martedì 22 giugno 2021

LEZIONI DALL’ORIENTE ESERCIZI DI MOBILITÀ ARTICOLARE  



Un caro saluto a tutti gli amici di Volleyprojet. In periodo di vacanza, ci si appresta, oltre a riposarsi a programmare al meglio la stagione “con la speranza che tutto ritorni nella normalità ”. Oggi ho inserito un nuovo video che proviene direttamente dall'oriente, realizzato durante un allenamento giovanile, all'interno del quale potete vedere delle proposte, con esercizi di mobilizzazione articolare, alcuni inusuali con riferimento al lavoro che generalmente propongo e ho visto realizzare in palestra. Come sempre v’invito a osservare il video ponendo l'attenzione sia sulla capacità di eseguire il movimento In modo armonico e controllato con riferimento ai vari segmenti corporei, sia all’aspetto mentale. Come spesso affermo, lo sport in Oriente non è solo attività fisica ma definirei quasi una religione. Si può notare che durante i movimenti le atlete recitano, io lo definirei un “Mantra” che probabilmente le aiuta a mantenere il giusto ritmo e concentrazione nell’esecuzione. Come sempre spero che il post sia di vostro gradimento. Aspetto suggerimenti e consigli. A presto. 
                                          
                                                                                                                               Stefano Lorusso




giovedì 17 giugno 2021


ORGANIZZARE UN SETTORE 

GIOVANILE VINCENTE






Prof. Marco Mencarelli



Staff  -  strutture  -  programmazione  pluriennale


La carriera di Marco Mencarelli inizia nel 1992, all'interno della struttura tecnica federale delle squadre nazionali come collaboratore, sia per quanto riguarda il settore maschile che femminile. Dal 2001 al 2004 è vice allenatore della nazionale femminile, con la quale ottiene la medaglia d'oro al campionato mondiale del 2002 e partecipa ai Giochi Olimpici di Atene 2004. Successivamente guida la nazionale sperimentale ai Giochi del Mediterraneo di Almeria 2005, dove conquista la medaglia di bronzo, iniziando al contempo una collaborazione con il Club Italia.
Partecipa al campionato mondiale del 2006, sempre come secondo, diventando anche tecnico della nazionale femminile Under-19 e Under-29 e, dal 2007, assumendo l'incarico di direttore tecnico delle squadre nazionali giovanili e del Club Italia. Alla guida delle nazionali italiane giovanili ottiene quattro medaglie d'oro, di cui una nel campionato mondiale 2011[1] e tre consecutive ai campionati europeidel 20062008 e 2010, oltre a una medaglia di bronzo nell'edizione del 2012[2]. Alla fine del 2012 diventa commissario tecnico della nazionale maggiore[3], vincendo la medaglia d'oro ai Giochi del Mediterraneo 2013[4], fino al'esonero avvenuto nel 2014.
Nella stagione 2014-15 allena la squadra femminile del Club Italia, che guida alle semifinali dei play-off per la promozione in Serie A1 e ai quarti di finale della Coppa Italia di categoria; contemporaneamente assume la guida della nazionale italiana Under-18 femminile, che conduce al titolo mondiale 2015[5]. A partire dall'annata successiva viene ingaggiato dal Busto Arsizio, per il suo primo incarico nel massimo campionato italiano. Nella stagione 2018-19, alla guida della formazione bustocca ridenominata UYBA.conquista la Coppa CEV. Per il campionato 2019-20 viene ingaggiato dalla Savino Del Bene, sempre in A1 italiana.












giovedì 29 aprile 2021

 


ALLENARE L'AGILITÀ E LA RAPIDITÀ CON L’AUSILIO DELLA SCALETTA 

V. Durigon, F. Cuzzolin





Il livello prestativo di moltissime discipline sportive dipende dalla capacità di reagire prontamente a stimoli percettivi di varia natura e di completare le risposte cinetiche (gesti tecnici) nel più breve tempo possibile rispettando comunque i corretti parametri esecutivi e l’ampiezza ottimale di ogni singolo movimento.

Le strategie attuate attraverso l’allenamento fisico e tecnico-tattico sono prevalentemente focalizzate allo sviluppo della rapidità in movimenti specifici ed alla realizzazione di spostamenti estremamente veloci. Nei vari sport, la rapidità si esprime in diverse forme: iniziando la risposta cinetica con il minimo tempo di latenza dopo la comparsa dello stimolo (reazione); completando il singolo gesto  nel più breve tempo possibile (rapidità d’azione); compiendo movimenti a carattere ciclico con elevata frequenza (velocità); applicando potenza (accelerazione) e mantenendo un’elevata velocità esecutiva anche in situazioni di affaticamento muscolare (velocità prolungata).



La rapidità è una capacità complessa perché dipende da molti fattori: sviluppo nervoso e caratteristiche antropomorfe individuali; coordinazione intermuscolare (globale) ed intramuscolare; qualità muscolari; richieste elaborative; caratteristiche del gesto (forza, ampiezza, precisione, complessità e durata). La rapidità fortemente influenzata dal controllo corporeo e motorio, per realizzare movimenti rapidi l’atleta deve acquisire un livello di padronanza dei gesti tecnici tale da consentirgli di mantenere un’esecuzione ottimale, senza rallentamenti significativi, anche in situazioni problematiche di instabilità, aggiustamento, sbilanciamento, disequilibrio, ecc. La coordinazione, intesa come capacità di organizzazione, controllo, regolazione, modulazione ed adattamento dei movimenti costituisce pertanto il presupposto fondamentale per un’espressione rapida del movimento. Negli sport di situazione (o a carattere informativo), costituiti da moltissimi momenti ad elevata incertezza, la rapidità è una qualità talmente importante da essere determinante per la prestazione: arrivare in ritardo, seppur di pochissimo, spesso vuol dire subire l’iniziativa dell’avversario o perdere una buona opportunità per conquistare un importante vantaggio.  Se però negli sport di combattimento la rapidità si esprime soprattutto nell’esecuzione di un singolo gesto (la stoccata o la parata nella scherma) nei giochi sportivi la rapidità riguarda anche il tempo di spostamento dell’intero corpo nello spazio.


