LA DISPONIBILITÀ VARIABILE NELLA
FORMAZIONE TECNICA DELLE
GIOVANI PALLAVOLISTE
Introduzione
Il concetto di disponibilità come variabile nella formazione tecnica delle giovani pallavoliste è un tema molto importante e poco esplorato, soprattutto se lo si considera nella prospettiva educativa e formativa tipica del settore giovanile femminile. Nel percorso di crescita di una giovane pallavolista, la formazione tecnica non può essere considerata un processo lineare o puramente meccanico. Essa dipende da una molteplicità di fattori — cognitivi, emotivi, relazionali e motivazionali — che ne determinano l’efficacia.
Tra queste dimensioni, un elemento chiave spesso sottovalutato è la disponibilità: la predisposizione interna dell’atleta ad apprendere, sperimentare, adattarsi e mettersi in gioco nel processo formativo.
Apprendere un movimento nuovo, comporta una serie di problemi, possiamo quindi suddividere l’apprendimento in varie fasi.
il movimento grezzo
In questa fase dell’apprendimento, attraverso la spiegazione dell’istruttore, si comprende il movimento e a cosa serve, osservando l’esecuzione del gesto e provando a ripeterlo.
Teoria e pratica assieme: l’ascolto della spiegazione e l’osservazione del movimento saranno seguite da ripetizioni del gesto per avere una corretta acquisizione del movimento.
Questo è un movimento volontario e il gesto non sarà fluido finchè non diventerà automatico. In questa fase, è la vista il senso che maggiormente aiuta e, quanto prima si riesce a ripetere esattamente e facilmente il gesto, più aumenta il desiderio di apprendere ulteriormente
In questa fase dell’apprendimento, attraverso la spiegazione dell’istruttore, si comprende il movimento e a cosa serve, osservando l’esecuzione del gesto e provando a ripeterlo.
Teoria e pratica assieme: l’ascolto della spiegazione e l’osservazione del movimento saranno seguite da ripetizioni del gesto per avere una corretta acquisizione del movimento.
Questo è un movimento volontario e il gesto non sarà fluido finchè non diventerà automatico. In questa fase, è la vista il senso che maggiormente aiuta e, quanto prima si riesce a ripetere esattamente e facilmente il gesto, più aumenta il desiderio di apprendere ulteriormente
a) approccio con il nuovo gesto: azione aritmica, impacciata, imprecisa e incostante
b) rendere facile l’esecuzione con spiegazioni semplici e chiare
c) l’allievo deve eseguire subito l’esercizio ed essere, preferibilmente, in condizioni
di freschezza
il movimento automatico
Nella seconda fase, il gesto diventa automaticoe quindi fluido ed armonico. Il movimento, infatti, viene memorizzato tramite numerose ripetizioni. Possono intervenire fattori esterni di disturbo (modifica dell’ambiente, emotività ecc.) che potrebbero far riemergere precedenti errori. Da un controllo visivo del gesto, si passa ad un controllo prevalentemente cinestetico, che si fonda sulle informazioni provenienti dal nostro corpo (muscoli e articolazioni). Via via, si diventa maggiormente abili nel riconoscere e utilizzare i feedback sensoriali determinati dal movimento.
a) l’esecuzione del gesto è senza errori in situazioni non complesse
b) l’allievo ho sotto controllo le varie fasi dell’esecuzione del movimento
c) l’allievo utilizza le informazioni cinestiche relazionandole con quelle verbali dell’istruttore
d) effettuare molte ripetizioni cercando l’impegno cognitivo dell’allievo, con maggior attenzione ai particolari di esecuzione e chiedendo la descrizione del gesto da parte dell’allievo
La disponibilità variabile
Appena raggiunto un certo livello di automatizzazione del gesto, sarà sempre più facile realizzarlo in modo costante e preciso. Ora il gesto si potrà utilizzare, trasformare e adattare in base alle diverse situazioni in cui si agisce. Si diventa quindi capaci di anticipare le conseguenze delle proprie azioni.
a) il gesto viene eseguito correttamente in condizioni variabili ed è utilizzabile in differenti situazioni
b) l’allievo è autonomo nel gestire il movimento e l’azione
Eccellenza o maestria
E’ raggiungibile solo da pochi...
