GENITORI - ADOLESCENTI E SPORT
1. Introduzione: un triangolo educativo complesso
Nel mondo della pallavolo giovanile femminile, il rapporto tra genitori, allenatori e atlete costituisce un sistema dinamico e delicato. Non si tratta semplicemente di una somma di ruoli, ma di una rete di relazioni interdipendenti, cariche di significati affettivi, aspettative e tensioni evolutive.
L’adolescente vive una fase della vita in cui cerca identità, autonomia e appartenenza, e lo sport può diventare un potente spazio di crescita o, al contrario, un campo di conflitto emotivo. La pallavolo, sport di squadra e di cooperazione, è un laboratorio ideale per osservare come le dinamiche psicologiche familiari e sociali influenzino lo sviluppo personale delle giovani atlete. Ogni genitore, spesso in modo inconsapevole, contribuisce alla costruzione o alla fragilità dell’esperienza sportiva della figlia. In questo contesto, l’allenatore non è solo un tecnico, ma diventa un mediatore emotivo e comunicativo, chiamato a gestire le relazioni con sensibilità e competenza.
2. L’adolescenza: un tempo di transizione e vulnerabilità
L’adolescenza è il tempo delle transizioni: biologiche, psicologiche e sociali. Nelle ragazze, la trasformazione corporea spesso anticipa la maturazione emotiva, generando un senso di disorientamento. Il corpo diventa “altro da sé”: cambia, si espone, viene giudicato. In questo contesto, lo sport può rappresentare un luogo di riappropriazione del corpo: la pallavolo offre un modello positivo di movimento, espressione e coordinazione, ma può anche diventare un campo di confronto, di paragone e talvolta di frustrazione. L’adolescente femmina tende a cercare approvazione e conferme esterne — soprattutto da parte dei genitori e dell’allenatore mentre costruisce la propria identità.Un commento negativo, una critica inadeguata o un atteggiamento svalutante possono essere interiorizzati come fallimenti personali, con effetti profondi sull’autostima. La sfida per i genitori e per l’allenatore è accompagnare questa crescita senza sostituirsi, senza invadere e senza alimentare ansie da prestazione.
3. Il ruolo psicologico dei genitori nello sport giovanile
Ogni genitore desidera il meglio per la propria figlia, ma il confine tra supporto e pressione è spesso sottile. Molti adulti vivono, talvolta inconsciamente, un processo di proiezione: i sogni sportivi non realizzati, i desideri di successo, o la ricerca di riconoscimento sociale si trasferiscono sulla carriera sportiva della figlia.
Questo fenomeno psicologico, descritto anche da autori come Hellstedt e Gould, è alla base di molti conflitti nello sport giovanile. Il genitore, pur animato da buone intenzioni, può trasformarsi in un “allenatore aggiunto”, minando l’autonomia della giovane atleta e interferendo con la relazione tecnico-atleta.
Il comportamento genitoriale nello sport può assumere tre forme principali:
- Genitore supportivo – Fornisce incoraggiamento, presenza costante ma non invasiva, accetta gli errori come parte del processo di crescita.
- Genitore direttivo – Interviene troppo, dà indicazioni tecniche, giudica le scelte dell’allenatore, vive le gare come una prova personale.
- Genitore distaccato o disinteressato – Non partecipa, non sostiene, non valorizza l’impegno sportivo della figlia, alimentando senso di solitudine.
4. L’allenatore come figura di equilibrio e di riferimento
Nel contesto della pallavolo giovanile femminile, l’allenatore rappresenta spesso una figura carismatica e di grande influenza. Durante l’adolescenza, l’atleta tende a spostare parte del proprio riferimento affettivo dagli adulti familiari agli adulti significativi del mondo esterno. L’allenatore, quindi, diventa modello educativo, guida e specchio emotivo. Il suo compito non è solo insegnare gesti tecnici, ma anche educare alla gestione delle emozioni, alla cooperazione, al rispetto delle regole e alla resilienza dopo l’errore. Tuttavia, questa funzione può entrare in conflitto con quella genitoriale se mancano chiarezza, dialogo e fiducia reciproca.
Un allenatore empatico e comunicativo riesce a:
- riconoscere il ruolo educativo dei genitori,
- stabilire limiti chiari di competenza,
- creare un clima di collaborazione anziché di confronto,
- valorizzare la crescita personale più che il risultato immediato.