Le caratteristiche di molti giochi sportivi obbligano gli atleti ad effettuare delle serie di passi stretti e veloci per realizzare particolari azioni all’interno di spazi limitati (come avviene nella pallacanestro o nel dribbling del calcio), questi atleti si trovano pertanto nelle condizioni di ricercare un’elevata coordinazione specifica in spostamenti avanti, laterali o all’indietro attraverso movimenti estremamente rapidi degli arti inferiori. Si tratta quindi di realizzare passi di scarsa ampiezza ma molto rapidi e di replicarli con diverse varianti all’interno di precise sequenze ritmiche. La ritmica degli appoggi in effetti, costituisce l’indispensabile guida per la ricerca della coordinazione ottimale nell’esecuzione dei passi.
Gli esercizi con le scalette (ladder) rappresentano un valido ausilio per lo sviluppo della capacità ritmica applicata ai passi di spostamento di molte discipline sportive.
Muoversi all’interno di spazi prefissati effettuando gesti complessi e rispettando determinate sequenze ritmiche obbliga l’atleta ad esercitare un controllo sui propri movimenti limitando di fatto la sua velocità massimale. In effetti, proprio l’elevata componente coordinativa determinata dalla ripetizione di schemi di movimento, caratteristica degli esercizi effettuati con la scaletta, non consente all’atleta di raggiungere i livelli di rapidità che si ottengono invece nell’esecuzione del singolo gesto o in movimenti privi di costrizioni e limitazioni spaziali.
In pratica, mano a mano che l’atleta acquisisce maggior controllo nella sequenza dei passi, aumenta anche la sua velocità esecutiva ma, arrivato ad un certo punto, si accorge che un ulteriore aumento di velocità lo espone al rischio concreto di uscire dalla sequenza ritmica facendogli perdere la coordinazione dei passi. Nel caso della scaletta si può pertanto parlare di “rapidità relativa o funzionale” come espressione di massima rapidità possibile nell’esecuzione di alcuni schemi di movimento ripetuti all’interno di una determinata sequenza ritmica. Ciò che accade con la scaletta è, per certi versi, assai simile a ciò che accade ad ognuno di noi durante la discesa rapida di una rampa di scale: una volta trovato il ritmo adatto siamo in grado di scendere abbastanza rapidamente ma se tentiamo di forzare la velocità dei nostri passi perdiamo la coordinazione e siamo costretti a rallentare per ritrovare la guida ritmica smarrita o addirittura ad arrestarci prima di riprendere nuovamente la discesa. Nella scaletta, la ricerca di “fluidità” e di controllo ritmico dei movimenti gioca un ruolo fondamentale, si tratta pertanto di esercizi più di agility che di vera e propria rapidità. 
La padronanza del controllo podalico non è importante solo negli spostamenti ma, in alcune discipline, è determinante anche nei comportamenti di finta. Ricerche applicate al gioco del rugby hanno riscontrato che nell’uno contro uno, il difensore cerca d’individuare nei movimenti dei piedi dell’attaccante, gli indici pertinenti (punti diagnostici) che gli facciano intuire in anticipo la direzione che l’avversario prenderà nel tentativo di superarlo per battere la difesa. L’analisi dei comportamenti degli atleti ha evidenziato che giocatori esperti e particolarmente abili riescono, in situazione d’attacco, ad inviare informazioni appositamente false attraverso i movimenti dei piedi traendo in inganno il diretto difensore. La finta è sostanzialmente una capacità tattica perchè riguarda le scelte adottate individualmente per adattare, in base alle situazioni contingenti, le azioni spontanee e/o predeterminate con la strategia, la finta però è strettamente collegata alle abilità tecniche in quanto, per essere credibile, il movimento deve assomigliare in tutto per tutto a quello reale. La finta non può sovrapporsi al movimento “vero” ma non può nemmeno essere effettuata troppo presto (in genere non deve apparire con un intervallo superiore ai 60–100ms.) l’atleta inoltre deve possedere un bagaglio sufficientemente variegato di finte per non ripetere lo stesso “falso allarme” con eccessiva frequenza.
Tutti questi elementi inducono a pensare che la dimestichezza nell’uso dei piedi, per alcuni sport, sia di fondamentale importanza. Come tutte le abilità, anche quelle relative al controllo podalico possono essere apprese ed affinate, lo scopo di questo volume è appunto quello di offrire agli allenatori, ai preparatori fisici ed agli insegnanti di educazione fisica una selezione di proposte operative che, utilizzando uno strumento semplice come la scaletta, permettono di sviluppare la coordinazione podalica. 
In genere, per quanto riguarda l’espressione individuale di rapidità, l’enfasi viene posta principalmente sugli aspetti costituzionali di natura neurofisiologica e biotipologica che, essendo innati (predeterminati geneticamente), non possono essere modificati più di tanto attraverso l’allenamento. Tuttavia, anche se solo per via indiretta, è possibile agire sullo sviluppo della rapidità mediante lo sviluppo della coordinazione utilizzando esercitazioni a carattere specifico.
Ogni parte dell’apparato locomotore riceve le proiezioni di una precisa porzione dell’area motoria primaria (rappresentazione somatotopica) e l’ampiezza delle diverse porzioni corticali dedicate ai singoli distretti corporei è in relazione al numero di neuroni coinvolti (vengono impiegati più neuroni dove è necessario un controllo motorio più fine). Dal punto di vista neuronale gli arti inferiori sono caratterizzati da una scarsa estensione del tessuto celebrale motorio e ciò fa ben comprendere le difficoltà di controllo coordinativo nei movimenti delle gambe e dei piedi. Tale constatazione avvalora ulteriormente la necessità di realizzare delle pratiche di allenamento che sviluppino la coordinazione podalica attraverso movimenti specifici.
Oltre allo sviluppo degli elementi coordinativi relativi alle capacità di dissociazione dei movimenti (indipendenza arto destro e sinistro), di ritmo, di differenziazione dinamica, di orientamento spazio-temporale e di combinazione movimenti braccia-gambe, altrettanta importanza rivestono gli aspetti posturali e la mobilità soprattutto della caviglia. Rigidità muscolari e blocchi articolari costituiscono infatti le principali cause di compensi e di scorretti adattamenti posturali e, ostacolando l’efficienza dell’apparato locomotore, ne limitano l’efficacia meccanica e la piena espressione dinamica.
La scaletta, pur rappresentando un valido ausilio per lo sviluppo dell’agility e della rapidità, può dimostrarsi inefficace se utilizzata isolatamente o in forma disgiunta rispetto ad altre pratiche di allenamento, per ottenere buoni risultati è necessario invece prevederne un utilizzo integrato e funzionale all’interno di una programmazione polivalente e multilaterale




