RAPPORTO TRA FORMAZIONE
E PRESTAZIONE
NEL SETTORE
GIOVANILE FEMMINILE
Due filosofie a confronto
1. Introduzione: un equilibrio complesso
Nel settore giovanile femminile, una delle domande più rilevanti per allenatori e dirigenti è:
Dobbiamo puntare più sulla crescita delle atlete o sulla prestazione immediata?
Molti club oscillano tra queste due polarità:
- da un lato l’esigenza di essere competitivi nei campionati giovanili,
- dall’altro la volontà di costruire atlete solide e mature per il futuro.
La verità è che entrambe le visioni hanno dignità, senso e risultati. Tuttavia, quando non esiste una filosofia chiara o una coerenza tra staff tecnico e dirigenziale, il rischio è generare confusione, pressioni improprie e scelte controproducenti, con conseguenze su motivazione, continuità e serenità delle ragazze.
Il settore giovanile femminile è particolarmente sensibile a questo dibattito per tre motivi fondamentali:
Maturazione biologica non uniforme: differenze marcate di altezza, forza, coordinazione e sviluppo neurologico. Equilibrio emotivo del gruppo: la dinamica socio-affettiva incide direttamente sulla qualità della prestazione. Bisogno di sicurezza, appartenenza e accettazione: fattori determinanti per la permanenza nello sport.
Comprendere le due filosofie, i loro punti di forza e i loro limiti è il primo passo verso un modello davvero efficace.
2. Filosofia della Formazione: costruire competenze e personalità
La filosofia formativa considera il settore giovanile come un percorso educativo globale, in cui la prestazione è il risultato finale, non il motore principale. L’obiettivo è sviluppare l’atleta sul lungo periodo, permettendo una crescita tecnica, cognitiva, emotiva e sociale.
2.1 Caratteristiche della filosofia formativa
- Centralità dell’apprendimento motorio: si privilegiano variabilità, sperimentazione, compiti complessi e contesti dinamici.
- Errori come strumenti di crescita: la cultura dell’errore diventa un pilastro educativo.
- Ruoli non fissi nelle prime categorie: le atlete esplorano più funzioni per ampliare il proprio bagaglio tecnico-tattico.
- Equità nelle opportunità di gioco: un principio pedagogico, oltre che metodologico.
- Focus su autonomia e responsabilità: si incoraggia la presa di decisione individuale.
2.2 Vantaggi della filosofia formativa
- Atlete più complete e intelligenti tatticamente.
- Riduzione della paura dell’errore e aumento della fiducia.
- Minore rischio di drop-out, soprattutto nelle fasi di crescita emotiva delicata.
- Capacità motorie e coordinative più sviluppate.
- Miglior trasferimento nelle categorie Under 17–18 e successivamente nelle prime squadre.
2.3 Limiti e criticità
- Minore competitività nelle prime fasce d’età.
- Pressioni da parte dell’ambiente societario o dei genitori.
- Tempi più lunghi per consolidare abilità specifiche.
- Necessità di allenatori preparati nel metodo non prescrittivo, più complesso da gestire.
La filosofia formativa richiede pazienza, coerenza e cultura tecnica, ma restituisce atlete complete e capaci di affrontare carriere più lunghe e sostenibili.
3. Filosofia della Prestazione: orientamento al risultato
Nella filosofia della prestazione, l’obiettivo centrale è ottenere risultati immediati, valorizzando le atlete più “pronte” e ottimizzando i sistemi di gioco.
3.1 Caratteristiche della filosofia prestazionale
- Allenamento orientato all’efficienza: alta ripetizione di gesti e schemi consolidati.
- Gestione dell’errore rigida: minimizzare l’incertezza attraverso la prescrizione.
- Specializzazione precoce: ruoli definiti già nelle categorie Under 13–14.
- Minutaggio meritocratico: gioca chi performa meglio, con turnover limitato.
- Selezioni e aggregazioni continue: la squadra viene “ottimizzata” per competere.
3.2 Vantaggi della filosofia prestazionale
- Squadre competitive anche nelle categorie giovanili.
- Atlete temprate alla pressione e all’agonismo.
- Rapidità nel consolidare sistemi di gioco efficaci.
