristretto bagaglio di schemi motori e quindi riesce ad operare solo in determinate situazioni standardizzate;

- la facilità di traumi all’apparato locomotore, in quanto il sistema muscolare presenta squilibri, spesso notevoli, tra i vari settori del corpo;
- soprattutto nelle discipline con gesto asimmetrico possono sorgere o accentuarsi gli atteggiamenti viziati e predisporre ai paramorfismi;
- l’abbandono precoce della disciplina praticata per mancanza di nuovi stimoli motori e psicologici.
Parlando ad esempio di forza, possiamo dire che Jablonowskij afferma che la forza:
- fino a 11 anni è insignificante: è quindi consigliato stimolare la forza sotto forma di gioco senza elementi di specializzazione;
- da 12 a 15 anni aumenta considerevolmente: si inizia a lavorare in modo più specifico e distrettuale, utilizzando esercizi che prevedono ad esempio l’utilizzo di palle mediche. Teniamo sempre e comunque presente il rispetto dello sviluppo armonico di tutta la struttura muscolo/scheletrica;
- da 15 a 18 anni ha uno sviluppo intenso: la specificità del programma può essere sempre più precisa rispetto all’eventuale altro sport praticato.

Da questi dati possiamo dedurre che il periodo dell’infanzia è particolarmente adatto allo sviluppo della forza tramite un giusto allenamento. È scontato dire che un occhio particolare va dato alla postura del soggetto durante l’esecuzione dei movimenti. Atteggiamenti scorretti comportano in genere carichi articolari notevoli con conseguenti problemi.

Le fasi dell’allenamento

Le prime due fasi dell’allenamento si occupano di ginnastica formativa, mentre la terza fase è quella più specifica. L’allenamento dovrà prevedere un riscaldamento, una fase centrale e un defaticamento. Tutte le fasi sono assolutamente importanti e da rispettare. Un buon riscaldamento è alla base di un buon allenamento e soprattutto evita spiacevoli infortuni dovuti al fatto che muscoli e articolazioni non sono pronti ad assorbire determinati movimenti. Un buon defaticamento permette un miglior recupero muscolare e articolare, evitando di affrontare l’allenamento successivo con i muscoli ancora carichi di tossine. Importante è fare apprendere le corrette tecniche di sollevamento e la giusta respirazione (è vietato eseguire esercizi in apnea), e limitare il numero delle sedute settimanali a due per permettere ai giovani di dedicarsi ad altre attività e soprattutto avere il loro tempo libero. Fate eseguire gli esercizi in tutta l’escursione articolare possibile. In questo modo, oltre ad ottenere una maggiore efficacia dall’esercizio, viene mantenuta l’elasticità e la lunghezza ottimale dei muscoli e dei tendini. Inizialmente consiglio un numero di ripetizioni pari a circa 15, per consolidare bene l’esecuzione del movimento con carichi bassi. Va evitato che vengano eseguiti esercizi fino all’affaticamento, a causa dei rischi che si possono produrre per le strutture articolari e lo sviluppo osseo. 

Prima e dopo l’allenamento 

È bene eseguire, all’inizio ed alla fine di ogni seduta di allenamento, opportuni esercizi di stretching. Questo consente di mantenere una buona estensibilità muscolare ed una mobilità ottimale delle articolazioni e insegna al ragazzo l’importanza di questa attività troppo spesso trascurata o male eseguita. Lo stretching nello sport è fondamentale, ma di questo magari ne parleremo in altro momento. A mio parere, gli allenamenti in sala fitness dovrebbero iniziare con la metodica a circuito per una serie di motivi: primo motivo, molto importante, è che questa metodica è divertente, cosa fondamentale quando si ha a che fare con ragazzi di 10/11 anni. Altra motivazione riguarda la multilateralità degli stimoli, ad esempio forza e dimagrimento nello stesso allenamento. Successivamente, con l’avanzare dell’età e dell’esperienza, e magari con l’aumento della passione, potete inserire la metodica con esercizi a serie e ripetizioni. La scelta sarà effettuata dopo un’attenta analisi del soggetto, tenendo presente età, grado di preparazione, problemi fisici, motivazione che lo ha spinto a venire in sala fitness, carattere ecc. Ogni persona deve capire che i centri fitness non sono vietati ai minori, a patto che all’interno di essi ci siano istruttori preparati e adatti a trattare con ragazzi giovani.

Alcuni esempi 

ora passiamo alla pratica e vediamo alcuni esempi di circuiti da proporre a soggetti giovani che si accingono a frequentare la sala fitness.Gestire bene i carichi e curare bene l’esecuzione dei movimenti è fondamentale, così come rispettare la tappe della crescita.



Con le indicazioni che trovate nelle varie tabelle e nell’articolo si possono sviluppare altri mille allenamenti rendendoli sempre più adatti al soggetto e alla sua età o ai suoi desideri, oppure sempre più adatti e funzionali allo sport praticato. Ricordatevi sempre che non è l’età del soggetto a fare danni, ma le conoscenze di chi gestisce il soggetto.
                                                                                  Manuele Mazza

domenica 7 giugno 2020



RUOLO DELL’ALLENAMENTO AEROBICO
NELLA CAPACITÀ DI RECUPERO E DI PERFORMANCE



Un saluto affettuoso ai tantissimi amici e colleghi “siete davvero molti” che mi seguono sia sul blog 153.925,  sia sulla pagina Facebook. Durante il periodo di lockdown, ho utilizzato molto tempo per studiare ed aggiornarmi sulle varie metodologie di allenamento sia tecnico - tattico, sia fisico, “in rete ci sono stati molti appuntamenti di confronto e qualificazione con allenatori di livello internazionale attraverso l’applicazione Zoom”. Inoltre alcune riviste specializzate forniscono spunti interessanti, a livello scientifico per accrescere il nostro bagaglio di conoscenza.
Oggi vi propongo un post, forse un po’ impegnativo ma sicuramente interessante tratto dalla rivista SDS del CONI, che ha come tema “il ruolo dell’allenamento aerobico nella capacità di recupero e performance degli atleti”. La ricerca riguarda principalmente la pallavolo maschile di medio e alto livello, ma a mio avviso può interessare anche la pallavolo femminile sia Senior sia giovanile.
Un buon livello aerobico è apparentemente importante per migliorare il recupero tra le azioni e, quindi, ripetere gesti ad alta intensità per intera partita. Questa affermazione avvalora la mia tesi, sull’importanza di una buona condizione aerobica per aumentare la qualità di lavoro tecnico “in condizione di freschezza”, il numero di ripetizioni e la quantità di lavoro in generale. Questo è sempre stato un tema di discussione con i colleghi che non danno alcuna importanza a questo aspetto dell’allenamento. Purtroppo ci sono ancora molti colleghi che io  definisco simpaticamente “alchimisti stregoni” che utilizzando stratagemmi e sistemi puramente empirici, pensano di ottenere risultati attraverso “giochi di prestigio”. Forse ho esagerato un po’, chiedo scusa, ma per me l’allenamento si basa su metodi scientifici.  La ricerca completa la potete trovare e scaricare in formato PDF all’interno del mio sito nella homepage all’indirizzo https://sites.google.com/site/professionalvolley/home Con la speranza di poter riprendere al più presto la normale attività. Vi auguro, Buona pallavolo a tutti.
                                                                               
Stefano Lorusso