domenica 11 aprile 2021

 

ESERCIZI IN PROGRESSIONE DIDATTICA PER LA RICEZIONE E ATTACCO





Preparazione: : Dividere la squadra in gruppi da 4

Esecuzione: : A gruppi di 4 giocatrici Battuta e ricezione con rotazione in senso orario. 20 Battue a testa

Varianti: : La giocatrice che ferma la palla esegue prima un palleggio di controllo successivamente un'alzata

Consigli: : Porre l'attenzione sull'esecuzione tecnica

Materiali: : Palloni


Preparazione: Dividere la squadra in gruppi da 4

Esecuzione: : A gruppi di 4 giocatrici rincorsa alzata e attacco in diagonale. Il gioco continua finché non finisce l'azione. Battuta e ricezione con rotazione in senso orario. 20 Battue a testa alternando il servizio.
Varianti: : La giocatrice che esegue il servizio entra a giocare in zona 1.




Preparazione: Dividere il gruppo in squadre.

Esecuzione: A gruppi di 5/6 Battuta e ricezione a punteggio con scorrimento . la giocatrice dopo il servizio entra in campo a ricevere la squadra in ricezione dopo aver eseguito l'azione esegue uno scorrimento 1/6/5 Punteggio: ricezione positiva 1 punto battuta sbagliata -1 La battuta ac'è non realizza punto. Il numero dei punti è con riferimento alle capacità tecniche delle giocatrici.

Varianti: La giocatrice di zona 5 riceve e attacca

Consigli: Scautizzare la qualità della ricezione

Materiali: Palloni

Preparazione: Dividere il gruppo in squadre di 6 giocatrici

Esecuzione: A gruppi di 6 Battuta e ricezione e fase di gioco. La squadra in battuta esegue la fase break dopo la prima difesa rimanda con un primo tocco la palla nel campo avversario. La squadra in difesa appoggia una free Ball e si continua il gioco normalmente. Inizialmente solo con ricezione e attacco da zona 2/4. Le giocatrici in posto 6 cambiano con la giocatrice che ha attaccato

Varianti: inserire anche il centrale

Consigli: Scautizzare la qualità della ricezione

Materiali: Palloni



sabato 27 marzo 2021

 


METODI DI VALUTAZIONE DELLA PROPRIOCEZIONE E DELLA POSTURA IN ANALISI DEL MOVIMENTO 


SECONDA PARTE



Analisi  della  postura 

La  postura  deve  intendersi  come  “posizione  reattiva  all’ambiente  gravitazionale, ergonomica  ed  a  controllo  cibernetico,  idonea  allo  svolgimento  di  attività  funzionali finalizzate  mediante  un’azione  psico-corporea  integrata”  (Massara  1996).  Il  concetto  di postura  non  si  riferisce  a  una  condizione  prettamente  statica  ma  s'identifica  più  in generale  con  il  concetto  di  equilibrio  inteso  come  ottimizzazione  del  rapporto  tra soggetto  ed  ambiente  circostante  in  quel  determinato  momento  e  per  i  programmi motori  previsti. L'equilibrio  si  raggiunge  quando  la  perpendicolare  passante  per  il  baricentro  del  corpo cade  all'interno  del  piano  di  appoggio,  delimitato  dal  margine  esterno  dei  piedi.  Una corretta  postura  è  mantenuta  attraverso  una  costante  rielaborazione  dei  parametri dell'attività  muscolare,  indispensabile  per  mantenere  il  baricentro  all'interno  della  base di  appoggio.  Il  baricentro  è  in  continuo  movimento  sia  per  l'azione  sul  corpo  di  forze esterne,  che  per  gli  spostamenti  causati  dal  movimento  volontario. Al  Sistema-Tonico-Posturale (S.T.P) è affidato il compito  di: 

  lottare  contro  la  gravità; 

  opporsi  alle  forze  esterne; 

  situarci  nello  spazio-tempo  strutturato  che  ci  circonda;

  permettere  l'equilibrio  nel  movimento.