- Prestazioni più prevedibili e stabili nel breve periodo.
3.3 Limiti e criticità
- Rischio elevato di abbandono (drop-out) nelle atlete meno utilizzate.
- Crescita incompleta nelle giocatrici che non sperimentano vari ruoli.
- Stress emotivo maggiore, specialmente tra 12 e 15 anni.
- Necessità di “vincere subito” che può sacrificare apprendimenti più profondi.
- Generazione di profili tecnici efficienti da giovani ma poco adattabili da adulte.
4. Perché nel settore giovanile femminile la questione è così delicata
Il rapporto tra formazione e prestazione è particolarmente complesso nel settore femminile giovanile per una serie di fattori biopsicosociali:
4.1 Maturazione biologica variabile
Nelle stesse categorie troviamo atlete molto diverse tra loro:
- alcune hanno già sviluppato forza e coordinazione avanzate,
- altre sono ancora nel pieno della crescita.
Puntare solo sul risultato favorisce inevitabilmente le più precoci, penalizzando talenti tardivi che spesso esplodono tra i 15 e i 17 anni.
4.2 Sensibilità emotiva e relazione educativa
Nel femminile, la qualità della relazione con l’allenatore incide enormemente sulla prestazione: un clima troppo centrato sul risultato può generare:
- paura del giudizio,
- evitamento dell’errore,
- conflitti interni al gruppo,
- diminuzione della motivazione intrinseca.
4.3 Bisogno di appartenenza e sicurezza
Il senso di accettazione e di sostegno è un fattore chiave nelle squadre femminili: un modello troppo orientato alla competizione può compromettere coesione e benessere.
4.4 Il periodo 12–16 anni
È la fase della massima fragilità emotiva e della più grande plasticità cognitiva. Le scelte fatte qui condizionano:
- permanenza nello sport,
- attitudine verso l’allenamento,
- identità atletica e personale.
5. Le due filosofie a confronto: analisi critica
Per guidare dirigenti e allenatori, è utile una sintesi operativa che evidenzi le principali differenze:
6. La terza via: l’integrazione intelligente
Le società più lungimiranti adottano un modello ibrido, che bilancia formazione e prestazione secondo criteri di età, maturazione e obiettivi di percorso.
6.1 Indicazioni operative per allenatori e dirigenti
A. Under 12–14: prevale la formazione
- Ampia rotazione dei ruoli.
- Minutaggio equo.
- Sperimentazione tecnica costante.
- Clima orientato al gioco e all’apprendimento.
B. Under 15–16: equilibrio dinamico
- Introduzione graduale della specificità del ruolo.
- Aumento delle responsabilità agonistiche.
- Valutazioni individualizzate.
- Gestione consapevole dell’errore: si compete, ma si cresce.
C. Under 17–18: prestazione come verifica del percorso formativo
- Consolidamento dei ruoli.
- Introduzione di obiettivi agonistici chiari.
- Allenamenti più intensi e orientati a problemi complessi.
- Mentalità competitiva guidata.
6.2 Il ruolo dei dirigenti
I dirigenti sportivi devono:
- dare una linea societaria chiara,
- supportare gli allenatori nelle scelte formative,
- gestire con equilibrio le pressioni dei genitori,
- monitorare la qualità del processo di crescita delle atlete.
7. Conclusioni: la prestazione nasce dalla formazione
Formazione e prestazione non sono due visioni inconciliabili: sono due componenti della stessa equazione educativa.
Nel settore giovanile femminile, privilegiare solo il risultato può portare a successi immediati ma fragili. Privilegiare solo la formazione può rallentare il cammino agonistico ma costruisce basi solide.
La strategia più efficace è adottare un modello integrato, dove:
- la formazione guida l’inizio del percorso,
- la prestazione diventa una naturale conseguenza del processo,
- l’atleta è al centro del progetto sportivo.
Il vero compito degli allenatori e dei dirigenti è costruire contesti di crescita coerenti, sicuri ed esigenti, capaci di accompagnare le giovani atlete verso una maturazione completa, tecnica ed emotiva, senza sacrificare né il presente né il futuro.
Stefano Lorusso


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