5. Le dinamiche psicologiche del “bordo campo”
Il comportamento dei genitori durante le gare è spesso lo specchio della loro gestione emotiva. In molti casi, l’adulto vive la partita con un livello di coinvolgimento superiore a quello della figlia: urla, suggerimenti, ansie, critiche all’arbitro o all’allenatore. Dal punto di vista psicologico, questo atteggiamento nasce da un processo di identificazione proiettiva: il genitore si identifica con la figlia e vive ogni suo gesto come proprio, nel tentativo inconscio di “riparare” le proprie ferite o dimostrare valore attraverso di lei. Ma per l’adolescente, che cerca autonomia e riconoscimento, questo comportamento risulta soffocante. Genera vergogna, imbarazzo e senso di inadeguatezza. Nel lungo periodo, può portare al ritiro dallo sport o alla perdita del piacere del gioco. Educare i genitori al “silenzio attivo” presenza discreta, sostegno emotivo, fiducia è uno dei compiti più difficili ma fondamentali per ogni società sportiva.
6. La pallavolo come contesto di apprendimento emotivo
La pallavolo, più di altri sport, si fonda su relazioni di interdipendenza: ogni gesto tecnico dipende da quello precedente, ogni errore coinvolge l’intera squadra. Questo rende la pallavolo un ambiente privilegiato per lo sviluppo di competenze socio-emotive: empatia, cooperazione, fiducia reciproca, gestione del fallimento.
Nelle giovani atlete, la partita diventa una metafora della vita:
- l’errore è inevitabile, ma si supera insieme;
- il successo nasce dalla collaborazione, non dalla competizione interna;
- la leadership è distribuita e condivisa.
7. Strategie educative per costruire alleanze sane
Per favorire un ambiente armonico, servono strategie concrete di collaborazione tra genitori, allenatori e società sportive.
Alcune buone pratiche includono:
- Incontri periodici tra società sportiva e famiglie, per condividere obiettivi e valori educativi.
- Codici etici chiari sul comportamento dei genitori durante gare e allenamenti.
- Educazione alla comunicazione assertiva: come esprimere opinioni senza invadere, come gestire delusioni e aspettative.
- Formazione psicopedagogica per allenatori, per riconoscere dinamiche familiari e sviluppare empatia comunicativa.
- Valorizzazione del processo, non solo del risultato: premiare impegno, crescita, collaborazione e fair play.
8. Conclusione: crescere insieme attraverso lo sport
La pallavolo giovanile femminile rappresenta un microcosmo della società, in cui emozioni, identità e relazioni si intrecciano. Il percorso sportivo non è solo formazione tecnica, ma educazione alla vita. Quando genitori e allenatori riescono a costruire un’alleanza autentica, fondata su fiducia, empatia e comunicazione, la giovane atleta vive un’esperienza sportiva che lascia tracce durature: fiducia in sé, rispetto degli altri, resilienza, capacità di affrontare le sfide. In definitiva, lo sport non insegna solo a vincere, ma a diventare persone competenti emotivamente e relazionalmente. Questa, più di ogni trofeo, è la vera vittoria dell’educazione sportiva.
Stefano Lorusso
BibliografiaArgentieri, S. (2018). L’età incerta. Adolescenza e psicoanalisi. Roma-Bari: Laterza.
→ Analisi psicoanalitica della trasformazione identitaria e affettiva durante l’adolescenza.
Balboni, G., & Pedrabissi, L. (2005). Psicologia dello sport e dell’esercizio fisico. Bologna: Il Mulino.
→ Testo fondamentale per comprendere i meccanismi motivazionali e relazionali nello sport giovanile.
Cei, A. (2010). Psicologia dello sport. Teoria e applicazioni. Roma: Carocci.
→ Approccio sistemico alla psicologia sportiva, con riferimenti specifici al ruolo degli allenatori e dei genitori.
Cei, A., & Rubini, M. (2020). Genitori e sport. Come sostenere i figli nello sport. Roma: Erickson.
→ Guida pratica e psicologica per genitori di giovani atleti, con casi concreti e strategie comunicative.
Cusinato, M. (2011). La relazione genitori-figli in adolescenza. Milano: FrancoAngeli.
→ Approfondisce il tema dell’autonomia e del conflitto generazionale in chiave psicologica ed educativa.
D’Urso, V., & Tranchina, L. (2015). Psicologia della prestazione sportiva. Milano: FrancoAngeli.
→ Analisi delle variabili emotive e motivazionali che influenzano la performance in età giovanile.
Galli, N. (2006). Pedagogia dello sport. Valori, modelli, prospettive educative. Brescia: La Scuola.
→ Un testo cardine sulla dimensione formativa dello sport e sul ruolo dell’allenatore come educatore.

Commenti
Posta un commento