 Il nostro  corpo  è  in  perenne  lotta  con  la  gravità  al  fine  di  mantenere  le  posture necessarie  alla  vita  di  relazione.  Per  fare  questo,  è  necessario  un  continuo aggiustamento  del  tono  muscolare  da  parte  dei  muscoli  antigravitari.  Il  sistema  nervoso regola  il  comportamento  dei  muscoli  sulla  base  delle  informazioni  provenienti  sia dall’esterno  sia  dall’interno  del  corpo.  Sulla  base  di  tali  informazioni  viene  determinata la  contrazione  o  il  rilasciamento  dei  vari  muscoli  scheletrici  al  fine  di  ottenere  la  postura desiderata.   Secondo  la  letteratura  i  recettori  utili  per  il  sistema  nervoso  sono  chiamati  recettori posturali  o  entrate  posturali.  Questi  recettori  sono:

   esterocettori:  sono  recettori  sensoriali  tattili,  visivi  ed  uditivi  che  ci  permettono di  adattare  continuamente  la  nostra  postura  in  funzione  dell'ambiente  che  ci circonda.  I  recettori  dell'orecchio  interno  sono  degli  accelerometri  e  forniscono informazioni  sul  movimento  e  sulla  posizione  della  testa  in  rapporto  alla verticale.  I  recettori  dell'occhio  permettono  la  stabilità  posturale  per  i movimenti  antero-posteriori,  grazie  alla  visione  periferica.  I  recettori  plantari forniscono  misure  di  pressione  a  livello  della  superficie  cutanea  plantare,  ricca in  recettori,  e  informazioni  sulle  oscillazioni  della  massa  corporea.  Le informazioni  plantari  derivano  da  un  recettore  fisso  a  contatto  diretto  col  suolo immobile.  A  livello  del  piede  si  raccolgono  anche  informazioni  relative  alla propriocezione  muscolare  e  articolare. 

  propriocettori:  permettono  al  sistema  di  riconoscere  la  posizione  e  lo  stato  di ogni  osso,  muscolo,  legamento,  od  organo  in  rapporto  con  l'equilibrio.  In particolare  sono  fondamentali  le  informazioni  riguardanti  la  posizione  degli esocettori  dell’orecchio  interno  e  della  retina  in  rapporto  all'esocettore podalico,  le  informazioni  sulla  posizione  d'ogni  vertebra  e  l’entrata propriocettiva  podalica,  grazie  al  controllo  dello  stiramento  dei  muscoli  del piede  e  della  gamba,  che  situa  il  corpo  in  rapporto  ai  piedi.  L'entrata  rachidea  e l'entrata  propriocettiva  podalica  formano  un'estesa  catena  propriocettiva  che permette  di  situare  l'orecchio  interno  e  gli  occhi  in  rapporto  ad  un  recettore fisso  costituito  dai  piedi.   L’equilibrio  è  regolato  da  diversi  meccanismi  fisiologici  a  cui  contribuiscono  la  corteccia cerebrale,  le  funzioni  vestibolari,  il  cervelletto,  i  recettori  visivi  e  uditivi,  gli  esterocettori del  tatto  e  della  pressione  e  i  propriocettori  delle  articolazioni,  dei  tendini  e  dei  muscoli. Qualora  uno  o  più  fattori  siano  in  grado  di  modificare  l’equilibrio,  il  sistema  posturale agirà  in  modo  da  modificare  con  rotazioni  e/o  traslazioni  di  compenso  i  vari  segmenti corporei.   Negli  ultimi  anni  si  è  ipotizzato  che  uno  squilibrio  del  sistema  posturale  sia  proprio  il frutto  di  una  disfunzione  del  sistema  propriocettivo.  Il  sistema  posturale  ricevendo informazioni  non  corrette  invierà  ai  vari  distretti  muscolo-tendinei  comandi  non  giusti  e utili  all’organismo.  Ciò  porterà  necessariamente  asimmetrie  di  tono  capaci  di  suscitare una  sintomatologia  spesso  dolorosa.  Errori  posturali  seppur  modesti  sono,  infatti,  in grado  di  causare  disagi  e  patologie  anche  severe. Per  misurare  la  postura  attualmente  sono  stati  introdotti  vari  strumenti  tecnologici  che ci  consentono  di  eseguire  precisi  esami  posturali  strumentali  in  grado  di  effettuare rilevazioni  precise,  ripetibili  e  non  invasive.  Esistono  in  letteratura  specifiche  procedure  e protocolli  per  l’analisi  posturale: 

  “indagine  morfologica”:  utilizza  telecamere  o  infrarossi  per  rilevare  i  punti  di repere  anatomici  marcati  con  marker  adesivi; 

  “indagine  baropodometrica”:  utilizza  pedane  baropodometriche  per  rilevare  le reazioni  di  terra  per  lo  studio  dei  carichi  statici,  dinamici  e  stabilometrici  del baricentro;

  “indagine  podoscopia  computerizzata”:  per  la  misurazione  della  morfologia podalica; 

  “indagine  cinematica  del  movimento”:  solitamente  effettuata  insieme all’indagine  baropodometrica  per  valutare  variazioni  angolari  durante  il cammino; Solitamente  in  seguito  a  queste  valutazioni  segue  l’elaborazione  digitalizzata  attraverso un  software  per  analizzare  gli  indicatori  principali  ottenuti  nelle  varie  rilevazioni  e rapportarli  ai  valori  fisiologici.   Un’accurata  analisi  della  postura  in  statica  e  in  dinamica  consente  di  definire  il programma  di  rieducazione  posturale.  Il  controllo  neurofisiologico  è  solitamente formato  da  tre  differenti  momenti:  il  controllo  posturale  nella  stazione  eretta,  il controllo  posturale  quando  al  corpo  vengono  applicate  forze  meccaniche  esterne  tali  da dare  luogo  ad  una  perdita  di  equilibrio,  e  controllo  posturale  durante  l'esecuzione  di movimenti  volontari. 

