lunedì 9 agosto 2021

LA TEORIA EMPIRISTICA DI VON HELMHOZ


Buon giorno amici, anche se in vacanza, durante i momenti di studio colgo l’occasione per aggiornare il Blog e arricchirlo di nuovi spunti, in questo caso teorici per una continua formazione e divulgazione di trattati scientifici e proposte pratiche. Oggi vi presento una teoria che tratta dell’importanza dell’esperienza nell’elaborazione di ” un’ipotesi inconscia “, con riferimento ad una risposta, ” nel nostro caso motoria “. Il termine Empirico, derivante dal latino ” empiricus, a sua volta dal greco Esperia, relativo all’ esperienza. Sotto il profilo metodologico, sappiamo l’importanza di fornire, soprattutto in età evolutiva, una serie di proposte diversificate atte a a accrescere il bagaglio motorio dei bambini. Sappiamo inoltre che a parità di capacità motorie ” coordinative e condizionali “, solo chi presenta migliori risultati in capacità specifiche per un particolare sport, ottiene migliori performance in attività di eccellenza. Come sempre vi invito a fornirmi dei feedback, con commenti o richieste per un migliore contributo formativo. A presto.
Stefano Lorusso.




Uno dei primi studiosi a occuparsi della percezione fu Hermann von Helmholtz |’autore, che condusse diverse indagini su tale fenomeno e in particolare sulla percezione visiva, arrivando a formulare la teoria ovvero esperienziale. Tale teoria della percezione fu proposta da Von Helmoltz. In accordo con tale teoria, la percezione degli oggetti dipende dalle ripetute esperienze con l’ambiente. In particolare, i dati sensoriali forniscono una serie di sensazioni elementari che vengono integrati con altre informazioni tramite meccanismi di associazione.

Tale processo diventa più rapido con la crescita diventando quasi automatico (inferenza inconscia). Secondo von Helmholtz la percezione della realtà è resa possibile grazie all’esperienza che deriva dai nostri contatti con il mondo esterno. La sensazione è l’esperienza soggettiva associata a uno stimolo fisico ed implica la registrazione e la codificazione dell’informazione contenuta nello stimolo da parte degli organi di senso e delle vie neurali.

Questa informazione, codificata in messaggi nervosi, viene inviata al cervello che la decodifica e la analizza sino ad estrarne un’interpretazione significativa: la percezione si riferisce a questi processi e può essere considerata il fine ultimo della sensazione.In altre parole, è sulla base delle nostre conoscenze ed esperienze pregresse che le sensazioni, che arrivano al nostro cervello, in maniera frammentata e non elaborata, vengono poi associate tra di loro e integrate.

Esempio: è a partire dalla nostra esperienza che unifichiamo le caratteristiche che percepiamo di un oggetto: piatto, di forma rettangolare, sferico, con diversi elementi che lo compongono delle  a cui siamo in grado di attribuire un significato.

Secondo tale teoria le nostre percezioni sono ipotesi, previsioni di ciò che potrebbe accadere in una determinata situazione derivanti da esperienze pregresse registrate a livello inconscio. Helmholtz chiama tali ipotesi inferenze inconsce: i segnali sensoriali essendo sono parziali e incompleti, la nostra mente compie, grazie all’esperienza, una sorta di ragionamento è di collegamento (o inferenza) inconsapevole (inconscio, appunto), formulando delle supposizioni. Ciò significa da un lato che i nostri processi mentali rivestono un ruolo fondamentale, perché sono chiamati a interpretare la realtà; dall’altro che le nostre percezioni non sono mai assolutamente certe. Mondo reale e mondo percepito, dunque, non sempre corrispondono. Riassumendo, secondo tale teoria la percezione è un processo:


  • attivo, poiché il soggetto organizza i dati sensoriali;


  • indiretto, in quanto la percezione si basa su conoscenze ed esperienze pregresse, frutto di ragionamenti inconsapevoli.


Nessun commento:

Posta un commento