L’errore è quindi la differenza tra lo stile personale e il modello ideale di tecnica; l'errore riduce quindi l’efficacia del gesto e può essere determinato da:
mancanza di presupposti antropometrici, mancanza di preparazione condizionale o coordinativa, lacune tecniche o scarsa comprensione del compito. Se il movimento diventa automatico tramite ripetizioni sempre identiche del gesto e fini a se stesse, diventerà poi molto difficile affinché ci sia una capacità personale di adattamento in gioco. L’apprendimento deve prevedere fasi di sensibilizzazione del gesto tecnico ed un transfert immediato all’interno di situazioni di sintesi e reali di gara. L’automatismo della tecnica deve essere quindi facilmente adattabile: perché questo avvenga, importantissimo segui i principi metodologici a cui precedentemente espresso.
Che cosa intendiamo per “disponibilità”
Il termine disponibilità racchiude una combinazione di atteggiamenti e stati mentali:
- Apertura all’esperienza, cioè curiosità e accettazione del nuovo;
- Fiducia verso l’allenatore e verso sé stessa;
- Motivazione intrinseca, cioè il desiderio di migliorare per sé, non solo per il risultato;
- Elasticità cognitiva e motoria, la capacità di modificare schemi e abitudini in funzione delle richieste tecniche;
- Regolazione emotiva, ossia la gestione delle proprie emozioni durante l’apprendimento.
Disponibilità e apprendimento tecnico
L’acquisizione delle abilità tecniche (come ricezione, palleggio, battuta, attacco) richiede ripetizione e variabilità, ma anche attenzione e partecipazione attiva.
Se una giovane atleta non è disponibile mentalmente ed emotivamente, l’apprendimento diventa superficiale: le esecuzioni sono rigide, poco adattabili e scarsamente trasferibili al gioco reale.
Viceversa, un’atleta disponibile:
- Accetta la correzione tecnica come opportunità e non come critica;
- Ricerca spontaneamente la soluzione più efficace;
- Integra il gesto tecnico con la percezione e la decisione tattica;
- Mostra maggiore continuità nel miglioramento nel medio-lungo periodo.
L’allenatore come facilitatore della disponibilità
Nel settore giovanile femminile, la disponibilità non è un presupposto ma un risultato da costruire.
Il ruolo dell’allenatore è quello di creare un ambiente psicologico sicuro, in cui la giovane atleta senta di poter sbagliare, esplorare e migliorare senza timore di giudizio.
L’allenatore dovrebbe quindi:
- Comunicare in modo empatico, valorizzando i progressi più che gli errori;
- Proporre esercitazioni variabili, che stimolino curiosità e adattamento;
- Favorire la collaborazione, per rendere il gruppo una risorsa motivazionale;
- Personalizzare le richieste tecniche, tenendo conto dei ritmi e delle caratteristiche individuali.
La disponibilità non è costante: oscilla in base a fattori come l’età evolutiva, lo stato emotivo, la percezione di autoefficacia e la qualità della relazione con l’allenatore.
Per questo motivo è utile considerarla una variabile ciclica, che può essere:
Per questo motivo è utile considerarla una variabile ciclica, che può essere:
- Alta durante fasi di entusiasmo e fiducia;
- Media o bassa nei momenti di difficoltà, stress o stanchezza.
La dimensione relazionale della disponibilità
Nelle giovani atlete, la disponibilità è strettamente collegata al clima relazionale.
Una pallavolista adolescente è più incline ad aprirsi e ad accettare l’insegnamento se percepisce:
- Coerenza e autenticità nell’allenatore;
- Sostegno del gruppo;
- Chiarezza di obiettivi e significato delle proposte.
Conclusione
La disponibilità rappresenta una variabile decisiva nella formazione tecnica delle giovani pallavoliste.
Essa non è un dato statico, ma il risultato di un equilibrio dinamico tra motivazione, fiducia, relazione e contesto.
Allenare la disponibilità significa educare all’apprendimento, creando le condizioni interiori ed esterne affinché ogni gesto tecnico diventi parte di un processo di crescita personale e sportiva.
Solo quando la giovane atleta vuole apprendere, l’allenatore può insegnare davvero.
Stefano Lorusso
Riferimenti bibliografici
- Rizzolatti, G., Sinigaglia, C. (2006). So quel che fai. Il cervello che agisce e i neuroni specchio. Raffaello Cortina.
- Vayer, P. (1990). Il corpo e l’inconscio nella relazione educativa. Armando Editore.
- Dweck, C. (2019). Mindset. Cambiare forma mentis per raggiungere il successo. Franco Angeli.
- Cecchini, M. (2013). Psicopedagogia dell’apprendimento motorio. Calzetti & Mariucci.
- Federazione Italiana Pallavolo (2020). Progetti tecnici e metodologici per il settore giovanile. FIPAV.

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