1)  Controllo  posturale  nella  stazione  eretta:  in  seguito  a  oscillazioni  del  baricentro date  da  forze  minime,  il  sistema  posturale  è  in  grado  di  rispondere  con  una  forza adeguata  e  contraria  esercitata  in  maniera  tempestiva,  che  consente  il mantenimento  della  posizione  eretta.  Il  tono  muscolare  conseguente  alle reazioni  posturali  è  detto  tono  di  reazione  posturale.  Non  esiste  un  unico movimento  di  reazione  a  una  forza  esterna,  ma  una  serie  di  movimenti  possibili equivalenti.  Fra  questi,  il  cervelletto  sceglie  il  movimento  di  reazione  ideale.  Tali aggiustamenti  muscolari  però  non  sono  tali  da  provocare  attività  muscolare elettromiografica. 

2)  Controllo  posturale  quando  al  corpo  siano  applicate  forze  meccaniche  esterne tali  da  provocare  una  perdita  di  equilibrio:  il  tono  posturale  di  reazione  non  è  più in  grado  di  mantenere  la  posizione  di  equilibrio  da  solo  ma  ha  luogo  un  lavoro muscolare  vero  e  proprio.  Questo  lavoro  porta  alla  definizione  di  una  nuova posizione  di  equilibrio.  La  reazione  posturale  sarà  di  tipo  motorio  e  i  circuiti  che presiedono  alle  reazioni  posturali  motorie  sono  gli  stessi  che  controllano  il  tono di  reazione  posturale.  In  questo  caso  però  essi  si  ricalibrano  sulle  nuove  esigenze, dando  luogo  a  reazioni  motorie,  anziché  a  variazioni  del  tono  muscolare. 3)  Controllo  posturale  durante  il  movimento  volontario:  in  questo  caso  le  reazioni posturali  sono  definite  anticipatorie,  poiché  intervengono  prima  nel  movimento volontario.  Nell'esecuzione  di  un  movimento  volontario,  il  baricentro  si  sposta fuori  della  base  di  appoggio,  esattamente  come  avviene  per  l'intervento  di  forze esterne  all'organismo.  A  differenza  delle  reazioni  posturali  a  forze  esterne,  prima che  il  movimento  si  compia,  sono  messe  in  atto  strategie  posturali  per  evitare  lo sbilanciamento  e  la  caduta.  Le  reazioni  posturali  anticipatorie  risentono fortemente  dei  fenomeni  di  apprendimento  motorio;  se  cambiano  le  condizioni di  equilibrio,  sono  sufficienti  due  o  tre  ripetizioni  del  gesto  volontario  per adattare  la  reazione  posturale. Il  controllo  posturale  è  una  funzione  strettamente  correlata  al  tono  muscolare.  Non  è uguale  per  tutti  i  muscoli  ed  in  genere  è  più  evidente  nei  muscoli  estensori,  che permettono  di  mantenere  una  posizione  eretta  e  l'atteggiamento  normale dell'individuo. All’interno  di  ogni  muscolo  e  di  ogni  tendine  sono  presenti  recettori  propriocettivi  in grado  di  valutare  lo  stiramento  e  la  tensione  dei  muscoli  e  di  trasmetterlo  al  sistema nervoso  centrale. 

