mercoledì 5 dicembre 2018


LA VIDEO ANALISI 
LA VIDEO ANALISI
METODO DI VALUTAZIONE DEL MOVIMENTO


Ciao amici e colleghi, siamo quasi alla fine dell’anno incominciato al meglio il nuovo anno e come spesso faccio, mi scuso per non aggiornare il blog con maggiore frequenza ma purtroppo le ore che passo in palestra sono tantissime.
Oggi vi propongo una tesi molto interessante dell'Università degli studi di Pavia, corso di Laurea in scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate.Questa tesi nasce con l’obiettivo di mostrare quanto il video analisi possa essere d’aiuto al personale qualificato. Utilizzando un semplice software "Dartfish", l'operatore è in grado di visualizzare ed elaborare i parametri desiderati, oggettivando e facendo così uno studio scientifico ed attendibile sul gesto preso in esame. Il file lo potete trovare all'interno del mio sito all'indirizzo https://sites.google.com/site/professionalvolley/home nella home page. Sono certo che il file in oggetto è utile per migliorare il nostro bagaglio di formazione e di conseguenza migliorare la didattica con riferimento all'allenamento sportivo. Vi ringrazio per la gentile attenzione. 
A presto. Stefano Lorusso 








mercoledì 28 novembre 2018





ESERCIZI PER IL CONTROLLO DELLA
TECNICA DI BAGHER





martedì 27 novembre 2018

LO STRETCHING

La parola "stretching" è un termine che proviene dall'inglese "ti stretchin" che in italiano significa allungamento. È un sistema che consiste nell'allungamento muscolare e nella mobilizzazione delle articolazioni attraverso l'esecuzione di esercizi di stiramento, semplice complessi, allo scopo di mantenere il corpo in un buono stato di forma. Le origini stretching
Sono varie, quello più conosciuto è quello codificato da Bob Henderson. Gli esercizi di stretching sollecitano, come precedentemente descritto l'intervento delle forze elastiche interne al muscolo.
Prenderemo in considerazione due tecniche fondamentali di allungamento, le tecniche statiche e quelle dinamiche

Tecniche statiche
Si pensa, ad una prima analisi, che le metodiche di stretching statico intervengono solamente sul sistema muscolo-tendineo, in realtà si parla di stretching fasciale o connettivale perché queste strutture vengono modificate dall'allungamento. Ricordiamo che il sistema fasciale comprende le aponeurosi, i legamenti il tessuto connettivo presente all'interno del muscolo come fibra collagene e all'esterno come tessuto fasciale di contenimento.
L'allungamento muscolare e influenzato da due principali fattori di esecuzione: l'intensità e il volume o durata. Le deformazioni plastiche del tessuto fasciare si ottengono con una bassa intensità di esecuzione (sotto la soglia del dolore)
Mantenimento abbastanza lungo della posizione (alta data di esecuzione). Inoltre anche la velocità di esibizione importante, infatti un movimento brusco provoca l'attivazione del riflesso miotatico o di stiramento. Questo determina come azione di difesa una contrazione del muscolo e quindi un accorcia e go dello stesso.
La tecnica realizzata da Bob Henderson e la diffusa grazie alla sua relativa facilità di esecuzione. Il segmento corporeo da allungare viene portato lentamente al limite del suo range di movimento, dove si accentua la sensazione di intenzione di allungamento, quest'ultima comunque non dev'essere mai dolorosa.
Questa posizione deve essere mantenuta dai 15 ai 30 secondi e anche di più se le articolazioni interessate sono quelle degli arti inferiori o della colonna vertebrale. Si tratta di una tensione di allungamento detta anche passiva, in quanto la posizione della tensione si raggiungono grazie alle forza di gravità o all'aiuto di un compagno o semplicemente con l'intervento di altri gruppi muscolari.
I miglioramenti con questa tecnica si ottengono perché le strutture muscolari fasciali (connettivali) sono capaci, data la loro plasticità, di adeguarsi alle maggiori richieste di "tensione mento". Se questo aumenta con la pratica degli esercizi di stretching esse si adegueranno allungandosi, se invece diminuirà con l'inattività tenderanno ad accorciarsi.
Un'altra tecnica di allungamento che appartiene allo stretching statico o connettivale è quella definita PNF (Propriocettive Neuromuscolar Facilitation) messa a punto da Kabat.
Viene eseguita una contrazione isometrica submassimale di serio 10 secondi, un rilassamento di 2 o 4 secondi ed infine un allungamento simile alla tensione di sviluppo di Handerson sul muscolo da allungare. Ogni sequenza di contrazione, rilassamento allungamento viene ripetuta tre o quattro volte. Questo metodo si basa sul riflesso miotatico inverso di Sherrington,
secondo il quale gli organi muscolo-tendindi del Golgi, siti all'interno dei tendini, sono sensibili allo stiramento prodotto da una forte contrazione circolare come quelle isometriche questi organi inviano al sistema del ruolo centrale informazioni riguardanti la forza di contrazione muscolare attraverso il nervo sensorio. Se questa contrazione è tanto forte da poter arrecare un danno, il sistema nervoso centrale rinvia un informazione attraverso il nervo motorio, che provoca un rilassamento del minuscolo interessato. Pertanto si parla di riflesso nervoso inibitore (o di inibizione autogena), che faciliterebbe il successivo allungamento muscolare. Questa tecnica di allungamento muscolare necessita tuttavia di una fase preliminare di apprendimento adeguato, prima di poterne ricavarne i massimi benefici, può essere consigliabile l'assistenza di un fisioterapista. 
                                                                                           Stefano Lorusso.