Propriocezione e postura 

Nel  corso  degli  ultimi  due  decenni,  le  osservazioni  cliniche  sul  ruolo  della  propriocezione nel  controllo  della  postura  e  del  cammino  sono  state  integrate  da  studi  sperimentali sulla  posturologia  statica  e  dinamica.  Tali  studi  hanno  cercato  di  valutare  l’influenza  sul controllo  dell'equilibrio  di  lesioni  che  'selettivamente'  colpiscono  la  propriocezione  o  un altro  sistema  di  controllo  posturale. Le  indagini  epidemiologiche  hanno  dimostrato  che  una  riduzione  della  propriocezione agli  arti  inferiori  è  un  fattore  di  rischio  per  le  cadute  nell'anziano.  L'importanza  di  avere una  propriocezione  intatta  per  il  mantenimento  della  posizione  eretta  è  ulteriormente sottolineata  dalle  conseguenze  cliniche  a  volte  devastanti  indotte  da  una  perdita  di questa,  come  ad  esempio  in  pazienti  con  neuropatia  periferica. Recenti  risultati  indicano  che  le  informazioni  provenienti  dal  tronco  o  dall'anca  possano essere  importanti  nell’attivare  le  correzioni  necessarie  per  l’equilibrio  umano  e  che  gli input  propriocettivi  degli  arti  inferiori  aiutino  soprattutto  nella  definizione  dello  stato posturale  finale  e  la  coordinazione  intermuscolare  dei  movimenti  posturali  e  del cammino.  I  movimenti  posturali  e  del  cammino  sarebbero,  infatti,  organizzati  a  livello centrale  a  due  livelli.  Il  primo  livello  genera  un  pattern  di  risposte  specifiche  basate principalmente  sugli  input  propriocettivi  dell’anca  e  del  tronco  e  secondariamente  sugli ingressi  vestibolari.  Il  secondo  livello  è  coinvolto  nella  formazione  di  pattern  di attivazione  muscolare  sulla  base  di  input  afferenti  multisensoriali,  compresi  gli  input propriocettivi  di  tutti  i  segmenti  corporei  e  i  sensori  vestibolari,  in  modo  che  i  movimenti siano  in  grado  di  adattarsi  alle  diverse  condizioni. Il ruolo delle informazioni  somatosensoriali nel controllo della  postura Il  sistema  nervoso  regola  il  comportamento  dei  muscoli  sulla  base  delle  informazioni provenienti  sia  dall’esterno  che  dall’interno  del  corpo.  Sulla  base  di  tali  informazioni viene  determinata  la  contrazione  o  il  rilasciamento  dei  vari  muscoli  scheletrici  al  fine  di ottenere  la  postura  desiderata.  In  generale,  la  modulazione  dell’attività  muscolare è determinata  sia  dai  riflessi  spinali  sia  dall’integrazione  a  più  alti  livelli  del  sistema nervoso  centrale  delle  informazioni  afferenti  dal  sistema  visivo,  vestibolare  e somatosensoriale.  Se  quindi  il  sistema  posturale  non  riceve  tutte  le  informazioni necessarie,  comandi  inviati  ai  vari  distretti  muscolo-tendinei  potrebbero  non  essere giusti  e  utili  all’organismo  che  quindi  potrebbe  non  essere  più  capace  di  raggiungere  la postura  voluta. Nello  studio  “Role  of  somatosensory  input  in  the  control  of  human  posture”  si  è investigato  come  la  perdita  della  funzionalità  somatosensoriale  influisca  sul  controllo della  postura  eretta,  o  ortostatica.  Per  questo  sono  stati  selezionati  pazienti  con polineuropatia  diabetica  simmetrica  distale,  che  sono  soggetti  a  perdita  delle  sensazioni somatosensoriali  nelle  regioni  distali  della  gamba,  quali  la  propriocezione,  la  sensazione tattile,  la  percezione  del  movimento  articolare  e  gli  altri  stimoli  somatosensoriali secondari  alla  neuropatia  diabetica.  La  neuropatia  diabetica  è  tuttavia  un  processo  che causa  la  perdita  sensoriale  gradualmente,  permettendo  così  al  corpo  di  sviluppare strategie  posturali  compensatorie. Cinquantuno  soggetti  hanno  partecipato  allo  studio:  diciassette  individui  con  diabete mellito  e  neuropatia  sensoriale  distale  agli  arti  inferiori  (gruppo  DM-NP),  diciassette individui  con  diabete  mellito  e  neuropatia  sensoriale  minima  (gruppo  DM-nonNP),  e diciassette  soggetti  non  diabeti  con  normale  funzionalità  somatosensoriale  (nonDM).  La presenza  o  assenza  di  neuropatia  distale  è  stata  valutata  in  base  all’abilità  del  soggetto di  percepire  uno  stimolo  vibrazionale  meccanico  applicato  sulla  superficie  plantare dell’alluce.  Inoltre,  altri  due  test  quantitativi  della  funzione  sensoriale  sono  stati  adottati su  tutti  i  soggetti:  la  soglia  di  percezione  di  movimento  nell’articolazione  della  caviglia  e la  sensibilità  tattile  cutanea  mediante  monofilamento  di  Semmes-Weinstein  sulla superficie  plantare  di  entrambi  gli  alluci.  In  aggiunta  per  i  pazienti  diabetici  sono  state misurate  la  velocità  di  conduzione  nervosa  del  nervo  peroneale  e  la  latenza  sensoriale per  il  nervo  surale.  Tutti  i  soggetti  inoltre  avevano  funzionalità  vestibolare  e  oculare intatta. La  stabilità  posturale  è  stata  misurata  per  un  periodo  di  30  secondi  usando  una piattaforma  di  forza  Kirsler.  Per  quantificare  la  stabilità,  sono  state  valutate  l’escursione totale  del  percorso  del  centro  di  pressione  (CoP)  nel  periodo  di  tempo  fissato, l’estensione  del  percorso  del  CoP  nelle  direzioni  antero-posteriore  e  medio-laterale  e l’area  superficiale  dentro  la  quale  si  muove  il  CoP.  Il  campo  visivo  dentro  il  quale  tutti  i test  sono  stati  eseguiti  consiste  in  una  struttura  che  misura  1.83x4.88x3.04  metri;  stimoli visivi ad  altro  contrasto  sono  stati  posti  sulla  parete  frontale  al  soggetto  e  sul  soffitto. La  stabilità  posturale  è  stata  testata  sotto  4  condizioni  sensoriali,  selezionati  per manipolare  i  tre  sistemi  sensoriali:  testa  dritta-occhi  aperti,  testa  dritta-occhi  chiusi, testa  piegata  all’indietro-occhi  aperti  e  testa  piegata  all’indietro-occhi  chiusi.  Ogni condizione  è  stata  testata  una  sola  volta  per  soggetto. Dall’analisi  posturale,  non  si  è  trovata  nessuna  differenza  significativa  nello  spostamento del  CoP  tra  i  due  gruppi  senza  neuropatia  dimostrando  che  il  diabete  non  inficia  il controllo  posturale  e  che  le  differenze  riscontrate  tra  il  gruppo  DM-NP  e  gli  altri  gruppi sono  attribuibili  solo  a  differenze  nella  percezione  somatosensoriale.   


Con  il  progredire  della  difficoltà  delle  condizioni  di  equilibrio,  l’area  superficiale addizionale  coperta  dal  CoP  dei  soggetti  neuropatici,  sotto  le  stesse  condizioni  dei soggetti  non  diabetici,  aumenta  dal  102%  al  182%,  a  seguito  della  rimozione  o  del peggioramento  degli  altri  sistemi  sensoriali.  In  particolare,  quando  il  sistema  vestibolare viene  disturbato  portando  la  testa  indietro,  solo  un  incremento  del  4%  dei  movimenti del  centro  di  pressione  è  stato  misurato  indicando  che  la  compensazione  per  queste  lievi perturbazioni  è  quasi  completa  quando  la  visione  e  gli  input  somatosensoriali  sono intatti.  La  perdita  della  vista  o  il  deterioramento  degli  input  somatosensoriali  invece comporta  rispettivamente  un  incremento  del  41%  e  del  66%  dei  movimenti  del  CoP.  Se due  sistemi  sensoriali  sono  eliminati  insieme,  l’incremento  nell’escursione  del  CoP  è ancora  maggiore:  61%  per  la  combinazione  visiva  e  vestibolare  (calcolata  per  soggetti non  diabetici),  2%  per  la  combinazione  vestibolare  e  somatosensoriale,  150%  per  la combinazione  visiva  e  somatosensoriale. Per  i  pazienti  diabetici  con  neuropatia,  la  neuropatia  da  sola  determina  movimenti  del CoP  che  sono  simili  a  quelli  causati  dagli  effetti  combinati  dalle  perturbazioni  visive  e vestibolari  in  pazienti  non  diabetici.  È  quindi  difficile  per  i  soggetti  neuropatici mantenere  la  posizione  stabile  anche  con  il  sistema  visivo  e  vestibolare  intatto. La  propriocezione  è  fondamentale  per  l’organismo  poiché  permette  al  sistema  di riconoscere  la  posizione  e  lo  stato  di  ogni  osso,  muscolo,  legamento,  od  organo  in rapporto  con  l'equilibrio,  e  di  mantenere  la  postura  desiderata;  i  sistemi  visivi  e vestibolari  non  possono,  infatti,  compensare  completamente  la  diminuzione  di  input somatosensoriali  nel  controllo  dell’equilibrio. 