martedì 20 novembre 2018




CORSO DI AGGIORNAMENTO FIPAV 
SULLA RICEZIONE
UNDER 14 FEMMINILE 
LIVELLO DI ECCELLENZA
PROF. GIUSEPPE BOSETTI




sabato 13 ottobre 2018

LIVELLO MOTORIO DURANTE LA FANCIULLEZZA

Un ben ritrovati ai tantissimi amici e colleghi che seguono il mio Blog. Ringrazio per gli attestati di stima che ricevo sia sui social sia per e-mail. 
Oggi vi presento un nuovo post, con una ricerca tratta da un articolo della rivista SDSA firma di Nicola Lovecchio del Dipartimento di scienze biomediche per la salute dell’Università degli studi di Milano, Matteo Gerenzano della scuola di scienze motorie, università dello studio di Milano, Matteo Giuriato Dipartimento di scienze umane, Università degli Studi di Verona e Antonio La Torre del Dipartimento di scienze biomediche per la salute, Università degli studi di Milano. Che potete visionare e scaricare dal mio sito all’indirizzohttps://sites.google.com/site/professionalvolley/home
Da qualche anno è diventato palese il riscontro che il livello motorio dei fanciulli italiano sia peggiorato. Questa constatazione e innegabile ma sarebbe un errore collocare tale peggioramento anche sotto i livelli dei coetanei europei. Oltre 600 fanciulli In età scolare (scuola primaria 6-11 anni) Sono stati liberamente coinvolti in questo studio per Verificare se il livello di performance fisica dei nostri giovani studenti sia realmente inferiore se paragonato a quello dei giovani degli altri Stati. I dati indicano, ovviamente, differenze significative tra livelli ottenuti dei maschi rispetto alle femmine (soprattutto dopo i 10 anni) ma non permettono di rilevare significative differenze  rispetto alle altre nazioni europee. Quindi se è vero che i giovani stanno diventando sempre meno performanti rispetto a soli 10 anni fa, possiamo valutare di essere in un trend comune che ingloba molti paesi diversi per economia, sviluppo, territorio e tradizione. Questi dati impongono dunque riflessioni sulle strategie di intervento per la diffusione delle diverse discipline sportive in ambito giovanile.
Come sempre spero che il materiale che inserisco possa essere di stimolo e mezzo di formazione per migliorare sia le nostre conoscenze sia un miglior approccio metodologico in palestra.
Auguro a tutti un proficuo anno sportivo.
Arrivederci al prossimo post. 

Stefano Lorusso