Conclusioni 

Il  presente  lavoro  di  tesi  ha  permesso  di  investigare  i  meccanismi  che  correlano  la propriocezione  al  controllo  posturale  e  del  cammino.  Quale  strumento  di  lavoro  ci  si  è avvalso  di  una  ricerca  bibliografica  attraverso  vari  database  (PubMed,  Science  Direct, Google  e  Google  Scholar)  usando  le  seguenti  parole  chiave  in  diverse  combinazioni: proprioception,  proprioceptive,  gait,  posture.  Gli  articoli  trovati  sono  stati  valutati criticamente  per  selezionare  quelli  inerenti  propriamente  il  lavoro  di  tesi.  La propriocezione  è  stata  valutata  in  soggetti  normali,  colpiti  da  ictus,  con  sindrome  di Parkinson,  con  neuropatia  diabetica,  con  osteoartrite  e  in  soggetti  che  hanno  subito  una lesione  del  legamento  crociato  anteriore,  in  varie  condizioni  o  a  seguito  di condizionamenti  esterni.   Nella  prima  parte  del  lavoro  di  tesi  ci  si  è  concentrati  sugli  aspetti  fisiologici  della propriocezione  (vedi  capitolo  1),  mentre  poi  si  è  approfondito  il  ruolo  della propriocezione  nel  controllo  posturale  e  del  cammino  (capitolo  3).  Infine  ci  si  è concentrati  su  alcune  patologie  che  possono  comportare  delle  alterazioni  a  livello  del sistema  propriocettivo  e  si  sono  analizzati  i  vari  strumenti  utilizzati  in  campo  riabilitativo per  procedere  al  ripristino  dello  stesso. Per  quanto  riguarda  la  prima  parte  della  tesi  si  è  potuto  evincere  che  la  propriocezione identifica  la  capacità  di  percepire  e  riconoscere  la  posizione  del  proprio  corpo  e  delle  sue parti  nello  spazio,  il  loro  movimento  e  lo  stato  di  contrazione  dei  propri  muscoli.  Il sistema  propriocettivo  include  i  propriocettori,  che  specificano  i  parametri  biomeccanici e  fisiologici  del  movimento,  e  molteplici  vie  nervose,  che  trasportano  tali  informazioni  al sistema  nervoso  centrale.  A  livello  celebrale,  avviene  la  fase  d’integrazione  tra  gli  input propriocettivi,  visivi  e  vestibolari  e  la  definizione  della  mappa  corporea.  Il  mantenimento della  corretta  postura  e  l’esecuzione  di  complesse  funzioni  motorie,  come  il  cammino, sono  modellati  sulla  base  di  questi  ingressi.  Disturbi  al  sistema  somatosensoriale possono  condurre  a  situazioni  potenzialmente  pericolose  sia  in  casa  sia  in  qualsiasi contesto  sociale  a  causa  di  un  minor  controllo  sulla  postura  e  sul  movimento. La  valutazione  della  propriocezione  è  solitamente  di  natura  qualitativa  e  le  tecniche  di misurazione  somatosensoriali  con  provata  affidabilità  e  validità  disponibili  per  la  pratica clinica  sono  molto  limitate.  Tuttavia  due  tipologie  di  misurazione  sembrano  descrivere  in maniera  adeguata  l’accuratezza  propriocettiva:  i  position  sense  test,  per  misurare  la sensazione  statica  articolare,  e  i  motion  sense  test,  per  la  misura  della  sensazione  di movimento  passivo  e  lento  degli  arti.  Diversi  protocolli  e  strumentazioni  dedicate  sono stati  ideati,  valutate  ed  approvate  a  tal  scopo.  I  test  più  utilizzati  misurano  la  soglia  di percezione  del  movimento  passivo;  tale  soglia  viene  determinata  muovendo  lentamente e  passivamente  l’articolazione  del  soggetto  a  cui  viene  chiesto  di  segnalare  quando  il movimento  o  la  direzione  desiderata  vengono  percepiti. Nonostante  numerosi  test  per  la  misurazione  propriocettiva  siano  stati  approvati scientificamente,  l’influenza  della  propriocezione  sul  controllo  motorio  e  posturale  è spesso  stata  valutata  semplicemente  manipolando  gli  altri  ingressi  sensoriali  normali, ossia  quelli  visivi  e  quelli  vestibolari.  Gli  input  vestibolari  tuttavia  condizionano  il movimento  e  l’equilibrio  in  misura  minore  e  l’eliminazione  dei  feedback  visivi  è  di  solito sufficiente  ad  isolare  la  propriocezione.  Per  questo  molte  prove  sperimentali  sono eseguite  in  condizione  di  completa  oscurità  per  il  soggetto. Non  esiste  un  unico  test  capace  di  quantificare  la  propriocezione  nel  suo  complesso  ma ogni  tecnica  valuta  solo  un  aspetto  di  essa  senza  descrivere  l’abilità  funzionale  generale. I  risultati  ottenuti  utilizzando  una  tipologia  di  test  oppure  l’altra  quindi  devono  essere interpretati  e  analizzati  con  cura. Un’alterazione  nel  sistema  propriocettivo  può  avvenire  a  più  livelli:  a  livello  del  sistema nervoso,  conseguentemente  a  danni  cerebrali  o  alla  colonna  vertebrale,  o  a  livello  dei recettori  propriocettivi,  ad  esempio  in  conseguenza  alla  rottura  di  tendini  o  legamenti.   In  base  alla  zona  celebrale  danneggiata,  può  esistere  o  meno  un  deficit  propriocettivo.  In pazienti  colpiti  da  ictus,  un  problema  propriocettivo  è  stato  riscontrato  solamente  in  un terzo  dei  soggetti,  e  le  caratteristiche  cinematiche  non  differiscono  in  maniera significativa  tra  pazienti  con  propriocezione  normale  e  compromessa,  anche  se  il  senso di  posizione  della  caviglia  sembra  influire  sulla  velocità  di  cammino  e  sulla  lunghezza  del passo.  A  seguito  della  lesione  ischemica,  il  cervello  riesce  a  sviluppare  strategie  di compensazione  nel  cammino  attivando  vie  somatosensoriali  diverse  dalla propriocezione.  Il  morbo  di  Parkinson  invece  è  una  malattia  degenerativa  del  sistema nervoso  che  colpisce  comunemente  i  gangli  della  base.  Tutti  soggetti  colpiti  dalla malattia  non  sono  in  grado  di  elaborare  correttamente  le  informazioni  provenienti  dai recettori  articolari  e  quindi  di  mantenere  l’equilibrio  e  a  svolgere  i  compiti  motori richiesti  quando  la  propriocezione  viene  isolata.  I  danni  subiti  dai  gangli  della  base impediscono  la  corretta  integrazione  senso-motoria  per  cui  le  molteplici  informazioni sensoriali  non  sono  tradotte  in  un  moto  adeguato.  L'informazione  visiva  tuttavia  può bypassare  i  gangli  della  base  attraverso  un  percorso  neurale  separato  e  i  soggetti  colpiti da  questa  malattia  sono  quindi  costretti  a  sfruttare  le  informazioni  visive  per compensare  i  deficit  propriocettivi e  compiere  le  normali  attività  fisiche. Anche  nel  caso  di  un  trauma  o  una  malattia  che  colpisce  i  propriocettori  non  sempre  il deficit  propriocettivo  è  associabile  direttamente  con  disfunzioni  motorie.  In  soggetti  con osteoartrite  le  limitazioni  nella  capacità  funzionale  sono  influenzate  dalla  forza muscolare  la  cui  modulazione  è  dipendente  dagli  input  propriocettivi.  Inoltre  la propriocezione  può  essere  correlata  alla  posizione  del  ginocchio  e  ai  movimenti  delle gambe  prima  del  contatto  iniziale,  che  identificano  le  caratteristiche  cinematiche  e  la velocità  di  carico  sperimentata.  A  seguito  invece  della  lesione  del  legamento  crociato anteriore,  il  mantenimento  della  postura  dinamica  risulta  più  complessa:  il  corpo necessita,  infatti,  delle  informazioni  provenienti  dai  recettori  del  ginocchio  che  rilevano  il movimento  articolare  per  mantenere  l’equilibrio.   Sono  stati  inoltre  analizzati  gli  effetti  della  vista  e  della  vibrazione  sul  movimento  e  la postura.  Soggetti  che  hanno  subito  un’alterazione  propriocettiva  sfruttano  le informazioni  visive  per  compensare  tali  deficit.  Allo  stesso  tempo,  i  propriocettori possono  essere  stimolati  artificialmente  tramite  la  vibrazione  del  tendine  che  dovrebbe ottimizzare  le  informazioni  propriocettive  fornite  al  sistema  nervoso  centrale  e  così aumentare  l’integrazione  tra  gli  input  visivi  e  quelli  propriocettivi.  Non  è  stata  tuttavia ancora  provata  l’effettiva  utilità  della  vibrazione  in  soggetti  con  propriocezione  alterata ma  anzi  si  è  riscontrato  un  calo  in  termini  delle  prestazioni  con  l’aggiunta  della vibrazione  in  pazienti  con  malattia  di  Parkinson. Infine  la  propriocezione  sembra  essere  una  capacità  modificabile  e  una  stimolazione adeguata,  che  aumenta  sia  il  numero  di  propriocettori  coinvolti  che  la  quantità  totale  di informazioni  sensoriali,  potrebbe  facilitare  il  processo  riabilitativo.  Molti  studi  hanno quindi  valutato  gli  effetti  di  trattamenti  e  attrezzature  che  stimolano  o  cercano  di sostituire  la  propriocezione,  come  l’impiego  di  esercizi  terapici,  di  supporti  ortopedici plantari  o  di  accelerometri.